Un compagno
Grande la vita difficile di Lillo Venezia
I Siciliani ricordano con affetto e orgoglio Lillo Venezia, uno dei primi redattori dei Siciliani di Giuseppe Fava. Subito dopo l’assassinio del direttore fu uno dei primissimi a dire che bisognava subito continuare. Oltre che nella redazione, in quegli anni durissimi fu impegnato anche nell’amministrazione del giornale, pagando personalmente coi suoi poveri beni i mancati impegni di illustri “sostenitori”. Da allora è sempre stato in tutte le iniziative sociali che si andavano sviluppando in Sicilia e altrove. Negli ultimi anni, gravemente malato, era sempre presente almeno nei social, con lucidità e determinazione.
Lillo Venezia è stato una delle figure più significative dei movimenti sociali e del giornalismo libero da Sessantotto in poi. Con Mauro Rostagno e Peppino Impastato aveva fatto parte del gruppo di Lotta Continua, impegnato in Sicilia non solo nelle lotte operaie e studentesche ma anche in quelle contro i poteri mafiosi. Da giornalista aveva subito oltre cento denunce – fino al carcere – per i suoi articoli contro i potenti di allora; come direttore del Male aveva dato un impulso decisivo al giornalismo satirico e d’impegno sociale, pagandone puntualmente tutti i prezzi.
È morto povero, con una pensione sociale di quattrocento euri che negli ultimi tempi gli era stata anche tolta dalla burocrazia. Questa sua povertà testimonia più di ogni altra cosa lo spirito con cui il nostro Lillo ha lavorato e lottato per tutti questi cinquant’anni, senza mai chiedere carriere o onori, orgoglioso della sua semplice condizione di compagno e di cittadino.
In questi tempi di riflussi e di ritirate, Lillo Venezia ha mostrato a noi tutti, avversari e amici, il senso della parola “compagno”, profonda e antica, modesta e responsabile, per il bene di tutti. E con questa semplice parola noi lo onoriamo.
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