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L’Unione Europea indaga sulla distilleria Bertolino e sulla Italcementi

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La distilleria più grande d’Europa in un centro abitato (Partinico) e lo stabilimento di Isola delle Femmine sono sotto la lente d’ingrandimento della Ue dopo le denunce dei parlamentari M5S Ignazio Corrao, Claudia Mannino e Giampiero Trizzino

Irregolarità nelle autorizzazioni sarebbero il principale oggetto delle denunce dei pentastellati. La situazione ambientale e nella provincia di Palermo è disastrosa e se non a nulla a poco sono valse le centinaia di denunce fatte dalla nostra emittente e dal moltissimi cittadini. A Partinico ad esempio il cattivo odore è insopportabile.

I deputati del movimento di Grillo hanno riferito che «la Commissione ha rilevato nei nostri esposti e nella documentazione fornita gli estremi per avviare un approfondimento istruttorio e per chiedere conto all’assessorato regionale Territorio e Ambiente del proprio operato. Purtroppo per troppi anni la politica non ha esercitato alcun ruolo di controllo dell’operato della pubblica amministrazione. Le vicende recenti ci insegnano che non si può demandare alla sola magistratura il controllo di legalità».

«Da quando nel 2008 è stata rilasciata l’Autorizzazione integrata ambientale per l’impianto Italcementi – ha affermato Mannino – si sarebbero dovute installare le centraline del monitoraggio della qualità dell’aria. Questa era una delle prescrizioni fondamentali perché senza il controllo delle emissioni inquinanti le popolazioni di Isola, Capaci e Torretta sono esposte a danni per la salute, in barba alla normativa europea e italiana. L’Agenzia regionale protezione ambientale e i comitati cittadini hanno a più riprese sollevato la questione presso l’assessorato Regionale territorio ambiente, senza ottenere alcun risultato”.

«Non criminalizziamo chi fa impresa – ha chiosato l’eurodeputato Ignazio Corrao – ma deve essere chiaro a tutti che chi svolge attività inquinanti è soggetto al rispetto delle autorizzazioni e dei controlli previsti dalla legge»

Per completezza di informazione riportiamo anche un estratto della replica che Italcementi ha affidato ad una nota stampa

[blockquote style=”1″]La cementeria di Isola delle Femmine è in regola con le prescrizioni. Tutta la documentazione comprovante i controlli effettuati negli ultimi sei anni da parte di Arpa e Provincia sul rispetto delle prescrizioni Aia della cementeria sono state trasmesse dagli enti di controllo all’Arta Sicilia ad agosto di quest’anno, mentre lo scorso 20 novembre è stato consegnato il verbale dell’ultimo sopralluogo effettuato in data 28 e 29 ottobre 2014. Arpa e Provincia, anche in occasione dell’ultimo sopraluogo di ottobre hanno verificato ulteriormente il rispetto delle prescrizioni impartite con il decreto di Aia e hanno potuto constatare che osservazioni e richieste di chiarimenti aggiuntive sono state puntualmente riscontrate e ottemperate dalla cementeria. In merito alle centraline la cementeria è in attesa delle ultime autorizzazioni amministrative e di interventi di natura tecnica che fanno capo a soggetti terzi. L’auspicio è che tali autorizzazioni possano giungere al più presto per dar corso alla messa in funzione delle centraline[/blockquote]

Si riaccendono i riflettori che noi non abbiamo mai spento su quelle che da sempre abbiamo denunciato come violazioni della legge e dell’ambiante che hanno deturpato il nostro territorio.

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Redazione

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  • CEMENTIFICIO DI ISOLA, IL “GIALLO” DELL’AUTORIZZAZIONE
    IMPOSSIBILE

    L’assessorato
    regionale al Territorio e Ambiente avrebbe rilasciato il Via-Vas ad
    Italcementi, con la firma di un dirigente che non aveva titolo per farlo. La
    denuncia del Comitato cittadino e dell’eurodeputato grillino Corrao, che ha
    portato la vicenda a Bruxelles

    di Paolo Patania

    Può uno dei più
    grandi cementifici siciliani operare, per ben sei anni, con
    un’autorizzazione rilasciata da un dirigente regionale che non aveva titoli per
    firmare l’atto? Stando a quello che si legge in un documento del “Comitato cittadino
    Isola pulita”, sembrerebbe di sì. Di più: sembra che Bruxelles, nei giorni
    scorsi, abbia acceso i riflettori sul cementificio di Isola delle
    Femmine partendo proprio dai fatti raccontati nel documento dal quale
    ha preso spunto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio
    Corrao, che su questa storia sta conducendo una battaglia politica. Le
    carte sono state peraltro inviate a Regione, carabinieri e magistratura.

    Nella relazione del
    “Comitato cittadino Isola pulita” c’è scritto che il decreto del responsabile
    del Servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che ha
    rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale (Aia) alla
    cementeria di Isola delle Femmine sarebbe nullo. Il riferimento è al “Drs 683
    del 18 luglio 2008”. Questo perché Drs – sigla che sta per Dirigente
    responsabile del servizio – ha emanato un’autorizzazione “da soggetto
    che non ne aveva titolo”.

