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Il più (devastante) spettacolo dopo il Big Bang…

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L’Italia è il Paese delle celebrazioni e della retorica, delle commemorazioni e delle alte proclamazioni. Libertà di stampa, libertà di qua, libertà di là. Lo sentiamo proclamare ad ogni pié sospinto, ad ogni occasione.

Tra gli Stati, mentre nella classifica mondiale si precipita anno dopo anno, in cui la giornata mondiale per la libertà di stampa conquista più cerimonie e pennacchi al mondo. E si celebrano i grandi giornalisti uccisi, ammazzati, del passato. Apri i social e le frasi, i post, le immagini piovono come non ci fosse un domani.

La stampa non può essere soggetta a censura, una frase roboante e straordinaria, allarga il cuore per quanto è forte ed importante. Poi irrompe la realtà, la vera realtà, la verità reale. Che è ben altra cosa. Ben pochi paesi del cosiddetto “occidente civilizzato” censurano e silenziano la persecuzione contro Assange come l’Italia, per fare un esempio.

La verità e il giornalismo vanno militati scrisse qualcuno, vanno concretamente praticati e non solo declamati. Noi cerchiamo di farlo ogni giorno, realmente, ogni volta che possiamo. Quest’intervista è stata rifiutata, considerata non interessante (scomoda e dava fastidio? A chi e perché?).

Noi, credendo, praticando e militando che la “stampa non può essere sottoposta a censura”, che la “libertà di stampa” esiste e va costruita e realizzata la pubblichiamo. Ognuno legga, approfondisca e si crei un pensiero. La pubblichiamo nel pieno rispetto della libertà di espressione dell’autrice, la giornalista indipendente Linda Maggiori, e dell’intervistato, il fumettista vastese Franco Sacchetti.

Alessio Di Florio, WordNews.it

https://www.wordnews.it/intervista-al-fumettista-franco-sacchetti-di-linda-maggiore1

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Intervista di Linda Maggiori a Franco Sacchetti

 

Franco Sacchetti è architetto e fumetttista, attivista ambientale da decenni. Ha pubblicato diversi libri, raccolte di fumetti e di poesie  a sostegno di cause di ambiente. Tra i suoi numerosi libri, ricordiamo “Fratini d’Italia” (TerraNuova Edizioni), dedicato “a tutti quelli che condividono la trincea con gli esseri viventi sul fronte dell’estinzione”.

Nel 2020 a un anno dal devastante tour di Jovanotti nelle spiagge, esce il suo report a fumetti scaricabile gratuitamente A CHI JOVA BEACH TOUR – cronache di ordinario delirio dalle nostre spiagge”.

 

Perché questa passione per il fratino?

Il fratino è un uccellino meraviglioso, fa una tenerezza incredibile, difficile non innamorarsene quando lo si conosce. Depone le sue uova mimetiche nella sabbia proprio quando inizia la stagione balneare, con i lavori di aratura delle spiagge, e questo mette particolarmente a rischio i suoi nidi. Per la sua attitudine alla corsa è soprannonimato il Beep Beep delle spiagge, e già poche ore dopo la schiusa delle uova, i pulcini sono in grado di tenere il passo dei genitori. Tuttavia, impiegano circa un mese per riuscire a volare, e spesso rimangono vittime dell’assalto alle spiagge. Ne sono rimaste poche migliaia in tutta Italia, è una specie protetta tutelata dalla Direttiva comunitaria, oltre che da ordinanze e regolamenti balneari a livello regionale e comunale. Soprattutto, è la specie bandiera di un ecosistema, che comprende altre specie nidificanti come il corriere piccolo o la tartaruga marina,  e un popolo di insetti delle spiagge, come la Cicindela, o lo Scarabeo stercorario, anch’essi a rischio di estinzione.

 

Che danni ha fatto e farà il Jova Beach Party?

I concerti sulla spiaggia, soprattutto se prevedono di accogliere decine di migliaia di persone, presuppongono un livellamento totale dell’arenile per renderlo una sorta di stadio, e l’azzeramento di ogni forma di vita lì presente, a cominciare da piante pioniere e insetti. Dopo i concerti del 2019, 250 ornitologi italiani riuniti a Napoli nel XX CIO, Congresso Italiano di Ornitologia, hanno approvato all’unanimità una “Risoluzione sull’impatto dei grandi eventi sul Fratino”, condannando i concerti negli habitat di nidificazione, e chiedendo che “non vengano svolti grandi eventi negli ambienti costieri naturali o con residua naturalità”. Nonostante questo, nonostante tutte le proteste, le pile di esposti nelle Procure di mezza Italia, nonostante l’eco mediatica negativa, che a Jovanotti ha alienato le simpatie di una buona fetta del suo pubblico, ripropongono il loro Tour esattamente così com’era nel 2019, come fosse un “format” intoccabile, con grande spudoratezza, e direi senso d’impunità.

