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Una Commissione per Borgetto

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Borgetto, umbilicus Siciliae.

Da qualche tempo il comune di Borgetto fa parlare di sè, del suo sindaco, dei suoi consiglieri, dei suoi mafiosi, dei suoi appalti. Pare che negli ultimi tempi tra le famiglie dei Salto, dei Giambrone e dei Valenza si sia concordata una sorta di “pax mafiosa” per procedere, come ai bei tempi al controllo di un territorio che sta avendo un notevole lancio commerciale, a seguito dell’insediamento di grosse attività imprenditoriali. Ma anche il Comune non può essere estraneo a certe manovre, in vista della preparazione del Piano di fabbricazione e dell’esplicazione di una serie di appalti, il più consistente dei quali sembra essere quello dell’Asilo nido Guardioli. Si tratta, ne abbiamo parlato, di una struttura bellissima, ideata e costruita a suo tempo dall’architetto Dino Lupo, ancora stabile e riutilizzabile, ma abbandonata per imperscrutabili disegni: il Comune ha ricevuto un finanziamento di 1.750.000 euro per la sua ristrutturazione, sulla base di un progetto preparato dall’ing. D’Arrigo, figlio di un noto mafioso borgettano e attualmente direttore dei lavori, che sono stati dati in appalto a una ditta di Santa Ninfa, la CEDIT. I lavori sono iniziati, ma in maniera del tutto difforme a quanto avrebbe dovuto essere fatto, dal momento che si parla di ristrutturazione e che, per contro, si sta procedendo alla demolizione dell’intera struttura. Sulle discrasie di tale appalto vi terremo ulteriormente aggiornati. Altra vicenda strana è legata alla costruzione delle case popolari, vinta da una ditta con il ribasso del 30%, dove, come abbiamo avuto occasione di dire e documentare, i camion di Giambrone-Stagnalese effettuavano i lavori di movimento terra. Le case hanno poi subito un misterioso incendio che ha spinto il comune a riutilizzare per esse il 30% risparmiato.

In un complesso di delibere, di assegnazioni che vanno da semplici lavori sul territorio agli incarichi per il ritiro della Nettezza Urbana. Metti poi che il Consiglio Comunale si è dimesso, non avendo condiviso il comportamento del sindaco sulla vicenda di Pino Maniaci, metti che Telejato da diversi anni parla della mafia di Borgetto come di quella che oggi riesce a controllare anche vaste zone di Partinico, metti infine che tra i nove mafiosi coinvolti nell’operazione Kalevra c’è anche Pino Maniaci, promosso così dal ruolo di gestore della TV Antimafia a quello di amico dei mafiosi, e ce n’è abbastanza, al punto che il prefetto di Palermo De Miro, pensando di vederci più chiaro, ha nominato una Commissione d’indagine per effettuare accesso ispettivo agli atti, della quale fanno parte la dott.ssa Gagrano, viceprefetto aggiunto, il dott. Salvatore Siragusa, vicequestore aggiunto il capitano Guido Volpe, comandante dei carabinieri di Monreale e il Maggior Giacinto Capone, del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. La Commissione ha raccolto montagne di carte e delibere, che comunque sembravano essere già state preparate, e farà le sue analisi per vedere se il sindaco di Borgetto e la sua giunta abbiano proceduto rispettando la legalità o se esistono elementi di “permeabilità” mafiosa all’interno della struttura comunale di governo.

Quello che stupisce in tutto questo è il titolo del giornale di Sicilia, “L’antimafia s’insedia a Borgetto”, tenuto conto che l’antimafia c’entra sino a un certo punto e che non si tratta di un vero e proprio insediamento e infine che la vicenda di Pino Maniaci, che riempie la parte finale dell’articolo, non c’entra niente, ma che è buttata là perché tutto fa brodo. Comunque, se sono rose fioriranno.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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