    Nel mirino finisce
    l’ingegner Vincenzo Sansone, firmatario del provvedimento, che a
    quella data “non era di fatto il dirigente responsabile del servizio
    Via-Vas”. Il riferimento è al servizio dell’assessorato regionale al
    Territorio e Ambiente che rilascia la Valutazione di impatto ambientale (Via) e
    la Valutazione ambientale strategica (Vas). E qui c’è il primo passaggio strano
    di questa vicenda: il decreto del dirigente generale che nomina Sansone
    dirigente del servizio Via Vas risale al 17 dicembre 2008. Quindi
    quando lo stesso Sansone ha rilasciato l’autorizzazione all’Italcementi – e
    cioè cinque mesi prima – non era dirigente del servizio
    Via-Vas. La nomina di Sansone, stando alle date, sarebbe addirittura a
    “sanatoria” del periodo pregresso, e quindi retroattiva. In pratica, stando a
    quanto si legge in questo documento, l’ingegnere Sansone viene nominato
    responsabile del Servizio Via-Vas cinque mesi dopo aver rilasciato
    l’Autorizzazione integrale ambientale alla cementeria di Isola delle Femmine.

    Nel documento si
    legge che il dirigente generale dell’epoca dell’assessorato al
    Territorio, Pietro Tolomeo, fa riferimento “alla nota a sua firma,
    Dta n. 17818 del 29 febbraio 2008, con la quale avrebbe affidato all’ingegnere
    Sansone l’incarico di responsabile del Servizio”. Punto, questo, che viene
    contestato nel documento del Comitato di Isola delle Femmine:
    “È persino superfluo evidenziare che l’affidamento (o attribuzione) di un
    incarico dirigenziale non può avvenire con una semplice nota, ma esclusivamente
    con un apposito provvedimento. Altrettanto dicasi nel caso di proroga, in
    quanto, per la gerarchia degli atti amministrativi, può avvenire con un
    provvedimento di pari livello della precedente attribuzione, giammai con una
    nota”.

    La nomina di
    Sansone, secondo il documento, sarebbe irregolare “e, di
    conseguenza, priva di ogni efficacia amministrativa”. E avrebbe anche violato
    il contratto collettivo di lavoro dell’area della dirigenza regionale. “In ogni
    caso – si legge sempre nel documento – l’ingegnere Sansone, alla data di
    emanazione del Drs n. 693, il 17 luglio 2008, non aveva il titolo, né il potere
    occorrenti a formalizzare il provvedimento dell’Aia”.

    Fine dei problemi?
    Non esattamente. Nel documento si parla anche di collaudi e
    prescrizioniche riguarderebbero lo stesso cementificio di Isola delle
    Femmine. E di obblighi. Il cementificio avrebbe dovuto procedere “entro 24
    mesi dal rilascio dell’autorizzazione (da parte dell’assessorato al
    Territorio e Ambiente, ndr),
    alla conversione tecnologica (revamping) dell’impianto con il completo
    allineamento alle migliori tecnologie disponibili previste per il settore del
    cemento…”. “Tuttavia, alla scadenza dei 24 mesi – si legge sempre nel documento
    – risulta che nessuna delle autorità preposte si è premurata di adempiere agli
    obblighi discendenti dalle prescrizioni di propria competenza contenute nel Drs
    n. 693 al fine di rendere definitiva o meno l’autorizzazione”.

    Il 9 giugno del
    2011, cioè con tre anni di ritardo, l’assessorato al Territorio e Ambiente
    riconoscendo che “il decreto prevedeva condizioni e prescrizioni da
    attuare con scadenze temporali…da effettuarsi entro 24 mesi dalla data di
    rilascio…”, teneva la riunione di un tavolo tecnico “al fine di verificare se
    la società Italcementi ha provveduto a dare corso alla
    attuazione delle prescrizioni contenute nel Decreto di riferimento”.

    Dalla lettura del
    verbale risulta che, ad eccezione della Italcementi che dichiara di operare nel
    rispetto delle prescrizioni previste dall’autorizzazione, “inspiegabilmente
    nessuna delle autorità competenti alle verifiche si pronuncia nel merito” degli
    interventi strutturali. La discussione viene limitata “solo ad alcuni aspetti
    relativi al monitoraggio delle emissioni ed al posizionamento
    delle centraline di rilevamento degli inquinanti” “Da allora ad oggi – si legge
    sempre nel documento – cioè a distanza di sei anni, la situazione, come risulta
    agli atti, è rimasta del tutto invariata: ai rilievi di nullità del
    provvedimento si somma anche la mancanza divalidità di merito, in quanto
    nulla è dato a sapere circa il rispetto di tutte le prescrizioni che avrebbero
    dovuto essere rispettate dall’Italcementi nei termini di 24 mesi dalla data di
    emanazione dell’autorizzazione”.

    http://www.loraquotidiano.it/2014/12/17/cementificio-di-isola-il-giallo-dellautorizzazione-impossibile_17488/

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