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Testimonianza in ricordo di Gino Scasso

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Vorrei testimoniare i miei sinceri ricordi di giornalista ed ex direttore dei primi TG di Partinico e Montelepre sull’attività politica ed ambientalista di Gino Scasso nei decenni precedenti a quelli in cui Pino Maniaci prese il controllo di Telejato.
  Il rigore morale di Scasso era evidente già al tempo in cui rappresentò nel consiglio comunale di Partinico le istanze della sinistra più radicale del PdUP e del proletariato difendendo gli interessi dei ceti più emarginati di Partinico.
 Mi meravigliai molto della svolta ecologista di Gino Scasso, quando lasciò un partito della sinistra per prendere la guida del movimento dei Verdi nelle cui liste fu il primo eletto in due collegi elettorali.
 Fu così che Scasso entrò a palazzo Comitini insieme a una battagliera e competente funzionaria dell’Assessorato all’Ambiente della Regione, della quale non ricordo il nome. Ma Gino Scasso dimostrò che la svolta politica di cui si fece promotore non tradiva nessuno degli ideali per cui si era battuto dal tempo in cui era a Milano un esponente di punta del movimento studentesco.
  Non posso dimenticare lo sconforto che Scasso manifestò a me giornalista quando, da assessore del sindaco Cannizzo, rassegnò le dimissioni perché il sindaco aveva ordinato all’Ufficio Tecnico  Comunale di predisporre per la Bertolino – che era sequestrata e sotto processo al tempo del giudice Cossu – una contestata “concessione in sanatoria” su cui l’Ufficio tecnico volle evidenziare in prima pagina che veniva rilasciata “anche su opere da realizzare”  credo per chiarire che veniva rilasciata “obtorto collo”.
  Ginio Scasso si oppose in tutti i modi al rilascio di quella delibera, e mi venne a spiegare che, anche se la Bertolino aveva vinto un ricorso al TAR contro un diniego di sanatoria sul depuratore, sarebbe bastato revocare il provvedimento bocciato e reiterarlo tenendo conto delle osservazioni del TAR.
  Quello che Scasso sosteneva, e che io riportai come giornalista, fu confermato e ampliato in modo più chiaro in una intervista rilasciata – qualche tempo dopo – a Felice Cavallaro insieme allo storico Casarrubea.
 Quella intervista fu pubblicata sul settimanale del “Corriere della Sera”. E lì Scasso e Casarrubea ebbero il coraggio di denunciare un fatto o un sospetto di cui al tempo era vietato parlare a Partinico.
 E cioè che quella “concessione in sanatoria”, “anche su opere da realizzare” era probabilmente il “prezzo da pagare al pentimento di Siino”.
 L’articolo di Felice Cavallaro fu pubblicato sul settimanale del “Corriere della Sera” con il titolo: “La signora che si riciclò grazie al cognato”.  La si può ancora leggere osservando anche le foto di Gigia Cannizzo, della Bertolino, di Siino e dell’avvocato Galasso che da coordinatore della Rete aveva avuto un ruolo nella designazione della Cannizzo a candidato sindaco dei partiti di centrosinistra di Partinico.
 A quei tempi sulla vicenda Bertolino c’era un clima di totale omertà ed nessuno osava dire certe cose, almeno a Partinico. Tant’è che i miei primi due articoli in  cui – sul Giornale di Sicilia nell’agosto del 1984 – oasi parlare dell’inquinamento del “mare colore del vino” non  li volli firmare e chiesi a Francesco Lalicata (che in quei giorni dirigeva la pagina della cronaca locale) che la mia firma non comparisse.
Enrico Somma

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