La ricorrenza del terremoto del Belice, con i suoi 500 morti e molte questioni ancora oggi irrisolte, ma è anche l’anniversario della cattura di u zzu Totò “u curtu”, arrestato il 15 gennaio del 1993 e che quindi da 23 anni ci ha prematuramente lasciati e se ne sta al fresco, “come un pesce nel ghiaccio”, direbbe Cesare Pavese ma, a parte qualche malanno, anche lui sembra destinato a eguagliare il record di u zzu Proccopiu, perché, sembra strano, ma per certa gente, sembra che sia proprio vero il proverbio siciliano “l’erba tinta un mori mai”. E si tratta di gente che ormai merda era e merda rimane.
C’è poi, un certo Salvo Leo che scrive: “Pino, spero con tutto il cuore che un giorno arrivi il tuo ultimo giorno: se hai “i cugghiuna” vaglielo a dire in faccia a u zzu Totò che è un pezzo di merda”. Risposta: “Spero che anche per te arrivi presto il tuo ultimo giorno: non posso recarmi al carcere di Opera per dire a u zzu Totò che è un pezzo di merda, perché non me lo fanno visitare”. Un tal Salvatore Petitto, che sarà un morto di fame, cioè di pitittu, scrive: “lasciate stare mio nonno, bastardi”, Simone Gentile si limita a scrivere “Viva Totò u Curtu”, mentre Giovanni Tavilla scrive che “se c’era lui avrebbe messo tutto apposto”.
Gaetano Scannapieco, (povere pecore!!!), richiamandosi alla frase che Andreotti disse a don Tano Battagghia, inteso Badalamenti, dice: “Ci vorrebbe un Pino per ogni città”. Grazie Gaetano, anzi, “Tano”: purtroppo di Pino non ce ne sono tanti, al punto che la prestigiosa rivista Reporter Senza Frontiere lo ha citato, assieme a Lirio Abbate, come uno dei giornalisti più all’avanguardia nel 2015. Si vede che non lo conoscono bene: Pino Maniaci non è un giornalista con la penna, (in siciliano “la pinna”, che significa anche “la minchia”), non ha mai scritto un articolo completo, non ha bisogno di scrivere, lui parla e quando ha un microfono davanti non ragiona più, spara minchiate, come anche dice sacrosante verità, ma è incontrollabile. Come si può rilevare dal suo profilo su Facebook ha 54 mila amici. Si vede che piace a quelli che non sanno chi è realmente. A Partinico ci sono persone che gli scaverebbero volentieri la fossa e altre che fanno girare la macchina del fango contro di lui e i suoi amici a 360 gradi. Non è facile. Non ci sono “amici degli amici”, ma di quelli se ne può fare a meno. Con tutte le sigarette che fuma e le sue vertebre incrinate forse non raggiungerà la veneranda età di u zzu Proccopio, ma intanto prepariamoci a ricordare qualche altra ricorrenza, a suon di pernacchie, perché non ci sono soldi per comprare i giochi artificiali, o, se si tratta di vittime da ricordare, senza ricorrere alle rituali parole, ma con un affetto sincero per il ricordo che hanno lasciato.
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