Dopo quattro mesi di scontri la città di Kobane, situata nel nord della Siria, nell’attuale territorio autonomo noto come “Rojava”, è stata liberata.
Da tempo Rojava ha proclamato la propria autonomia adottando un Contratto Sociale per l’autogestione democratica delle Regioni Autonome che compongono il territorio.
All’interno della Carta vengono sanciti diritti quali la libertà, la giustizia, la dignità, l’uguaglianza e la democrazia, si promuove la tutela dei diritti umani, delle libertà fondamentali, e dell’autodeterminazione dei popoli, affinché si realizzino obiettivi quali il mantenimento della pace sia all’interno del territorio sia a livello internazionale. In essa vengono ribaditi i sacri diritti alla libertà di espressione,di opinione e di informazione.
Purtroppo di recente gli uomini armati dell’Isis hanno occupato Kobane spazzando via ogni singolo granello di libertà e democrazia, costringendo gli abitanti del posto alla fuga per sottrarsi alle violenze e ai soprusi.
Ma la popolazione non si è arresa, Kobane ha resistito.
Subito sul territorio è scattato l’intervento da parte dell’ Unità di Protezione del Popolo Curdo (YPG) e di difesa delle donne (YPJ), per tentare di respingere l’assedio dei terroristi.
Due giorni fa dopo lunghi mesi di cruenti massacri, nonostante l’imparità di mezzi e di armi, i combattenti curdi sono riusciti a riconquistare la città e a riappropriarsi delle loro abitazioni. “Kobane è libera”, queste sono le parole che possiamo leggere in tutti i notiziari.
Kobane è salva grazie a uomini e donne che credono ciecamente nella libertà, scegliendo di lottare per la riaffermazione dei propri diritti.
Ciò che colpisce è che si tratta di una resistenza fatta non solo di uomini, ma anche di donne, troppo spesso dimenticate.
Donne di ogni estrazione sociale e di ogni età che con determinazione combattono al fianco dei loro uomini imbracciando un fucile, donne che lottano affinché non venga leso il loro diritto alla partecipazione alla vita politica, sociale, economica e culturale, donne che credono nella parità di genere.
Sono donne che difendono i diritti di tutte le donne del Medio Oriente e del mondo, donne che combattono contro una visione misogina della donna. Sono donne stanche di aprire gli occhi e vedere la morte dinanzi a loro.
Due giorni fa però la stanchezza ha ceduto il posto alla gioia. Non credo che dimenticheremo facilmente i loro sguardi, ricchi di felicità e soddisfazione. Sguardi pieni di emozione e commozione, lacrime di gioia per una conquista appena ottenuta e lacrime di tristezza per il ricordo dei numerosi compagni, morti per un ideale elevato e sublime.
Una grande vittoria per Kobane, che ha costretto la violenza ad arretrare dinanzi all’arrivo della libertà.
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