 

Durante il primo Beach tour nel 2019, avete provato a mediare?

Nessuno di noi attivisti, in quel dicembre 2018, quando fu annunciato il tour, si aspettava un simile livello di violenza. Portare fino a 40 mila persone sulle spiagge, sbancando tutto con l’occupazione del suolo fino all’ultimo cm, superava anche le nostre peggiori previsioni. Come esponenti di associazioni ambientaliste e comitati territoriali di tutta Italia, provammo a mediare, visto che il tutto era (ed è) spalleggiato dal WWF, provammo a ricondurre alla ragione gli organizzatori, a ridurre i numeri, spostare i concerti in luoghi meno sensibili…ottenendo poco o nulla. Quando abbiamo visto schiere di ruspe, camion e trattori livellare ettari e ettari di ambienti dunali protetti, siamo rimasti sgomenti, è stato un vero atto di guerra contro la naturalità delle spiagge, oltre che una sospensione della legalità. E come sempre accade, la guerra è fatta anche di propaganda, mistificazione. Le nostre spiagge sono state travolte da un vero tsunami di ipocrisia e opportunismo. Iniziarono a dire che al contrario era un evento green, anzi l’evento più green di tutti, parlarono della più grande campagna popolare sul tema della plastica mai realizzata. L’attacco coinvolse anche il mondo dell’ambientalismo italiano in toto, che Jovanotti definì  “più inquinato di una fogna di Nuova Delhi” e Donatella Bianchi, allora come oggi presidente del WWF, invece di chiedere scusa e tentare di ricucire i rapporti con quelli che dovrebbero essere i suoi naturali compagni di battaglia, ha preferito dare ragione a Jovanotti, negando ogni evidenza, pur di proseguire la collaborazione con questo ariete mediatico del greenwashing. Pensate che i trattori Landini erano fra gli sponsor nel 2019. Una vergogna assoluta per il WWF, che ha sempre promosso la pulizia manuale degli arenili.

 

Anche quest’anno il greenwashing la farà da padrone?

Assolutamente sì, e infatti la cosa grave non è solo l’impatto enorme di ogni concerto, che devasta ogni residuo di naturalità, ma anche l’aspetto diseducativo. I danni collaterali sono di ordine culturale, sociopolitico. Si tratta di un precedente, che altri hanno iniziato ad imitare, in nome di una concezione riduttiva della natura, che non rappresenterebbe un valore in sé, ma avrebbe bisogno di essere valorizzata a fini turistici e ludici dalle attività umane. Il Jova beach Party ha avuto l’effetto di un decreto Sblocca Spiagge sancito dal potere mediatico. Le feste sulla spiaggia, i mega concerti in luoghi fragili e naturali, stanno diventando la normalità. Basti pensare al raccapricciante Sax on the beach del 2020, nel cuore della Riserva di Punta Aderci di Vasto, o al Beach Arena di Rimini, e tanti altri. Ci troviamo in un momento drammatico di crisi ambientale, abbiamo bisogno di messaggi chiari e atteggiamenti per nulla ambigui, abbiamo bisogno di ecologia profonda, radicalismo, e invece qui si fa dell’ambientalismo uno spettacolo, si dice ai ragazzi che per proteggere la natura è consentito organizzare grandi eventi sulla spiaggia, o in Riserve naturali, senza alcun dovere di conoscenza e di rispetto degli esseri viventi che popolano quello specifico ecosistema, e per lavarsi la coscienza si fa la differenziata e si raccolgono rifiuti, o si lanciano presunti messaggi di sensibilizzazione. Quest’anno si millanta, con il Tour, la più grande mobilitazione per la tutela e la salvaguardia della natura nel nostro paese, insieme con Intesa San Paolo, banca che finanzia il fossile. Ma a ben guardare fra le cifre della presunta bonifica ambientale, presentate ingannevolmente in metri quadri, si tratta di un risarcimento ben misero rispetto ai danni creati dallo stesso Tour.

Si vuole far passare il messaggio che in fondo è consentito sacrificare qualche nido di Fratino o Caretta, qualche residuo di naturalità, se in cambio ci si impegna in una “grande” azione, soprattutto mediatica, per l’ambiente. Così si mandano in fumo decenni di sforzi di educazione ambientale, contro l’uso improprio delle spiagge e dei luoghi naturali. Si vuole far credere ai ragazzi, magari proprio a quei ragazzi che hanno ascoltato Greta, che si possa “amare” l’ambiente in astratto, senza conoscere l’abc della biodiversità.

