Stava per concludersi una delle loro tante routine giornaliere, erano le 20.30 e a bordo della loro Fiat 128, in Via Serradifalco, stavano aspettando la figlia Lucia, ancora 20enne, che stava frequentando un corso per il conseguimento della patente di guida. Stava volgendo lo sguardo verso la sede della scuola guida, il Maresciallo, quando venne raggiunto da diversi colpi d’arma da fuoco che provocarono alla moglie una leggera ferita al sopracciglio destro.
All’agguato parteciparono quattro killer mafiosi giunti su quello che gli investigatori hanno poi definito “Luogo del delitto” a bordo di una Fiat Ritmo ritrovata successivamente dai Carabinieri in stato di abbandono e completamente annerita dalle fiamme, in Via Caruso.
Fu chiaro immediatamente che l’assassinio del Maresciallo Ievolella era da inquadrare in un programma mafioso teso all’eliminazione di quanto si opponesse all’espansione degli interessi criminali.
La causa della sua morte, infatti, va ricercata in un’indagine, svolta nel 1980 e che si concluse con un “esplosivo” rapporto dal titolo “Savoca più quarantaquattro”, all’interno della quale erano individuate le gravi responsabilità e i loschi affari di personaggi di spicco della mafia dell’epoca, tra cui la famiglia Spataro.
Il Maresciallo era molto noto negli ambienti investigativi dell’Arma e tra i Magistrati per la sua capacità professionale, per l’impegno investigativo e per la determinazione a fare luce tanto sul delitto comune quanto su quello mafioso.
Prestava servizio a Palermo sin da quando fu nominato Vicebrigadiere, prima presso le Stazioni di Palermo Duomo e Palermo Centro e dal 1965 presso il Nucleo Investigativo del Gruppo di Palermo.
“Il valore e l’impegno nell’attività investigativa – hanno dichiarato i militari del comando provinciale – gli erano valsi sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma. Da parte della stampa – continuano – aveva ricevuto appellativi come segugio temuto dai boss e specialista in casi difficili”.
Medaglia d’Oro al Valore Civile – Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini – rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà – che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo.
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