Tredicesimo anniversario della morte di Felicia Impastato

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Sono 13 anni che Felicia Impastato ci ha lasciato e ancora oggi la sua assenza si sente.

Sul sito di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato si legge una nota a firma Evelin Costa, che riprendiamo interamente:

Felicia Bartolotta è una donna autenticamente siciliana, il cui principale merito è stato quello di aver reagito positivamente e con una forza inimmaginabile al terribile e doloroso sopruso subito, l’uccisione del figlio. Da “donna vittima” ha saputo ribaltare la propria condizione divenendo “donna libera e protagonista”. Non è infatti ricordata soltanto per essere la madre di Peppino Impastato, ucciso perché combatteva la mafia, ma perché, ripercorrendo i passi del figlio, ha lottato per cambiare l’esistente, con coraggio, a viso aperto, tramite gli strumenti della giustizia e della legalità e soprattutto lo ha fatto aprendo la propria casa a tutte le persone, soprattutto i giovani che volessero conoscere la storia di Peppino e la sua lotta per la libertà e la giustizia sociale. Tra le frasi che mamma Felicia, fino agli ultimi suoi giorni di vita, rivolgeva ai ragazzi, la più importante è stata: “tenete la schiena dritta”. Il suo costante invito era quello a studiare e ad opporsi alla mafia non con le armi, ma con la cultura.

Felicia ha sfidato secoli di consuetudini, si è ribellata a un sistema schiacciante e oppressivo portato avanti da legami familiari e comunitari, è fuoriuscita da un vortice di violenza, omertà e paura, si è opposta a chi ha fondato il proprio potere con la prepotenza, ma anche a chi col silenzio se ne è da sempre reso complice o connivente. Felicia ha creato un nuovo modo di fare comunità, una comunità fondata su valori di scambio, comunicazione, conoscenza, dialogo, amore, cultura e impegno. Il suo è stato un cambiamento concreto e dirompente che va preso da esempio.

Accanto alle iniziative proposte a Cinisi nella sua casa, Telejato, per rendere omaggio a questa grande donna siciliana, trasmette, su licenza del regista, il film di Gregorio Mascolo, girato tra Cinisi e Terrasini, con attori locali e che, nel circuito nazionale è stato ignorato. Mascolo ha denunciato la RAI per plagio e per avere utilizzato e riadattato alcuni passaggi del suo film.

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