Udienza Maniaci. Punto e a capo. Processo rinviato al 20 settembre

0
Alle 10:45, presso il tribunale di Palermo, seconda sezione penale, si è aperta un’altra udienza nel processo che vede alla sbarra Pino Maniaci e altri soggetti dell’operazione Kelevra, ossia i mafiosi di Borgetto.

Il presidente Benedetto Giaimo è accompagnato da due giudici a latere, Marco Palazzolo e un got (giudice ordinario) il cui cognome è Argiolas. Il Presidente chiama l’appello e risultano assenti, soprattutto le parti lese, i che hanno delegato i loro avvocati a rappresentarli. Dopo di ché il solito colpo di scena: tutto è rinviato al 20 settembre perché ci sono stati quattro errori di notifica, uno dei riguardi del sindaco di Partinico Lo Biundo (ora ex), uno dei riguardi del vicesindaco di Borgetto Vito Spina (anche lui ex) e uno nei confronti degli imprenditori Brugnano che, dopo la sua assoluzione come imputato, in questo processo è parte lesa. Di Vito Spina si può solo dire che anche nella penultima udienza c’è stato un errore di notifica nei suoi confronti, e quindi il rinvio. La domanda è: perché non si informano bene i cancellieri, quando fanno le notifiche, invece di fare spostare tanta gente inutilmente? Chi pagherà alla fine le spese? Viene fatto un minuto di silenzio in onore di Paolo Borsellino, dopodiché il Presidente annuncia che è stata rigettata, assieme a tutte le altre richieste, anche quella della RAI, avanzata dal vicedirettore della testata regionale Rino Cascio. Si apre una discussione sulla mancanza di rilevanza sociale, sostenuta dal pm Amalia Luise e sulla volontà avanzata dagli avvocati dei mafiosi, di non essere ripresi.

Gli interventi degli avvocati di Maniaci Parrino e Ingroia non sono sufficienti a fare cambiare idea al presidente Giaimo, e quindi niente microfoni e niente telecamere. Vengono poi resi noti i testi dell’accusa e quelli della difesa: sorprendentemente molti coincidono, ma tra quelli presentati dagli avvocati di Maniaci fanno risalto Silvana Saguto, Cappellano Seminara, il colonnello Nasca e una ventina di carabinieri della caserma di Partinico. In conclusione Nicolò Salto fa un salto in aria, si alza, dice di stare molto male, chiede di potere essere trasferito ai domiciliari e poi, tornando al passato sostiene di essersi rifugiato, poiché altri mafiosi avrebbero voluto ucciderlo, presso una clinica privata di Partinico, dove giornalmente Maniaci sosteneva e dichiarava che egli stava lì, facendogli correre dei rischi. Non è chiaro se, stando ai domiciliari Salto non correrà gli stessi rischi, ma forse ora l’aria è cambiata e non ha più paura. Il resto è contorno, come la presenza dell’associazione Cento per Cento e della sua esponente Rossella Noviello o la presenza dell’Associazione Rita Atria.

Ultimo particolare: a una troupe televisiva è stato concesso di fare le riprese all’esterno. Nel momento in cui un operatore stava per andare in bagno, un uomo non qualificatosi gli HA ordinato di dargli la borsa sostenendo che l’avrebbe custodita lui. Quando l’operatore è uscito dal bagno gli ha restituito la borsa dicendo: stia attento alla sua borsa. Cosa voleva dire? E comunque, arrivederci a settembre, quando finisce l’estate.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Hide picture