Alla XXV Edizione del Concorso Internazionale “Artistico-Letterario Antonio de Curtis, (Totò), Principe, Maschera, Poeta”, organizzato dall’Associazione Amici di Totò…a prescindere! – Onlus, che si è svolto recentemente a Roma, presso la Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, con la collaborazione delle più importanti Associazioni internazionali ed il Patrocinio Morale delle più prestigiose istituzioni, è stato premiato l’Ing. Giancarlo Cattaneo, per la Sezione “Tutela del Lavoro” alla memoria del Medico e Filantropo “Gino Strada”, in considerazione del quotidiano impegno profuso per la salvaguardia dell’ambiente naturale e per lo sforzo volto alla promozione e attuazione degli obiettivi del “Green New Deal” che ben si inquadrano nella neutralità climatica che l’Unione Europea ha previsto per il prossimo 2050, di ridurre altresì il CO2 nell’Atmosfera dell’80%. Le fonti di energia rinnovabile ottenute dalla lavorazione della frazione organica dei rifiuti urbani e dalla valorizzazione dei prodotti e sottoprodotti della filiera agricola e agroindustriale, biogas e biometano, giocano un ruolo fondamentale nel settore energetico nazionale attraverso azioni che mirano al contenimento delle emissioni di gas serra, facendo fronte ai cambiamenti climatici con un miglioramento dell’efficienza energetica ed una funzionale tutela dell’ambiente. Il giovane e straordinario ingegnere, che ha realizzato un importante Progetto Ambientale condiviso dalla Lega Ambiente ed ha delle società pedissequamente scrupolose del rispetto ambientale ed innovative in tale campo, ha presentato il 14 luglio in Campania, a Capaccio in provincia di Salerno, presso la sede della Società Agricola, “Il Raccolto del Cilento”, il quinto incontro del “Farming Tour” con il Patrocinio del Ministero della Transazione Ecologica, che si è svolto in diverse Regioni d’Italia e terminerà con il prossimo incontro che si terrà il 13 ottobre a Foggia nella Regione Pugliese. E’ un esempio di economia circolare, attraverso la produzione di: cibo; energia; e fertilità del suolo; riducendo in modo considerevole l’inquinamento ambientale. La C&F Energy Service S.R.L. è un’azienda con sede in Angri ed attiva nella Piana del Sele. E’ nata da una start up nel 2013 con l’obiettivo di difendere l’ambiente, attraverso l’impiego di tecnologie innovative nel settore dell’ingegneria ambientale. Da allora ha realizzato quattro impianti biogas per la produzione di energia da fonti rinnovabili, impiegando una moderna tecnologia del “Green Circle System”, della quale ne detiene il brevetto, che consiste nel riutilizzo di energia termica contenuta nei gas di scarico, nonché in un processo di sterilizzazione e deammonificazione con la rimozione dei nutrienti, in particolare dell’azoto. La C&F Energy ha sviluppato questa nuova tecnologia, proprio per recuperare la sostanza organica e l’azoto disponibile nei reflui zootecnici nel modo più naturale e sostenibile possibile, per ridare fertilità ai terreni troppo a lungo sfruttati e concimati chimicamente. In Provincia di Salerno, conduce 150 Ettari di terreno per produrre mangimi biologici per i suoi animali e per le aziende del territorio in rete e con due colture all’anno, riporta CO2 dall’atmosfera al suolo. Riutilizzano 60.000 m3/anno di reflui zootecnici e con essi, l’ammoniaca ed il CO2, che altrimenti sarebbero andati nell’atmosfera. Producono 8 Gwh all’anno di energia elettrica da fonte rinnovabile ad emissioni zero, risparmiando fonti fossili e le emissioni correlate. Riutilizzano 4 GWh all’anno di energia termica sempre ad emissioni zero. Producono 30.000 tonnellate all’anno di concimi bio deammonificati, che sostituiti a quelli chimici, risparmiano il protossido di azoto in atmosfera. Risparmiamo oltre 20.000 tonnellate all’anno di acqua attraverso la fertirrigazione dei terreni. Gli impianti lavorano con deiezioni animali provenienti dagli allevamenti in rete, come refluo bufalino e pollina, acque di vegetazione dagli oleifici, siero dai caseifici e scarti dall’agroindustria, che in una gestione tradizionale venivano riportati direttamente, ed in quantità oltre i limiti normativi sul terreno. Tali prodotti vengono digeriti anaerobicamente all’interno di un digestore anaerobico termofilo di tipo ad umido, dove in un ambiente privo di ossigeno, i batteri degradano la sostanza organica formando biogas (metano ed anidride carbonica) e digestato. Il biogas viene valorizzato in coogenerazione per la produzione di acqua calda sanitaria, riutilizzata nello stesso digestore per mantenere elevate le temperature di processo, energia termica, ceduta al vicino caseificio aziendale, ed energia elettrica che viene in parte utilizzata per autoconsumo, ed in parte ceduta alla rete, ed utilizzata dalle altre attività produttive del posto. Successivamente il digestato prodotto viene estratto e separato in una fase liquida ed una solida attraverso un separatore meccanico a coclea, che permette agli agricoltori e agli operatori degli impianti di biogas di separare in modo ottimale il liquame ed il digestato. La fase liquida viene trattata in un innovativo processo di strippaggio che permette la volatilizzazione dell’ammoniaca dalla forma liquida, fortemente instabile, alla forma