 

 

Ben due associazioni ambientaliste (Fiab e WWF) danno il loro logo e supporto…

Con Jovanotti il fenomeno del greenwashing ha raggiunto l’apoteosi. Da ex attivista del WWF sono disgustato. Sempre più si sta affermando un tipo di ambientalismo 2.0 funzionale al sistema capitalista, che fa più danni di quelli che risolve, assegnando bollini green a eventi devastanti come questo e associandosi con aziende impegnate in bieche operazioni di greenwashing. Nel 2019 si è creata una profonda spaccatura nell’ambientalismo italiano, che non si era mai vista storicamente. Spaccature anche interne alle stesse associazioni, tra una dirigenza che aderisce a questa visione di ambientalismo, comodo e servile, e i gruppi locali impegnati sul campo, che lo vivono con estremo disagio, perché ancora praticano un ambientalismo scomodo, una militanza di trincea che difende i presidi naturalistici di un territorio, a cominciare dal Fratino. E difendere i diritti degli specifici esseri viventi di un determinato territorio è sempre d’intralcio ai piani di un capitalismo finto-green che ne reclama l’occupazione totale, a cominciare da spiagge libere, spazi demaniali, aree seminaturali. Basti pensare che le sezioni locali di Fiab Macerata Fermo e WWF Natura Picena, hanno firmato, insieme ad altre 13 associazioni ambientaliste, (TAG “CostaMare di Fermo”), una diffida, al Comune di Fermo, dall’autorizzare i due concerti del Jova Beach Party sulla stessa spiaggia (Casabianca), tale e quale al 2019, anno dal quale, tra l’altro, i fratini in quella spiaggia non nidificano più. Sconcertante pensare che il Comune di Fermo abbia avviato con soldi pubblici un piano di rinaturalizzazione del lido di Casabianca, riconoscendo i danni del Tour 2019, ripiantumando specie rare come il giglio di mare, per farvi un’area protetta, inserita nella rete Natura 2000, e dopo 3 anni permetta ancora a Jovanotti di farne scempio per il divertimento di un giorno, anzi due stavolta.

 

Lo slogan è “lasceremo le spiagge più pulite di come le abbiamo trovate”…

Uno slogan demenziale. Le spiagge non vanno pulite, vanno lasciate in pace, perché è proprio questo il presupposto perché la spiaggia stessa possa rigenerarsi, in un processo di ripascimento del tutto naturale. In generale, anche le campagne di pulizia delle spiagge dalla plastica, che vanno tanto di moda oggi, se non sono portate avanti con cura e conoscenza del territorio, evitando i periodi di nidificazione, possono creare danni agli habitat, disturbare e danneggiare l’ecosistema.  Il Jova Beach Party si vanta di “lasciare le spiagge più pulite di come le hanno trovate”, ma al contempo distrugge ettari e ettari di ecosistema marino, con ruspe e trattori, livellando dune, ed estirpando la vegetazione protetta, che costituisce il primo presidio contro il fenomeno stesso dell’erosione. In barba poi a quanto lo stesso WWF ha sempre predicato, ovvero il ricorso alla sola pulizia manuale dei litorali. Tragicomici paradossi di questo Tour, come quando l’amministrazione di Comacchio propose che parte dei proventi si potesse destinare al ripascimento dei litorali erosi dell’Emilia-Romagna. Dopo aver spianato Lido degli Estensi, l’unica spiaggia non sottoposta ad erosione dell’intera Regione! Senza parlare dell’inquinamento acustico causato dagli impianti audio di altissima potenza, che è stato un potenziale fattore di disturbo e smarrimento di un gruppo di giovani fenicotteri nel 2019, sempre a Comacchio, benché Jovanotti dia del matto a chi lo sostiene. Pochi giorni fa, alle Saline di Priolo, dei botti illegali sparati al confine della Riserva, hanno comportato la perdita dell’intera colonia nidificante di fenicotteri rosa. E vogliamo continuare a minimizzare l’impatto acustico? Come nel 2019 inoltre verranno realizzati parcheggi, abbattuti alberi (a marzo 2022 a Marina di Ravenna sono state già abbattute decine di tamerici), e fatti interventi a volte irreversibili, con costi occulti che in gran parte ricadono sulle collettività, disagi a non finire per i residenti, per gli stessi operatori balneari, in una monumentale rappresentazione del sacrificio dell’interesse collettivo a favore di interessi privati.

 

 

I concerti sono spesso sulla stessa spiaggia, con data doppia. Così si riduce l’impatto?

