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Civeta, nulla di nuovo sul fronte giudiziario. E tutto (o quasi) tace dalla “politica”

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Oltre due anni dopo l’inizio dell’inchiesta della magistratura la situazione è ancora, nel disinteresse quasi generale, tra coloro che son sospesi.

«Attendiamo risposte» concludeva il comunicato stampa dello scorso 16 marzo il Forum H20 sugli ultimi sviluppi della vicenda della «terza vasca» del Civeta, gestita dalla società Cupello Ambiente e oggetto dell’inchiesta della Procura di Vasto partita due anni fa. «Mentre si discute se e come aumentare la volumetria della discarica per accogliere più rifiuti nel futuro – ha sottolineato il sodalizio ambientalista – si chiede quali azioni gli enti pubblici stiano mettendo in campo per risanare la Valle Cena, in cui sono state accertate pesanti criticità ambientali». Quasi tre mesi dopo le risposte, che si attendono come abbiamo sottolineato nei giorni scorsi da lunghissimo tempo, non sembrano in dirittura d’arrivo.

«L’ARTA, a seguito di una verifica tecnica sulla terza discarica del polo impiantistico del CIVETA, gestita dalla Cupello Ambiente, il 26 febbraio scorso ha rilevato che “Sulla base della documentazione autorizzativa in ns. possesso, permangono le difformità dell’intero invaso rispetto all’autorizzazione D.D. DPC026/02 del 23/07/2015 e nulla-osta alla V.N.S. (variante non sostanziale, ndr) datata 24/05/2017 prot. 139234” – riportava la nota del Forum – lo scorso 24/02/2021 il Servizio Rifiuti della Regione Abruzzo ha prorogato la sospensione delle attività gestionali della terza discarica di Cupello gestita dalla Cupello Ambiente di altri tre mesi, dopo i primi sei mesi di stop seguiti al periodo di sequestro a cui era stato sottoposto l’impianto da parte della Procura di Vasto».

Atto regionale motivato da una «pendenza delle pareti delle vasche è maggiore rispetto ai progetti approvati, determinando anche un aumento della volumetria disponibile rispetto a quanto autorizzato nel 2013 per la Valutazione di Impatto Ambientale. Per questo la società avrebbe dovuto avviare una nuova procedura di V.I.A. per la variante in aumento, depositando la relativa documentazione, cosa che finora non è stata fatta» davanti la quale « il 9 marzo, il Servizio Gestione Rifiuti della Regione ha rilevato che “che alla data odierna la Cupello Ambiente non ha ancora attivato le procedure di cui alla Parte II, Titolo III del D.lgs. 152/06 di competenza del Comitato VIA per “l’aumento della volumetria netta dei rifiuti da 450.000 mc a 517.400 mc”, nonostante le diverse sollecitazioni sia da parte dello stesso Comitato VIA che del SGR“».

Se il Consorzio, la cui attività risulta essere ad oggi distinta e separata dall’invaso oggetto dell’inchiesta e dei provvedimenti della Regione, in alcune occasioni pubbliche ha cercato di raccontare al territorio il suo operato sul fronte politico – nonostante parliamo di una vasta vicenda che interessa un impianto fondamentale per il vastese – sembra registrarsi un silenzio totale o quasi. «Sul finire dell’anno scorso l’unico sussulto da parte della politica locale, a partire dal primo cittadino di Vasto Francesco Menna, si è registrato nel dicembre scorso quando si tornò a discutere – per alcuni giorni – della rappresentanza in seno all’Agir, l’agenzia regionale rifiuti che dovrebbe coinvolgere tutti i territori abruzzesi – sintetizza la situazione un articolo pubblicato su WordNews.it lo scorso 20 maggio – Nomine e nominati, la rappresentanza e il peso di un territorio saranno anche importanti, ma oltre a quanto pare il dibattito non riesce quasi mai ad andare oltre» e, se dall’inchiesta e dai provvedimenti dei dirigenti regionali sembrano tenersi il più lontano possibile, non appare all’orizzonte nessun dibattito e nessuna visione sul futuro del consorzio e degli impianti totalmente pubblici (eccezione sempre più unica che rara nel panorama della gestione dei rifiuti!).

La vicenda giudiziaria che ha interessato l’impianto di Valle Cena, nel Comune di Cupello, è iniziata nel marzo 2019. Ormai oltre due anni fa. In quel periodo era già forte la mobilitazione ambientalista e cittadina, sorta sull’opposizione alla paventata possibilità che il gestore costruisse un nuovo invaso. Definito impropriamente «quarta vasca» del Civeta ma, in realtà, prima che sarebbe stata di totale proprietà privata della Cupello Ambiente. Società privata che gestiva, e gestisce ancora oggi, la «terza vasca» del Civeta. Impianto che in quelle settimane fu posto sotto sequestro della magistratura e che, prima di quel sequestro e successivamente fu colpita da alcuni incendi.

Il dissequestro della «vasca» fu disposto dal gip di Vasto Italo Radoccia a febbraio dell’anno scorso, nonostante il parere contrario della Procura, in quanto erano «venute meno le esigenze cautelari» per «l’avvenuta esecuzione di opere riparatorie», «non sussiste più il pericolo di inquinamento probatorio» e non ci sarebbero il pericolo di «aggravare o protrarre le conseguenze del reato ovvero agevolare la commissione di altri reati».  Nei giorni successivi il Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo sospese i conferimenti nella vasca dissequestrata sussistendo, secondo i dirigenti del settore regionale, i «presupposti per l’applicazione della diffida e la contestuale sospensione della annunciata ripresa delle attività gestionali» della terza discarica del Civeta «in presenza del permanere delle violazioni alle prescrizioni dell’AIA di riferimento». Il provvedimento del GIP di Vasto sollevò immediate contestazioni da parte del Comitato Difesa Comprensorio Vastese e del Forum H2O (da cui sono partiti gli esposti di Augusto De Sanctis sulla gestione della discarica).

L’inchiesta della Procura è partita dal conferimento di rifiuti extra consortili e sulla qualità dei rifiuti depositati nella terza vasca disponendo nei mesi scorsi di incaricare un perito tecnico – abbiamo sottolineato nel nostro articolo sul dissequestro del 22 febbraio dell’anno scorso – Alla luce di quanto scrive il Gip questo perito avrebbe concluso il suo lavoro depositandolo in Procura, così come il Nucleo Operativo Ecologico avrebbe concluso le indagini di competenza».

«Quali rifiuti sono arrivati a Valle Cena? Cosa c’è sui terreni e negli stessi all’interno della terza vasca?» erano alcune delle domande riportate in un articolo su WordNews.it che, oltre 15 mesi dopo, non hanno ancora avuto risposta. Ad oggi, per quanto a nostra conoscenza e riscontri tentati, la situazione della terza vasca non è ancora definita ed operativa. Nel silenzio generale o quasi delle amministrazioni comunali del territorio che, da ben prima dell’esplodere dell’emergenza sanitaria, da tempo sembravano girare al largo da questa vicenda e cercare di esprimersi il meno possibile e solo su aspetti più o meno marginali.

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Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, collaboratore di Wordnews.it e referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza, Giustizia.info, QcodeMagazine, Comune-Info e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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