Circa duecento tra ragazzi, ragazze e soprattutto pazienti si sono dati appuntamento nel centro cittadino per manifestare in favore della legalizzazione della canapa ad uso terapeutico, proprio quando alla Camera una sessantina di Deputati tra appartenenti a M5S, Sel e PD danno vita all’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis. Ma già un anno e mezzo fa Torino, prima città in Italia, diceva di si alla cannabis con l’approvazione di due ordini del giorno – a firma Marco Grimaldi (Sel) e Silvio Viale (PD) – che chiedevano un cambio di marcia sul tema legalizzazione. E ieri un’accelerazione è stata chiesta anche dalla cittadinanza. Al concentramento in Piazza Vittorio Veneto si sono fatti vedere anche Chiara Appendino, consigliere comunale del M5S e lo stesso Marco Grimaldi, eletto nel 2014 in Consiglio regionale sempre con Sel.
“Fuma Parei”, questo lo slogan della manifestazione e delle striscione dietro il quale si sono riuniti i manifestanti. Una richiesta, quella di liberalizzare l’utilizzo della Marijuana, che viene forte soprattutto dalla comunità di pazienti malati che non trovano le giuste soluzioni alle loro malattie nei medicinali intesi in senso classico. “Spesso i medici fanno fatica ad intendere la cannabis come medicina. Eppure è l’unica sostanza che mi da sollievo, che ha effetti positivi sulla mia malattia e mia aiuta a compiere i più elementari gesti quotidiani” dice un malato di Parkinson. Insomma, la reticenza culturale all’utilizzo della Marijuana come strumento di cura è forte, come radicati e profondi sono i pregiudizi che impediscono un’analisi razionale del tema. Ciò nonostante il messaggio di apertura che giunge dalla Procura Nazionale Antimafia è chiaro: depenalizzare le droghe leggere. Attenuare le politiche proibizioniste e iniziare a muoversi verso una progressiva liberalizzazione è la strada che molti stati americani – come il Colorado – ed europei – come la Spagna – stanno tracciando. E i risultati si sono visti nel giro di un anno: più soldi nelle tasche dell’erario, meno reati ed incidenti.
Proprio in queste ore alla segretaria dei Radicali italiani sono state sequestrate 56 piantine di Marijuana, dopo che aveva postato nei giorni scorsi alcune foto della coltivazione sui social-network. Un gesto di disobbedienza civile forte che punta il dito su di un problema reale del Paese. Sarebbe necessario sicuramente più coraggio e un dibattito approfondito e scientifico, scrostato della vernice conservatrice e di quella antiproibizionista per comprendere un fenomeno complesso che, allo stato dei fatti e come dichiara la stessa Bernardini “invece che essere regolamentato dallo Stato, è gestito dalle mafie”.
Stefano Lorusso, Monica Cillerai
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