Storia del cane rabbioso
È opportuno seguire lo sviluppo cronologico degli eventi per ricostruire il mosaico:
L’origine.
8.5.2013:
la storia prende l’avvio allorché i carabinieri di Partinico ascoltano un’intercettazione tra l’ex sindaco di Borgetto Davì e un consigliere comunale, Polizzi, il quale si lamenta perché Pino Maniaci gli avrebbe commissionato 2000 magliette senza pagargliele e non gli avrebbe pagato nemmeno tre mesi di affitto, comportandosi, in nome dell’antimafia, in un modo simile a quello che i mafiosi usano quando fanno estorsioni. Si tratta del procedimento 3642/2013, iscrizione a carico di Maniaci Giuseppe. Sarà questa l’accusa con cui è stato reiterato e poi revocato il divieto di soggiorno, in quanto Maniaci ha chiarito di non avere mai avere ricevuto le magliette e di non avere mai abitato a Borgetto e il Polizzi non ha confermato quanto rilevato dalle intercettazioni, ma è stato ritenuto inattendibile. Polizzi ha un parente mafioso, ma ha sempre preso le distanze da lui.
8.12.2013:
Secondo il colonnello della Finanza, Fabrizio Nasca, in servizio alla DIA di Palermo, l’indagine nasce invece in questa data, a seguito di un incidente intercorso alla figlia di Maniaci e al fidanzato che era alla guida: il ragazzo sarebbe stato trasferito all’ospedale di Partinico, onde accertare se fosse in preda all’alcool o avesse assunto droghe, ma la perizia ha esito negativo in quanto egli non fuma e non beve: la cosa fa arrabbiare Maniaci, che ritiene eccessivo e pretestuoso l’atto di controllo dei carabinieri: ecco parte dell’intercettazione tra Nasca e la Saguto del 24.6.2015:
“Perché la cosa nasce dai Carabinieri, te l’avevo raccontato… allora praticamente questo stronzo (Maniaci, ndr), prima che noi facessimo il sequestro Parra, un giorno… una sera lì a Partinico ha un incidente… c’è un incidente… quindi chiamano i Carabinieri, chi è l’oggetto dell’incidente? Una macchina, una 147 con dietro c’è scritto ‘Tele Jato’ e roba del genere, alla guida, cioè accanto al guidatore, c’è sua figlia, Letizia Maniaci… alla guida il fidanzato, che poi sarebbe il genero, non sono sposati e si frequentano da anni… la macchina intestata a Luigi Impastato, il figlio di Impastato… I Carabinieri relazionano…a quanto pare, quindi incidente col motorino, quindi mezzo ferito, gli fanno… gli fanno… il coso per… per tasso alcolemico, questo (incomprensibile)… arriva lui, MANIACI e comincia a inveire ‘ah perché? Di qua di là’… il giorno dopo la stessa cosa… quindi la questione va a finire in ospedale e lui sempre a inveire contro i Carabinieri… il giorno dopo fa la piazzata e dice ‘ah…’ (S): Neanche si può fare il test alcolemico a suo genero (N): Esatto… ‘io non vi voglio più’, perché ci ha la vigilanza generica radiocollegata…di quelle là… ‘io non vi volevo più vedere, non ho più bisogno e qua e di là, quelli fanno un’informativa e la mandano in Procura… Compagnia Carabinieri di Partinico… da questa nasce l’indagine, okay, vengono messi sotto controllo i telefoni e lì emergono i rapporti… cioè… praticamente lui è strumentale, coso (Maniaci, ndr)… anche mi hanno detto che il fatto del cane… l’ultima delle intimid… (incomprensibile) la stessa cosa…strumentale… ma peraltro loro hanno delle intercettazioni fatte in ambito Parra che però non sono state poi… ehh… trascritte”
30 ottobre 2013:
i magistrati in servizio presso la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto, Fabio Licata, Lorenzo Chiaramonte e Claudia Rosini chiedono un intervento a tutela della loro attività “a fronte della campagna di denigrazione e delegittimazione dell’operato della sezione e del suo Presidente, svolta attraverso alcuni servizi giornalistici e televisivi (questi ultimi diffusi dall’emittente Telejato)”. Nell’ambito di questa procedura, il 20 dicembre 2013, una delegazione del CSM, composta tra gli altri anche da Tommaso Virga, visita agli Uffici giudiziari di Palermo e incontra i magistrati in servizio presso la Sezione Misure di prevenzione. La pratica viene definita il 6 febbraio 2014, con proposta di archiviazione motivata con l’insussistenza dei presupposti per l’avvio della procedura a tutela del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione.