La data doppia è dovuta a ragioni di opportunismo economico, ma non riduce l’impatto ambientale, anzi lo amplifica. Facilita le cose agli organizzatori, si dimezzano i problemi burocratici visto che si ha a che fare con amministrazioni già conosciute e compiacenti, disposte a soddisfare tutti i desiderata della Trident, si dimezzano i costi di allestimento. Il danno per l’ambiente però aumenta, il carico antropico raddoppia e la dispersione dei rifiuti nell’ambiente e nel mare diventa scontata. Inutile mettere i bidoni di raccolta differenziata, sappiamo tutti cosa accade in un concerto di 40 mila persone per due giorni di fila. I grandi eventi dovrebbero essere permessi solo in luoghi delimitati e chiusi, non naturali, come uno stadio, un palazzetto dello sport, dove i rifiuti possono essere raccolti a fine concerto senza dispersione. Luoghi già dotati di spazi adibiti a parcheggio, senza doverne allestire di nuovi, in aree delicate, e già sottoposte a fortissima pressione antropica. La cosa peggiore è l’atteggiamento strafottente di Jovanotti, che nega ogni criticità e perservera nell’errore. Nel 2019 disse, dimostrando una totale ignoranza in merito, che loro sarebbero arrivati quando il fratino aveva già lasciato le spiagge. Invece sulla spiaggia di Rimini, per fare solo un esempio fra i tanti, pochi giorni prima del concerto si schiusero due nidi, a pochi metri dal palcoscenico in allestimento, e un pulcino scomparve il giorno stesso dell’evento. Ha forse chiesto scusa per aver detto una simile sciocchezza? No. Invece gli è concesso di continuare a parlare a vanvera in qualunque stazione radio o programma televisivo, rigorosamente senza contraddittorio, lamentando attacchi immotivati, generati da null’altro che una spasmodica ricerca di visibilità di ogni cartello ambientalista che non sia il “suo” WWF. Dall’alto della sua megalomania, Jovanotti ha recentemente criticato ancora Italia Nostra, la più antica associazione ambientalista italiana, alla quale si è sentito in dovere di dire che se è “nostra” l’Italia dunque è anche sua. Non lo mettiamo in dubbio, Jovanotti, purché rispetti le leggi e il diritto di esistenza di migliaia di esseri viventi.

 

Ma se queste dune sono protette dalla legge perché non si interviene?

Le piante psammofile, il ravastrello, lo sparto pungente, la gramigna delle spiagge, le dune embrionali, le dune mobili, sono tutti ambienti protetti dalla Direttiva Habitat. È un reato rimuovere queste specie vegetazionali, come sbancare e livellare le dune. La camomilla di mare era a Cerveteri, tappa del tour, il giglio di mare era a Policoro, il papavero delle spiagge a Roccella, e tutte sono stati rimosse senza remore. In uno stato di sospensione della legalità, il JBP ci ha offerto la rappresentazione spettacolare, il manifesto politico, della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici. Nel 2019 a Roccella Ionica, zona di nidificazione della tartaruga “Caretta caretta”, la Trident Music ha addirittura richiesto nero su bianco di sbancare delle dune, in un ambiente non solo protetto dalla Direttiva Habitat, ma anche soggetto a naturalizzazione nel Piano Demaniale, e gli è stato concesso. Dopo tre anni, eccoci qui di nuovo a dire le stesse cose, sugli stessi luoghi. Con l’aggravante che la Caretta ha nidificato negli ultimi due anni nelle immediate vicinanze dell’area del concerto. Stesso discorso a Vasto, dove Fosso Marino, un corso d’acqua destinato a rinaturalizzazione nel Piano Demaniale, è stato appena azzerato dal punto di vista naturalistico e intubato, solo per permettere il concerto. La Commissione per la sicurezza bocciò all’epoca l’evento, per le troppe criticità -inclusa la presenza di quel corso d’acqua – e l’assenza di documenti fondamentali come VIA e Autorizzazione paesaggistica. Tre anni dopo, con lo stesso progetto, nello stesso luogo, nella stessa (quasi) data – ma con un diverso Prefetto- si ripresentano come nulla fosse stato. Questo ci fa capire quanto siano forti gli interessi dietro questi concerti, che vanno ben oltre la dimensione ludica, coinvolgendo una intera visione politica del territorio, questo ci fa capire quanto poco valgano i vincoli ambientali in Italia, quanto siano corrotti gli ambienti politici e giudiziari, e citando Gandhi, ci fa capire in che livello di degrado civile versi l’Italia, se la “civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”. In particolare gli animali selvatici, mi permetto di aggiungere, e fra questi, soprattutto le specie sinantropiche come il Fratino.

 

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Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, collaboratore di Wordnews.it e referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza, Giustizia.info, QcodeMagazine, Comune-Info e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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