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Niente paura, Pino: nessuno imbavaglierà Telejato.

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C’è qualcosa che Pif disse ne Il Testimone, durante un’intervista a Roberto Saviano. Esistono uomini, sulla Terra, che decidono di fare il lavoro sporco. E di non farlo solo per sé stessi, ma anche per gli altri; mettendo spesso in gioco la loro esistenza.

Persone come Pino Maniaci, imprenditore siciliano che, nel 1999, rilevò Telejato, un’emittente locale sull’orlo del fallimento. Maniaci ha reso questa il canale privilegiato della denuncia e dell’informazione sull’attività della criminalità organizzata siciliana; una televisione dedita alla lotta anti-mafia, che compie ogni giorno battaglie silenziate dalle tv nazionali. Chiamato localmente “lo scassaminchia”, Pino ha per sedici anni condensato in due ore di tg indagini scomode in luoghi scomodi, analizzando le mosse degli esponenti più autorevoli della mafia sui comuni di Partinico, di San Giuseppe Jato, di Cinisi, di Corleone e molti altri.

Ma l’attività del canale non ha mai peccato di monotonia; Telejato si è altresì occupata di degrado politico, di speculazioni sul territorio, di questioni ambientali, di problematiche legate alla gestione amministrativa, di economia. Nonostante le accuse di esercizio abusivo della professione di giornalista, Pino è stato innalzato a fonte primaria di verità senza peli sulla lingua, e dalle redazioni più influenti a livello nazionale ed internazionale, come El Pais, Le Figarò, Al Jazeera, CNN, BBC, Le Iene, La Repubblica e altre ancora. E come potrebbe essere altrimenti, vantando l’emittente la collaborazione nientemeno che di Salvo Vitale, che fu conduttore di Radio Aut con Peppino Impastato?

L’ossequioso e incessante lavoro di Pino e della sua redazione non ha mai avuto vita facile; molto prevedibilmente, al giornalista sono piovute addosso un numero spropositato di querele e di minacce. E molte di queste ultime, per lui, si sono spesso concretizzate: dal vedersi incendiare la sua vecchia BMW all’aggressione da parte del figlio di un boss, che tentò di strozzarlo con la sua stessa cravatta, dal pestaggio su iniziativa di una famiglia mafiosa fino al massacro impietoso dei suoi cani.

Nonostante tutto questo, Pino non ha mai lontanamente pensato di fermarsi; e non l’ha fatto nemmeno quando, pochi giorni fa, per un presunto intoppo burocratico, Telejato ha rischiato di spegnersi per sempre. Le autorità maltesi avrebbero fatto ricorso alla Corte europea, lamentando il fatto che i ripetitori di Telejato interferirebbero con le comunicazioni dell’isola. La questione ci fa ridere a crepapelle; com’è pensabile che un’emittente dalle dimensioni così ridotte, che si trova sulla costa tirrenica e il cui segnale se arriva a Palermo è anche troppo, possa in qualche modo recar danno alla televisione tunisina?

Eppure, prima del ricorso, Malta si era fatta sentire; e, guarda caso, pur sapendo con largo preavviso che uno dei canali coinvolti dall’oscuramento sarebbe stato proprio quello di Telejato, l’Italia non ha mai partecipato agli incontri per cercare una soluzione. Probabilmente perché questa si sarebbe trovata, e in fretta; sarebbe bastato accorpare il canale di Maniaci al gruppo Telemed. E questo, vedi a volte le coincidenze, è finito in amministrazione giudiziaria, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. E l’ultima parola sulla questione, sempre per un caso fortuito, a chi sarebbe spettata, se non al giudice Silvana Saguto? Stiamo parlando della gentildonna finita nel mirino delle indagini di Maniaci, coinvolta nello scandalo della gestione clientelare dei beni sequestrati alla mafia.La stessa che, in un’intercettazione, avrebbe affermato che Telejato avrebbe avuto le ore contate.

Ma a Pino di tutti questi intralci poco importava: non avrebbe mai staccato la spina a Telejato; a costo di andare in carcere, a costo di trasmettere un tg in lingua maltese! E dopo il boom di firme raggiunte con la petizione on line su change.org, e dopo che il Ministero italiano per lo Sviluppo Economico si è amabilmente accorto che il fatto non sussiste, Telejato può finalmente tranquillizzarsi: è chiaro a tutti che non verrà spenta così facilmente.

Telejato infastidisce il segnale della TV maltese, o questo clamore è solo una provocazione verso Maniaci, per dirgli di non esagerare troppo? Il tg interferisce con le frequenze di Tunisi, o con gli affari di soldi e morte del mafioso di turno? Le autorità politiche imbavagliano giornalisti perché non vogliono avere problemi con un’isoletta nel Mediterraneo, oppure perché non li vogliono avere con la giustizia?

Io non so cosa spinga una persona ad agire come Maniaci e il suo staff. Io non so cosa ti possa muovere ad alzarti in piedi di fronte agli attori di un meccanismo più grande di te, a guardarli negli occhi, a decidere di sbeffeggiarli, di farli sentire piccoli, di far cadere la loro forza che sta tutta nell’impugnatura di un’arma; a togliergli l’onore che tanto millantano.

Io non so da dove nasca quel sentimento di verità e di giustizia tale da metterti davanti alla morte, e a non avere paura. Da sentire che, se muori, è per quello per cui hai vissuto; ed è un po’ non morire.

Io non conosco tutte queste cose; ma so di certo che finché ci sarà qualcuno che, a differenza mia, avrà il coraggio di combattere per il mio diritto ad esprimermi, a sentirmi sicura a casa mia, a vivere, io continuerò a sostenere il suo diritto a svolgere il proprio lavoro, e con tutte le mie piccole forze.Continuerò ad invitare i soliti qualunquisti, che accusano qualcuno di mettersi nella bocca del leone, di aver gettato fango sulla propria città solo per aver esposto la realtà dei fatti, a ricacciarsi sapientemente la lingua in gola.

Continuerò a ringraziare chi combatte la mia battaglia, chi è disposto a morire per me; senza ottenere in cambio null’altro se non la mia libertà.

Articolo di Chiara Pizi – www.moobmag.com

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Redazione

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