Non contento di ciò Virga accompagna la Saguto presso il sottosegretario Ferri, che non prende posizione, ma che aveva votato a suo tempo, poiché faceva parte del CSM, per la nomina della Saguto. Lo stesso Virga il giorno dopo si reca presso il suo amico Claudio Galoppi, componente del CSM che aveva votato favorevolmente alla nomina di Lo Voi a procuratore capo a Palermo.
24 marzo 2014:
qualche mese dopo l’intercettazione Polizzi, viene deciso dalla coppia Nasca-Saguto il sequestro dei beni dei Rappa, che rappresenta la pietra d’inciampo dei due: secondo le stime della DIA si parla di un valore dai 600 agli 800 milioni di euro: ville, edifici, terreni, la concessionaria di pubblicità Pubblimed, le concessionarie di auto, con sede a Isola delle Femmine e Catania, che commercializzano marchi di lusso come Bmw, Mini e Jaguar, il palazzo del TAR di via Butera, alcune palazzine liberty del centro ed alcune ville tra Mondello e l’Addaura. Bloccate inoltre alcune società immobiliari che fanno capo ad una holding milanese. Colpisce soprattutto il sequestro di TRM, una delle prime emittenti televisive private in Sicilia, fondata da Filippo Rappa nel 1976 e che, nel 1984 aveva siglato l’accordo con il gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi cedendo al network nazionale di Retequattro alcune frequenze televisive. Una circostanza che, anni dopo, sarebbe finita in diversi processi di mafia, da quello a Marcello Dell’Utri, amico dei Rappa, a quello agli stessi imprenditori, padre e figlio, poi arrestati nel 1997. Nel frattempo i due nipoti giovani, Gabriele e Vincenzo, hanno costruito proprie attività imprenditoriali, fatturando cifre consistenti e dando lavoro a circa un centinaio di dipendenti, e sono andati avanti rifiutando qualsiasi contatto con Cosa Nostra. Tra l’altro il sequestro dei beni Rappa era già stato proposto una prima volta ma la proposta era stata rigettata. I beni sono affidati a Walter Virga, lo stesso che amministra i beni della famiglia Giardina, proprietaria dei negozi Bagagli. Walter, titolare di uno studio legale a Palermo, è figlio di Tommaso Virga, presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Palermo, componente del direttivo della Associazione Nazionale Magistrati ed ex-componente del Consiglio Superiore della Magistratura, per la corrente Magistratura Indipendente. Nel darne la notizia Telejato annuncia che, “da voci raccolte e non confermate”, Virga padre avrebbe evitato in passato alla dottoressa Saguto un procedimento disciplinare. È questo l’elemento che fa scattare l’intervento della magistratura di controllo, al punto che il 10 giugno 2014 la Saguto è chiamata a chiarire le motivazioni sulla nomina di Virga figlio.
Novembre 2014:
ha inizio ufficialmente il monitoraggio delle utenze telefoniche che metterebbero in luce “l’indole criminale” di Maniaci: viene citata una telefonata con Antonio Ingroia e con un’altra giornalista Federica Delogu fatta il 25-11-2014.
Dicembre 2014:
a sorpresa, Francesco Lo Voi è nominato procuratore capo della Procura di Palermo, dopo alcuni mesi di reggenza affidata a Leonardo Agueci e sostituice Francesco Messineo. Ha battuto in volata, per la nomina, i colleghi Sergio Lari, e Guido Lo Forte, più titolati di lui nell’aspirare a quell’incarico. Lo Voi ha ricevuto i voti della corrente di Magistratura Indipendente, (tra cui Claudio Galoppi), di cui fa parte, quello della laica di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati in commissione incarichi direttivi, quello dei consiglieri del centro destra e dei laici del Pd. Quindi un candidato gradito a tutti, un candidato per tutte le stagioni, voluto da Napolitano e da Renzi, espressione del patto del Nazareno. La sua nomina ha colto di sorpresa soprattutto perché egli non aveva mai avuto ruoli dirigenziali alla Procura di Palermo. Lari e Lo Forte hanno presentato ricorso al Tar che il 25 maggio 2015 ha dato loro ragione, ma anche Lo Voi ha fatto ricorso contro la sentenza del TAR al Consiglio di Stato, il quale, ha lasciato Lo Voi al suo posto, sostenendo che non si poteva lasciare sguarnita la Procura, e successivamente, il 28 gennaio 2016 ha reso definitiva la sua nomina. Proprio sotto la gestione di Lo Voi il procedimento contro Pino Maniaci arriva alla sua fase conclusiva. Dietro tale accanimento sembra esserci un’ombra, quella della Saguto e di Cappellano Seminara, per arrivare a un’ultima inquietante domanda: la moglie di Lo Voi, che è anch’essa un giudice del tribunale di Palermo si chiama Pasqua Seminara. Vuoi vedere??????
