Un sms di mio figlio , mentre lavoravo in campagna, mi ha annunciato la morte di Francesco Rosi.
Era nato nel 1922 (per fortuite coincidenze, lo stesso anno di nascita del bandito Giuliano), quindi la sua scomparsa era nelle naturali probabilità.
Comunque, un grande dispiacere. Come se ci avesse lasciato un amico, una persona familiare.
Anche se non l’ho conosciuto direttamente, l’ho sempre seguito nei suoi lavori.
Se lo avessi incontrato gli avrei detto: “ciao Francesco”, e sicuramente si sarebbe sorpreso, forse anche un po’ risentito.
Lo consideravo come uno del mio paese.
Il suo capolavoro rimane, per me ovviamente, il “Salvatore Giuliano” del 1962.
In preparazione del “film”, si è stabilito a Montelepre, e senza spocchia, con grande curiosità e umiltà, ha ascoltato tutti: le autorità civili e religiose, i parenti dei banditi, la gente per strada.
Poi ha fatto il “suo” film: uno dei punti più alti del cinema di inchiesta italiano.
Molti, nel tempo, e giustamente, hanno rivisitato con più distacco e con occhio critico le vicende del tumultuoso dopoguerra siciliano, e anche il lavoro Rosi.
In qualche caso ci si è spinti molto avanti (al limite dell’insolenza e della cialtroneria), considerando le ipotesi sostenute dal film di Rosi, roba “datata” e da cestinare.
Non è il caso di approfondire, in queste poche righe. Rimane il fatto che la maggior parte delle verità che sappiamo (diciamo l’80%) sulla vicenda Giuliano (la vita, la morte e in mezzo la strage di Portella della Ginestra), le sappiamo grazie alle carte processuali (sentenza di Viterbo) e al film di Rosi.
Le verità che Rosi non ha potuto dirci chiaramente e con certezza (l’intreccio mafia-politica, i retroscena, i burattinai,…), sono esattamente le cose che continuiamo, nel 2015, a non sapere.
A non sapere ufficialmente , e giudiziariamente.
Rosi fu anche, forse soprattutto, un fine intellettuale, e una persona che amava profondamente l’Italia e soprattutto il meridione d’Italia.
Infine un rammarico. Ho sempre ritenuto che Montelepre avesse un grande debito di gratitudine verso questo artista. Questo debito, la comunità di Montelepre (l’autorità politica in primo luogo) ha ritenuto di non dover onorare, mentre Rosi era in vita.
Spero si trovi il modo di rimediare, almeno adesso.
Salvatore Badalamenti- 10 Gennaio 2015
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