“Era di passaggio”: un nuovo libro di Salvo Vitale su Peppino Impastato

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Esce un altro libro di Salvo Vitale su Peppino Impastato: “Era di passaggio”, edito da Navarra edizioni Palermo.

È una storia ancora da raccontare quella di Peppino Impastato. Una storia fatta di attivismo, lotte politiche, lotte contro la criminalità organizzata, il malaffare, le ingiustizie. Lotta per gli ideali, per i diritti delle classi sociali più deboli.

Questo era Peppino, e Salvo Vitale, che a Radio Aut conduceva la trasmissione “Onda Pazza a Mafiopoli” e che di Peppino è stato compagno di lotte, ce lo racconta nei suoi libri. Già autore di “Cento passi ancora”, edito da Rubbettino, di “Peppino Impastato, una vita contro la mafia” e di tanti altri volumi sulla storia del giovane giornalista di Cinisi, oggi il professore ci presenta il suo nuovo libro “Era di passaggio”, del quale vi proponiamo l’introduzione.

Il cuore batte con l’orologio
il cervello pulsa nella strada:
amore e odio pianto e riso.
Un’automobile confonde tutto:
vuoto assoluto.
Era di passaggio.

(Peppino impastato)

Introduzione

14494634_10210968841086640_5026085596142535331_n-1C’è ancora gente che di Peppino Impastato non sa niente o che, senza averlo conosciuto, pretende di sapere tutto sulla scorta di quello che hanno raccontato persone che si sono autoproclamate testimoni diretti, portatori di sprezzanti giudizi o di melense e improbabili storie. I sapientoni del “io c’ero”. Nell’intenzione di dare una conoscenza il più possibile articolata e documentata, ho raccolto e pubblicato molte cose che ho scritto su Peppino, introduzioni, relazioni, articoli di giornali, analisi, raffronti tra personaggi, momenti, notizie, avvenimenti, circostanze, riflessioni, citazioni, frammenti di altri libri. Un percorso che si snoda attraverso alcuni flash su aspetti “segreti” dell’identità di Peppino, si sofferma sull’importanza che, sul territorio, hanno avuto esperienze da lui volute e gestite, dal circolo “Musica e Cultura” a Radio Aut, animate dall’ostinata voglia di creare e proporre modelli culturali ed educativi diversi, rispetto ai principi della subcultura mafiosa e, nello stesso tempo, di individuare alcune linee di riferimento su come fare informazione in una terra dove la cultura del silenzio o del pettegolezzo sotterraneo è ancora una delle regole dello stare insieme.

Sullo sfondo l’immancabile richiamo alla grande figura di Danilo Dolci e alla sua esperienza della prima radio libera in Italia, a Partinico, proprio a due passi da Cinisi.

Altra figura di riferimento è quella di Mauro Rostagno, con cui Peppino condivise la militanza in Lotta Continua.

I dieci, cento, mille passi dopo la sua morte, elencano una serie di lavori teatrali, musicali, cinematografici: non si può fare a meno, tra questi passaggi, di dare un’occhiata a tutto quello che succede ed è successo, a Mafiopoli, ovvero nel posto in cui Peppino è vissuto, passando dal casolare dove gli è stata tolta la vita.

Non poteva mancare una breve rassegna di tutto quello che Peppino è riuscito a “smuovere”, anche contro se stesso, ovvero delle ostinate e nevrotiche rimozioni che il suo nome provoca in coloro che si rifiutano di accettarlo o di riconoscerne, se non di condividerne le idee: ci sono le cose più strane, dalla rimozione di targhe toponomastiche, ad alberi divelti, al rifiuto di promuovere iniziative in cui si parli di lui.

 Chiude il libro una rassegna di articoli nei quali il nome di Peppino è diventato il punto di riferimento per “far notizia”, per giustificare un episodio o un’indagine, per avallare una teoria; una sorta di chiave di volta dei depistaggi che hanno caratterizzato le storie di mafia degli ultimi quarant’anni.

A trentotto anni dalla sua morte continuiamo a parlare di Peppino e ne avvertiamo la silenziosa presenza, lasciandoci avvolgere da una sensazione di leggerezza, quasi una dissolvenza nell’aria di una figura eterea, di una traccia, di qualcuno che ha attraversato la strada ed è scomparso lasciando una scia. Che è rimasto tra noi per poco tempo. Era di passaggio.

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