Dicembre 2014:
i due cani di Maniaci vengono trovati strangolati. Arrivano solidarietà da tutta Italia, persino da Renzi. È opinione comune che si tratti di un gesto intimidatorio mafioso, ma le intercettazioni, o almeno le parti di intercettazioni rese note lasciano pensare che si sia trattato di un gesto compiuto da Gioacchino Bono, marito di Valentina Candela definita amante di Maniaci. È lo stesso Maniaci a dare adito a questo sospetto: ……………..
In realtà, quando il fatto viene scoperto Maniaci sporge denuncia ai Carabinieri, manifestando anche i suoi sospetti su Bono: solo qualche giorno dopo i carabinieri vanno a rilevare sul posto le tracce, raccogliendo un tubo servito per strangolare gli animali e comunicando, dopo alcuni mesi ………… chiudono l’indagine dicendo che non erano state rilevate impronte. Non risulta che la persona indicata da Maniaci come responsabile del gesto sia mai stata interrogata. Nell’ipotesi che lo sia stata e non abbia confermato l’accusa rimane la conseguente ipotesi o che abbia mentito o che non sia responsabile. E allora, se non è stato lui, chi è stato?
10.2.2015:
intercettazione e filmato con De Luca, che, messo in bella posta davanti alla telecamera viene ripreso mentre dà 300 euro a Maniaci. Secondo la Procura è una prova documentaria dell’estorsione fatta da Maniaci in cambio della promessa di non usare la sua emittente per denunciare le parentele mafiose di alcuni consiglieri e assessori, secondo Maniaci è il pagamento, documentato da fattura, di quanto dovuto a seguito della pubblicità, fatta dalla sua emittente, del locale “La Carcara”, di proprietà della moglie del sindaco. Maniaci ha chiesto ripetutamente che venisse prodotta una prova su un presunto “ammorbidimento” del suo telegiornale, che per contro, con scadenza quasi quotidiana, non ha smesso di accusare le discrasie dell’amministrazione di Borgetto e le parentele mafiose di alcuni consiglieri.
31.3.2015:
i carabinieri di Partinico trasmettono alla procura il testo dell’articolo su Virga e il 5 maggio 2015 viene concessa dal GIP la proroga dell’autorizzazione alle intercettazioni.
9 aprile 2015:
“il Procuratore di Palermo trasmette a Caltanissetta la nota 589/1-4 del 31 marzo 2015, redatta dai Carabinieri della Compagnia di Partinico, contenente alcuni degli esiti dell’attività di intercettazione svolta su due utenze in uso a Giuseppe Maniaci, direttore dell’emittente Telejato, nell’ambito del procedimento iscritto a suo carico. Nel corso delle conversazioni intercettate, il direttore di Telejato sosteneva con diversi interlocutori, tra i quali magistrati e colleghi giornalisti, l’esistenza di un sistema clientelare, di un “verminaio“, di un “cerchio magico“, della “mafia nell”antimafia” che sfruttava le opportunità offerte dalla gestione di patrimoni sottoposti a sequestri di prevenzione per ottenere arricchimenti illeciti. Al vertice di questo sistema, secondo Maniaci, vi sarebbero stati la Presidente della sezione, Silvana Saguto, e l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara. Più in dettaglio, Maniaci denunciava, nel corso delle conversazioni con Antonio Ingroia (22 novembre 2014) e con la giornalista Federica Delogu (25 novembre 2014) la circostanza che Silvana Saguto sarebbe stata sottoposta ad un procedimento disciplinare e che Tommaso Virga, padre dell’amministratore giudiziario Walter Virga, membro della sezione disciplinare presso il CSM, aveva determinato l’archiviazione del procedimento a carico della Saguto. Il giorno dopo l’archiviazione, secondo Maniaci, Silvana Saguto avrebbe nominato Walter Virga come amministratore giudiziario del sequestro Rappa, e Mariangela Pantò, fidanzata di uno dei figli della Saguto, avrebbe ricevuto incarichi nell’ambito della medesima amministrazione. (Nota redatta il 31 marzo 2015 dalla Compagnia dei Carabinieri di Partinico e acquisita agli atti il 27 aprile 2015.)
