Per due ore si è discusso sui concetti di regola e democrazia, per poi parlare anche di mafia e corruzione, partendo dall’esperienza personale nelle inchieste di Mani Pulite e della loggia P2. “Che cos’è una regola?” con una domanda tanto banale quanto complessa Colombo ha rotto il ghiaccio con il pubblico, costituito da una quarantina di studenti del dipartimento di italianistica dell’ateneo parigino.
“Secondo me è un’indicazione” dice un ragazzo. “Ma che dici!! È un obbligo!” la reazione di una ragazza seduta in fondo all’aula è immediata e appassionata. Ci si rende conto che la stessa parola ha un significato opposto fra i presenti. Allora interviene Colombo: “Ma lei fa delle torte? E quando prepara gli ingredienti come li mette? A caso? E in che quantità?”. La ragazza fa un gesto d’assenso. “Separerei il concetto di obbligo e regola; Le leggi non hanno bisogno di sanzioni per essere tali”.
“Perché negli Usa ci sono 18000 omicidi l’anno e in Italia in proporzione sono “appena” 600?” Un ragazzo sottolinea il paradosso della costituzione statunitense dove un emendamento permette l’uso delle armi senza porto d’armi e la sanzione d’omicidio per alcuni reati. “La pena di morte non dovrebbe essere un deterrente potente negli USA? Più una regola è riconosciuta dal cittadino e più è rispettata e non necessita sanzione, proprio perché c’è la volontà di rispettarla”.
“Mani pulite mi ha lasciato la certezza che la corruzione quando è tanto diffusa non può essere affrontata col sistema penale. Stesso dicasi per la mafia. Entrambi i fenomeni andrebbero affrontatati culturalmente. La corruzione deve diventare come l’omicidio, ossia una sorta di tabù culturalmente rifiutato!” Però a qualcosa è servita anche l’azione della magistratura, che ha permesso la più grande inchiesta sulla corruzione in Italia… “L’unico risultato di Mani pulite è stato quello di mostrare che la giustizia non serve a niente ogni qual volta c’è un conflitto tra le regole ed il sentire comune. All’inizio delle indagini si indagavano persone molto altolocate e la gente tifava per i giudici. Poi il livello è sceso alla base: l’infermiere che per 200 euro avverte le pompe funebri che un paziente sta morendo; l’ispettore del lavoro che non fa il suo dovere, il fruttivendolo che trucca la bilancia…e allora l’opinione pubblica si è allontanata. E quindi le bocche hanno taciuto e mani pulite è finita.”
Ma che cosa significa democrazia? “Il popolo amministra” rispondono in coro alcuni ragazzi. “Ma chi è il popolo? Che significa concretamente?” chiede Colombo. Un professore fa notare che quando è il popolo a comandare si fa più fatica a capire chi detiene davvero il potere rispetto a un’oligarchia o alla monarchia. Tutti i presenti definiscono la democrazia secondo il significato aristotelico…eppure, come ricorda Colombo, “Aristotele non intendeva popolo quello che intendiamo noi oggi. La sua Atene aveva 350000 abitanti di cui 5000 partecipavano alla democrazia. Eppure si parlava di democrazia. In Italia chi vive stabilmente in Italia non fa parte del popolo, non accede allo status di cittadino. Un cittadino straniero non può essere eletto né candidarsi”.
Alcuni ragazzi cominciano a essere confusi dalle tante definizioni e dai discorsi filosofici e chiedono più concretezza: per lei che cos’è la democrazia? Qual è la sua definizione di popolo? “La mia definizione di popolo è il gruppo di persone che vive stabilmente in un dato territorio” e quindi anche gli stranieri”. E la democrazia? Secondo l’ex magistrato il presupposto per una democrazia autentica sarebbe una scuola che permetta di “imparare, scegliere ed essere liberi”.
“Ma oggi la scuola non è un posto libero dove si insegna a discernere…già solo i programmi scolastici riflettono una certa cultura che si vuole imporre” dice il direttore del dipartimento di italianistica della Sorbona, al quale Colombo risponde che “la scuola non è perfetta perché non funziona la democrazia. Sarebbe necessario stimolare il senso critico. Questa scuola passiva insegna la sudditanza, che è l’opposto della democrazia.”
“Pensate ai bagni: perché alle superiori i bagni dei professori e degli studenti sono separati?” provoca l’ex magistrato. Segue un lungo battibecco con alcuni ragazzi che non capiscono il problema della separazione dei bagni, intesa da Colombo come segno dell’autorità e della gerarchia del professore sullo studente. “Ma è normale, perché i professori non possono arrivare tardi a lezione!” “Invece gli studenti possono arrivare quando vogliono?” “È per una questione d’igiene: i ragazzi sono molti di più e sporcano i bagni” “Proprio questo è il problema: abbiamo dato la patente di “selvaggi” ai ragazzi, i quali sono quasi costretti a recitare sempre nel loro ruolo di sporchi e casinari”. “A casa vostra usate lo stesso bagno dei genitori?
C’è un film di Mastroianni che interpreta un giornalista che intervista un ministro accusato di aver rubato miliardi. “Non pensa di dimettersi?” No! “Perché?” Così posso inquinare le prove perché sono in posizione di potere. “Ma lei non osserva le leggi?” Come no, quella del più forte. “Ma non sente un po’ di responsabilità nei confronti degli elettori?” Proprio per questo non mi dimetto! Perché era questo che si aspettavano. Crede che mi avrebbero votato se avessero voluto un galantuomo?
“L’altro problema della democrazia è che ci lamentiamo tanto ma ci riconosciamo davvero in chi governa”. Il sentire comune l’ha scelto veramente la gente. “Perché?” chiede un ragazzo. “Non abbiamo capito come si starebbe insieme secondo le regole della democrazia”.
Colombo ha poi ricordato Il terzo articolo della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità”, secondo lui la chiave di volta della nostra democrazia. “Siccome tutti sono importanti, allora la sola forma di governo non può essere che la democrazia. Bisognerebbe estendere la pari dignità a tutte le persone, non solo ai cittadini. Lo chiamano l’articolo dell’uguaglianza ma così è quello delle differenze. Tutte le persone sono degne e le loro differenze non possono penalizzarle”.
“Ragazzi, ci insegnano che quel che conta è cercare di stare vicini al potere. Così la democrazia in Italia è fallita. La democrazia è faticosa, ma non possiamo permettere che la discriminazione dvienti la regola”.
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