Il grido d’allarme è stato lanciato, tra gli altri, da Riccardo Orioles attraverso i Siciliani, la rivista che continua a contrastare la mafia e i suoi bavagli, e il suo blog del Fatto. La cronaca della possibile chiusura è stata raccontata dal Fatto, in modo rigoroso, ricostruendo le tante occasioni nelle quali l’emittente, diretta da Pino Maniaci, ha rischiato di essere ammutolita. Questa volta il bavaglio ha assunto la forma di una sentenza della Corte europea che ha ordinato a Telejato di disattivare il suo ripetitore perché disturberebbe le frequenze delle Tv maltesi. Resta difficile da capire come una Tv che fatica ad arrivare a Palermo, possa mettere a rischio l’emittenza dell’isola di Malta, ma, sia come sia, non si può assistere alla lenta agonia di una Tv che ha accumulato oltre 300 querele per la sua instancabile attività di denuncia contro mafia e malaffare. Telejato non è un’emittente come le altre, ma un luogo di incontro e di riconoscimento per quanti, negli anni, hanno contrastato mafie e bavagli all’informazione.
L’abitazione di Pino è diventata lo studio della Tv, familiari e amici si sono trasformati in collaboratori, operatori, montatori. Le porte sono sempre aperte a chiunque voglia partecipare, intervenire, denunciare, rompere il muro del silenzio e dell’indifferenza. Da qui i tanti ostacoli gettati sul cammino di Telejato. Prima sotto forma di frequenze negate, poi di “querele temerarie” scagliate a decine come arma di intimidazione preventiva, ed ancora auto bruciate, cani ammazzati, familiari minacciati, lettere minatorie, contributi negati.
Quando tutto sembrava perduto, in occasione del passaggio al digitale, decine di migliaia di cittadini, in tutta Italia, hanno fatto sentire la loro voce a sostegno di Pino e della sua emittente.
Questa volta sarà ancora più difficile perché la sentenza della corte europea è esecutiva e dovrebbe scattare dal 2 dicembre ma, come ha detto lo stesso Maniaci, non tutto è perduto, lo stesso Ministero competente potrebbe trovare una soluzione chiedendo “ospitalità” ad una delle emittenti che già trasmettono, oppure liberando frequenze non utilizzate. Mai come in questo caso sarebbe un intervento doveroso e di “pubblico servizio” perché Telejato, in questi decenni, ha dato voce a chi non l’aveva o l’aveva persa.
Ora spetta a tutti noi raccogliere l’appello e far sentire la nostra voce a sostegno di una esperienza che ha davvero rispettato ed onorato i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione.
di Beppe Giulietti -Tratto da: ilfattoquotidiano.it
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