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Carini, accesso al mare precluso ai cittadini e riservato ai proprietari di Marina Longa

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Siamo in una zona al confine tra i comuni di Cinisi e di Carini chiamata Marina Longa dove, a partire dagli anni ’60, contemporaneamente agli espropri per la costruzione dell’aeroporto, cominciarono ad essere messi in vendita appezzamenti di terra una volta senza valore, adesso ricercatissimi per la loro vicinanza con il mare: si cominciò a costruire sulla costa, sino a toccare il mare e a privatizzarne l’accesso.

La zona è diventata luogo privilegiato per residence, lussuose ville, bungalow e uno dei primi ad investire sul posto fu il gioielliere-argentiere palermitano Longo: dopo di lui una serie di persone che rappresentano uno spaccato dell’alta borghesia palermitana in un circuito in cui ci sono due alberghi, uno dei quali ha privatizzato una caletta e un porticciolo con alaggio per imbarcazioni da diporto,  il tutto per il miglior godimento delle vacanze estive. Ma per far ciò non bisognava essere disturbati dai comuni mortali rompiscatole e bisognava avere il mare a propria ed esclusiva disposizione: così i proprietari hanno chiesto e ottenuto la concessione di un’area marittima di complessivi mq. 12.000, di cui mq. 6.000 di area demaniale e mq. 6.000 di specchio acqueo. La vicenda ormai dura da 40 anni: l’ultima concessione per 4 anni, dal gennaio 2012 al 31/12/2015, è stata rinnovata allo scadere dall’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente della Sicilia, a firma dell’attuale assessore Croce. Dietro pagamento di un canone di 73.612 euro per quattro anni il Condominio Marinalonga Bungalow e ville può occupare oltre un chilometro di costa in località Piraineto del Comune di Carini.

Tra i proprietari dei 60 bungalow e delle sessanta ville ci sono alti magistrati, grandi commercianti, industriali, primari di medicina, uomini politici, famosi avvocati penalisti, mafiosi e famiglie di mafiosi: sino a qualche anno fa veniva a passare le ferie estive anche il Procuratore capo di Palermo Lo Voi. Le concessioni, sulla carta, prescrivono una lunga serie di condizioni speciali che i concessionari si sono obbligati a sottoscrivere. In particolare, il contratto  prevede sempre dei passaggi pedonali orizzontali che possano permettere il raggiungimento della costa e dello specchio d’acqua. In ogni caso il concessionario dovrebbe garantire il libero e gratuito attraversamento dell’area assentita in concessione. Allo stesso modo non dovrebbe occupare la fascia di 5 metri dalla linea di battigia con opere, attrezzature e arredi ancorché precari. “Sempre secondo quanto si legge in concessione, gli accessi dovranno , di norma essere assicurati ad intervalli non superiori a 150 mt. l’uno dall’altro. Ad ogni sbocco pubblico, ove questo arrivi nell’area demaniale, va lasciato libero un corridoio di larghezza adeguata e comunque non inferiore a mt. 5,00. Gli accessi alla spiaggia devono essere conformi alla normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche.”

Spostandosi nella realtà, in atto è invece impedito, per tutto il tratto di demanio concesso, l’accesso ai non residenti, essendo detto spazio sigillato e sottoposto a continua sorveglianza, a volte armata, da personale pagato dai Condomini medesimi, che impediscono l’attraversamento chicchessia. Non esiste in tale tratto alcun percorso pedonale di accesso pubblico per una linea di spiaggia lunga circa ottocento metri, pari cioè all’estensione delle concessioni medesime. La situazione è resa ancor più grave dal divieto di balneazione che colpisce il tratto di costa immediatamente susseguente l’area assoggettata alle concessioni, per circa mt. 5.600: del resto, il tratto di costa antecedente e susseguente l’area di cui parliamo è, per la sua natura orografica, di impossibile godimento ed attraversamento. Né tantomeno si possono considerare “accessi” i tratti di battigia ai lati della concessione, ove, lo stesso Assessorato regionale al Territorio ne vieta il transito, per “pericolo” e “scogliera impraticabile”.