gassosa. Tale processo sfrutta la corrente di fumi esausti ad alte temperature (circa 400°C) prodotti dalla coogenerazione del biogas, iniettandola dal basso della torre di strippaggio. Tale flusso gassoso incontra in contro corrente il digestato liquido chiarificato favorendo il fenomeno dello strippaggio dell’ammoniaca, ovvero, a pH e temperature elevate, l’ammoniaca contenuta nel liquido, viene volatilizzata verso la parte gassosa, abbassando il carico azotato del liquido. Il flusso gassoso prodotto viene aspirato e convogliato verso un sistema di insufflazione dei gas al di sotto di un biofiltro costituito dalla parte solida del digestato separato. Qui si instaurano fenomeni di compostaggio e digestione anaerobica che permettono la biofissazione dell’azoto dalla forma ammoniacale, alla forma di carbonio organico. La parte liquida, deammonificata, viene riportata sui terreni tramite fertirrigazione, ripristinando il ciclo del carbonio e riportando fertilità nel suolo; la parte solida viene infine digerita dai lombrichi per la produzione di lombricompost, arricchendosi di acidi umici e fulvici. Inoltre i processi di digestione e le alte temperature permettono la sterilizzazione e l’eliminazione dei semi infestanti dai reflui, permettendone così l’utilizzo in quarta gamma, dove la concimazione diretta con refluo è ovviamente impedita. Tale prodotto quindi viene impiegato come concime biologico in agricoltura; in particolare nella coltivazione della quarta gamma, restituendo fertilità ai suoli serricoli, largamente stressati da trattamenti chimici e diminuendo, di conseguenza, le emissioni di protossido di azoto in atmosfera. Infatti la concimazione chimica, sommata ai numerosi raccolti anno e la ingente irrigazione richiesta fa sì che si consumi il necessario strato di carbonio esistente nel terreno rendendolo improduttivo in circa 10 anni. In serra, il problema della desertificazione progressiva si potrebbe superare fertirrigando con una soluzione capace di riportare carbonio, strato fertile, e azoto organico, necessario per la crescita delle piante, direttamente sulla piantina mentre essa cresce eliminando, di conseguenza, anche i tempi di ripristino del terreno durante i quali la serra non produce. Queste fasi possono essere gestite, in continuo, con sistemi di rilevazione delle caratteristiche del terreno e conseguente gestione delle aggiunte di fertilizzante BIO direttamente nell’acqua che si distribuisce per irrigare o anche direttamente in idroponica nella soluzione di base della serra Gli impianti, quindi, sfruttano un ciclo virtuoso di economia circolare in grado di produrre e riutilizzare energia termica ed elettrica ad emissione zero, in sostituzione alla tradizionale energia derivante dal petrolio, controllare le emissioni di metano da parte delle deiezioni animali, ed infine ripristinare l’equilibrio del ciclo dell’azoto, riportando energia, cibo e fertilità ai terreni fortemente utilizzati e ristabilendo la giusta quantità di carbonio e, quindi, di biodiversità. Tale sistema di gestione del refluo permette di recuperare i quantitativi di azoto prodotto dalle aziende e di ridistribuirli evitando l’utilizzo di azoto da concimazione chimica. Così l’azoto viene spostato dagli allevamenti che ne producono in grande quantità, alle coltivazioni serricole della quarta gamma, che ne richiedono un gran quantitativo per mantenere i sempre più numerosi cicli produttivi che il mercato richiede, ma senza concimazione chimica che negli anni porta ad un impoverimento dei nutrienti e della fertilità nel terreno, aumentando così il processo della desertificazione. Pertanto se un allevatore alimenta la mandria con ciò che coltiva e con mangimi acquistati sul mercato, allora egli inserisce nell’allevamento, oltre all’azoto proveniente da ciò che coltiva, anche quello contenuto nei mangimi. Se l’allevatore intende riportare l’azoto sul campo che coltiva per la sua mandria, allora egli si ritrova un esubero che aumenta di anno in anno, indipendentemente dalla dimensione dell’allevamento e delle terre ad esso collegate. Non potrà essere in equilibrio con il ciclo dell’azoto in quanto le piante che coltiva riescono a riutilizzare solo una parte dell’azoto proveniente dai reflui che produce il suo allevamento. Il suolo è la base del nostro cibo e non solo un supporto per le piante. Esso è parte integrante della vita che si sviluppa sul nostro pianeta, contiene tutti gli elementi necessari e attraverso i batteri, i funghi ed i lombrichi riconverte gli scarti organici in nuova vita. Il suolo ha bisogno infatti di massa organica (Carbonio) sulla sua superficie per ristabilire la vita e ridurre la desertificazione. Riutilizzando i gas di scarico si eliminano le relative emissioni in atmosfera e di conseguenza, il costo del trattamento sui fumi, catalizzatori etc… Si riducono le pericolose dispersioni di ammoniaca, molto più climalterante della CO2 e catalizza le polveri sottili nell’ atmosfera dai siti di stoccaggio e durante la fase di spandimento. Possibilità di fertirrigare senza essere costretti a interrare il liquido riducendo drasticamente i costi. La forte evaporazione di acqua riduce le quantità da spandere ed i relativi costi.
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