«Renzi al posto dell’Italicum vorrebbe il Vaticanum, chi viene eletto e governa vita, senza opposizione», ha affermato Benigni. «Sono felice di essere a Roma, di vedervi tutti a piede libero: con l’aria che tira, siete gli unici in tutta la città, abbiamo fatto fatica a trovare tutte le persone incensurate», ha continuato. Poi fa un appunto sui recenti fatti scaturiti dall’inchiesta Mafia Capitale, cronaca di questi giorni: «Politici, consiglieri, imprenditori hanno fatto in modo di violare tutti e dieci i comandamenti, forse perché sapevano che stavo arrivando. Stanno arrestando tutti. Il tema era la Bibbia, ma adesso bisogna parlare di Rebibbia». Poi si occupa finalmente del tema della serata: «La politica in questo momento non esiste: meglio buttarsi su Dio» e comincia a parlare dei Dieci Comandamenti. «In 3500 anni di storia sono state combattute più guerre in nome di Dio che per qualsiasi altra cosa, e questa è la più grande bestemmia», dice il Premio Oscar, commentando un punto del Decalogo che recita “Non nominare il nome di Dio invano”.
Conclude la serata con una riflessione frammista ad un invito a coltivare il silenzio: «l’Isis usa il nome di Dio per terrorizzare gli uomini, ma questo è un delirio di Dio, è un inno alla morte. Il senso del tutto è nel silenzio. Pensate oggi quanto ce ne sarebbe bisogno: siamo tutti sempre connessi con tutto il mondo, ma disconnessi con noi stessi. Nessuno ha più il coraggio di rimanere da solo con se stesso. Ma i comandamenti ci dicono di fermarci: siamo andati talmente di corsa con il corpo, che la nostra anima è rimasta indietro. Fermiamoci altrimenti l’anima ce la perdiamo per sempre».
Stasera andrà in onda la seconda puntata.
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