L’accesso esclusivo delle auto dei Condomini, dei loro ospiti e del personale lavorante (circa 20 persone) avviene attraverso un unico cancello posto sulla via Piraineto da dove si diparte l’unica strada (via Marinalonga) che conduce, appunto, al condominio (circa 60 bungalow e circa 60 villette ) e ad una stradella concessa in uso ad un altro grande residence, esterno all’area della concessione, per il raggiungimento del mare e della “intera costa di Marinalonga”. Per evitare, appunto, tale “raggiungimento di costa” e del mare antistante il condominio, da parte di estranei, i condomini hanno pensato bene di barrare il transito, anche sulla strada pubblica. A seguito di un controllo, i Vigili Urbani di Carini hanno deciso di considerare la via Marinalonga una “strada di cantiere” ed il cancello un “cancello di cantiere”: il cantiere si riferisce alla costruzione di una decina di villette, progetto che è stato bloccato già da quattro anni, in quanto le costruzioni erano state fatte su demanio comunale. Quindi il cantiere è fermo e i cancelli di cantiere (quelli veri e chiusi da tempo) sono posti a poca distanza dall’elegante cancello scorrevole ed elettrico (privo della pur minima caratteristica tecnica e legale di cancello di cantiere) posto sulla via Marinalonga: e che, anche se si volesse considerare “strada di cantiere” la via Marinalonga, nessun estraneo al “cantiere” potrebbe transitare, così, come per legge. Da quel cancello, da quella barra e da quella strada passano, nel periodo estivo e sotto il controllo discrezionale dei guardiani dipendenti dal condominio, più di 500 persone al giorno su centinaia di auto. Il condominio è, così, blindato da ogni lato e “regolamenta” il traffico di auto (il traffico delle sue auto) anche su una strada pubblica vietata ai non residenti e a chi, non residente, vuol raggiungere il mare, la costa e la stradella che ha in uso se proprietario di villette esterne a Marinalonga.

Sono state inviate lettere a tutte le istituzioni, alla Regione Siciliana Ass.to Territorio e Ambiente , alla Capitaneria di Porto di Terrasini e di Palermo, al Comune di Carini, all’Assemblea Regionale Siciliana senza alcun risultato. In un esposto presentato alla Procura della Repubblica un gruppo di cittadini di Carini, ai quali è precluso l’accesso cui hanno diritto, dichiarano che “la situazione è intollerabile” e chiedono, come espressamente previsto nel corpo dell’atto concessivo, l’applicazione di quanto previsto dall’atto, ovvero che “ogni inadempimento totale o parziale anche ad una sola delle prescrizioni e condizioni inserite nella presente licenza costituisce presupposto per l’instaurazione della procedura di decadenza della concessione, oltre agli aspetti di natura penale eventualmente ravvisabili.” La richiesta è allargata all’accertamento di responsabilità penali da parte di chi avrebbe dovuto avere il compito di intervenire, considerato che il contratto non andava rinnovato e doveva essere revocato per evidenti vizi legali ed inottemperanze, ma l’assessore ha disinvoltamente firmato. È davvero insolito che si conceda e si riservi a privati l’uso di oltrechilometro di costa e che nessuno intervenga nei confronti di un condominio che si appropria di strade, piazzole, posteggi e aiuole in un’area di più di 10 mila mq.

Qualcosa finalmente pare che si stia movendo: l’esposto è nelle mani del giudice Battinieri, la Guardia di Finanza sta effettuando dei controlli e il sindaco di Carini Giovì Monteleone ha interessato l’ufficio repressione abusivismo, il quale dovrebbe provvedere a intimare la rimozione della sbarra e dei gabbiotti per i guardiani. Staremo a vedere se il mare di Carini potrà tornare a essere fruibile per i 30 mila carinesi della zona o se continuerà ad essere un luogo privilegiato per gente egoista e noncurante delle leggi. A conclusione di tutto giunge oggi la notizia dell’arresto dell’architetto Di Franco, Direttore regionale dell’Assessorato al Territorio e a capo dell’Ufficio Concessioni demaniali e marittime del territorio della Provincia di Palermo. L’Arch. Di Franco è colui che ha istruito per moltissimi anni le pratiche per la Concessione demaniale di Marinalonga, creando, di fatto, il “Demanio privato del condominio Marinalonga”, oltre che essere responsabile della concessione demaniale del’I-club di Terrasini, una mostruosa costruzione portata avanti con discutibili pratiche, che ha deturpato uno degli angoli più belli della costa terrasinese.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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  • Secondo me questo articolo è tutta una pagliacciata col naso rosso e la trombetta

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