“Purtroppo l’informazione in Italia è tutt’altro che libera e, almeno sulle reti e i giornali nazionali, si tende a nascondere tutto ciò che c’è di marcio nella nostra amata ma disgraziata Italia: il cancro peggiore, la corruzione.
Ma per fortuna c’è chi ancora ha il coraggio di lottare, di denunciare, di fare qualcosa per cambiare questa società malata, seppur nel suo piccolo. Un esempio per tutti è Pino Maniaci, un giornalista siciliano che ho conosciuto e incontrato durante i due “Campi Antimafia” a cui ho partecipato: per me è una vera e propria fonte d’ispirazione, un simbolo di coraggio e resistenza, e per questo voglio iniziare la mia tesina proprio dalla sua storia.
Rossella
“L’antimafia non deve diventare un business, anzi, dovrebbe essere nel cuore di tutti, altrimenti si rischia di diventare come i mafiosi. Io sostengo l’antimafia sociale, quella che si fa dal basso e non quella che riceve finanziamenti a iosa” (P. Maniaci)
Pino Maniaci è un giornalista di Partinico (Palermo) che gestisce una rete televisiva locale, “Telejato”, dove denuncia tutti i fatti di mafia e corruzione che le reti nazionali cercano di nasconderci. Sono ormai diciotto anni che vive per il suo lavoro, nonostante le intimidazioni, le auto bruciate e le tentate uccisioni da parte dei mafiosi, e ogni giorno dirige e presenta “il telegiornale più lungo del mondo”, della durata di due ore. Due ore piene di nomi e cognomi, di scandali, di denunce e di interviste, senza censure e senza guardare in faccia a nessuno, se non alla triste realtà. Inoltre Pino nel 2015 è stato inserito nella lista dei “100 eroi dell’informazione”, una campagna per la libertà di stampa dell’organizzazione “Report senza frontiere”.
Il 21 Ottobre 2015 noi studenti partecipanti ai “Campi Antimafia 2015” abbiamo avuto l’onore di incontrarlo, di presentare il suo Tg e di ascoltarlo mentre ci spiegava la situazione attuale della mafia in Italia: così ci ha parlato dello scandalo di pochi giorni prima, il “Caso Saguto”, che ha aperto gli occhi all’Italia su ciò che Pino stava già denunciando dal 2013 nel suo telegiornale, cioè “la Mafia dentro l’Antimafia”. Come si capisce dall’espressione stessa, è un concetto molto forte e soprattutto contraddittorio: si parla infatti di alcuni dipendenti pubblici, imprenditori, alte cariche dello Stato, magistrati e avvocati che si espongono contro la mafia, lavorano per l’antimafia, fanno parte di associazioni antiracket, ma che in realtà sono essi stessi corrotti e in rapporti diretti con la criminalità organizzata.
Silvana Saguto era il Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e il suo fedelissimo amico Gaetano Cappellano Seminara, il più noto fra gli amministratori giudiziari dei beni sequestrati alla mafia. In breve, succedeva questo: Cappellano Seminara, avendo il totale controllo sui beni confiscati alla mafia, li riassegnava ad imprese apparentemente pulite, ma che in realtà erano dei “prestanome” dei clan mafiosi.
Insomma, il Caso Saguto ha aperto gli occhi agli italiani perché i Tg nazionali sono stati costretti a dirlo, visto lo
Ad Ottobre 2015 Pino Maniaci è stato invitato per la prima volta ad alcuni programmi molto seguiti sulla TV nazionale, ma (come nel suo stile) ha continuato a non trattenersi e a fare provocazioni riguardo al silenzio che era calato in pochi giorni sulla “questione Saguto”.
Per assurdo (o guarda caso?), sei mesi dopo è stato denunciato ed è tuttora indagato per estorsione, grazie ad un video che lo vedrebbe protagonista di una minaccia al sindaco del suo paese.
Ecco, purtroppo io avevo iniziato la mia tesina prima che venisse fuori questo processo, quindi per ora posso solamente esprimere la mia opinione, in base allo svolgimento delle indagini fino ad oggi.
Comunque, stando ai fatti ufficiali, per le prime due settimane di indagini Pino ha avuto addirittura il divieto di dimora, poi ritirato per “atto sbagliato a causa di un errore in cancelleria”. Ma subito dopo la denuncia, ovviamente la notizia è stata trasmessa in modo insistente (ed è anche stata ingigantita) su tutti i TG con maggiore influenza mediatica. Dopo pochi giorni, il video che avrebbe dovuto inchiodare Maniaci è risultato un fotomontaggio, grazie agli accertamenti fatti dai suoi avvocati. Ma allora perché tutta quella fretta di diffamarlo e screditarlo davanti agli occhi di tutta l’Italia? Io penso: per fargli perdere credibilità. Perché è uno che parla troppo. Perché grazie alla sua inchiesta sono stati condannati diversi “intoccabili”. Perché se non possono ucciderlo devono “farlo fuori” in qualche altro modo. Perché è scomodo non solo per i mafiosi “coppola e lupara” ma anche per i “colletti bianchi”, il vero centro della criminalità al giorno d’oggi. Personalmente, ho avuto l’impressione che fosse tutto un piano studiato a tavolino: finché se ne stava nella sua piccola rete in Sicilia continuava tranquillo il suo lavoro, anche se con le minacce e le querele dei mafiosi che denunciava; poi appena riesce ad incastrare un pezzo grosso come la Saguto e ad avere più visibilità grazie alle interviste sulla TV nazionale, ecco che vengono montati video finti per distruggerlo mediaticamente. Questo è il colmo dell’Italia: chi fa finta di combattere la criminalità si ritrova elogiato, rispettato, in posizioni di alto potere nella società, mentre chi fa davvero l’antimafia sociale, quella che parte dal popolo, da chi subisce, è costretto ad affrontare e a difendersi non solo dalla mafia, ma anche da quella parte di Stato (deviato) che lo vuole infangare, ostacolare e mettere a tacere.
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