Il giovane fu rapito il all’età di 13 anni il 23 novembre 1993 presso un maneggio di Altofonte, paese appena fuori le porte di Palermo. Il commando autore del rapimento era agli ordini di Giovanni Brusca all’epoca latitante e Boss di San Giusppe Jato. Il pentito Gaspare Spatuzza che prese parte al rapimento ha raccontato che i rapitori per adescare il bambino, si travestirono da poliziotti facendogli credere che se fosse andato con loro avrebbe potuto rivedere il padre che in quel periodo si trovava sotto protezione. Spatuzza ha spiegato poi come sorprendentemente il bambino ha creduto al travestimento dei suoi aguzzini:«Agli occhi del bambino siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi. (…) Lui era felice, diceva ‘Papà mio, amore mio»
Giuseppe é stato cercato in vano dalla sua famiglia per una settimana poi il primo giorno di dicembre è arrivato un messaggio con una semplice frase«Tappaci la bocca» e due foto del bambino che teneva in mano un quotidiano del 29 novembre 1993.
Il disegno criminoso degli ignoti rapitori era chiaro, far ritrattare Santino Di Mattero le dichiarazioni rilasciate sulla strage di capaci e sull’omicidio di Ignazio Salvio. La moglie di Di Matteo, Francesca Castellese, ha aspettato 14 giorni per fare la denuncia della scomparsa del figlio e proprio la stessa sera del 14 dicembre 1993 ha ricevuto a casa del suocero un nuovo pizzino «Il bambino lo abbiamo noi e tuo figlio non deve fare tragedie».
Sebbene inizialmente avesse subito un duro contraccolpo alla notizia del rapimento del figlio che lo stava per indurre a ritrattare, decise di proseguire nella strada intrapresa di collaboratore di giustizia. Il Boss di San Giuseppe Jato allora ordinò l’esecuzione del ragazzo che dopo 25 mesi di prigionia venne strangolato e poi successivamente sciolto nell’acido l’undici gennaio 1996, in uno dei delitti più efferati di cosa nostra.
Gli esecutori materiali del delitto furono Vincenzo Chiodo, Enzo Brusca e Giuseppe Monticciolo. Per l’omicidio del piccolo Giuseppe, oltre che Giovanni Brusca, sono stati condannati all’ergastolo i boss Leoluca Bagarella e Gaspare Spatuzza.
« Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento. »
(Giovanni Brusca, dichiarazione tratta dal libro Ho ucciso Giovanni Falcone, di Saverio Lodato,
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