È la quarta di copertina di “Mio padre in una scatola di scarpe” di Giulio Cavalli edito da Rizzoli. Un “romanzo civile” che a tratti ricorda “Passione di Michele” di Giuseppe Fava.
Da metà libro in poi le pagine tengono attaccato il lettore senza lasciarsi mollare mai. Cresce l’attenzione, i nomi iniziano ad avere un volto e sale anche il magone su per la pancia. E’ vivo e te lo porti dentro. Una brutta storia che regala bellezza e scelte che sono scelte.
Cavalli racconta di un paese indifeso, dove perfino la Stato ha i colori ingrigiti di Mondragone, ricordandoci che le urla e i grandi gesti non fanno la rivoluzione ma che basta poco, pochissimo, interessandoci di quello che avviene anche fuori del giardino di casa per cambiare una piccola città o un grande paese.
Nei prossimi progetti dello scrittore e autore teatrale c’è “L’amico degli eroi“, uno spettacolo teatrale tratto dalle vicende giudiziarie di Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi. Ma per saperne di più vi rimando al blog di Cavalli (qui).
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