5 maggio 2015:
“per documentare la rituale autorizzazione delle operazioni di intercettazione telefonica sulle utenze in uso a Maniaci, venivano acquisiti i decreti autorizzativi e i decreti di proroga del GIP di Palermo. Le conversazioni di Maniaci si collocavano in un contesto caratterizzato dalla pubblicazione di alcuni servizi e articoli di stampa comparsi su Telejato e su La Repubblica, acquisiti in copia agli atti del presente procedimento, relativi alla gestione dei beni sottoposti a sequestro di prevenzione. In particolare, il 20 marzo 2015, Alessandra Ziniti, su La Repubblica, scriveva di “sprechi’, di “gestione discutibile” delle società sotto sequestro di prevenzione, spesso destinate al fallimento; evidenziava il paradosso di “inspiegabili assunzioni di personale con stipendi doppi presso catene di negozi ove erano stati chiusi punti vendita, dimezzato il fatturato e messi in solidarietà i dipendenti; citava l’esempio della concessionaria d’auto il cui amministratore giudiziario utilizzava durante il week-end auto da migliaia di euro “prese in prestito” dalla concessionaria stessa. L’articolo di Alessandra Ziniti, come si è colto dalle attività di ascolto, suscitava la reazione dei Giudici in servizio presso la Sezione Misure di prevenzione e, infatti, il 21 marzo 2015, la giornalista pubblicava un altro articolo rappresentando il punto di vista dei magistrati – “in quattro a far fronte a una montagna difascicoli”. Più duri gli articoli comparsi su Telejato. In un servizio firmato dalla redazione, Gaetano Cappellano Seminara veniva dipinto come “il re degli amministratori giudiziari”; in un servizio a firma di Monica Cillerai, Cappellano Seminara veniva descritto come “l’uomo dei cinquantasei incarichi”, giunto ad amministrare circa “una sessantina di beni”, “circa 254 tra imprese, aziende, immobili” e veniva denunciata la circostanza che sarebbe stato incompatibile con alcuni degli incarichi ricevuti. In un articolo comparso su Telejato il 19 febbraio 2015, Salvo Vitale scriveva: “C’è chi parla, senza poterlo dimostrare, di rapporti d’affari tra Cappellano Seminara e il marito della sig.ra Saguto, tal ingegnere Caramma, si dice che la convivente del figlio della Saguto, un’altra avvocatessa dal nome esotico, Donna Pantò, gestirebbe i beni delle aziende Rappa assieme a Walter Virga, figlio del magistrato Virga del Consiglio Superiore della Magistratura, che ha archiviato un procedimento giudiziario nei confronti della Saguto”.
A parte le imprecisioni (come ad esempio, l’effettivo numero delle gestioni affidate a Cappellano Seminara, il nome di Mariangela Pantò, la circostanza che la stessa non fosse convivente del figlio della Saguto, il fatto che il CSM non tratti “procedimenti giudiziari”), gli articoli sintetizzati, soprattutto quelli pubblicati su Telejato, descrivevano un contesto e denunciavano la presenza di “un cerchio magico che ruota[va] intorno agli amministratori giudiziari ed ai “quotini”, ossia l’insieme di coadiutori e collaboratori, coloro che erano “in quota” dell’amministratore giudiziario, “nella quota del loro re, cioè di colui che li fa lavorare” e che determinava arricchimenti indebiti attraverso la gestione dei compendi in sequestro di prevenzione. Le notizie di stampa e le conversazioni registrate sulle utenze di Maniaci, il quale, peraltro, rivestiva la posizione di persona sottoposta ad indagini nel procedimento iscritto presso la Procura di Palermo e la cui credibilità andava scrupolosamente vagliata, erano solo il punto di partenza per gli accertamenti da svolgere. Veniva acquisita agli atti del presente procedimento copia delle sommarie informazioni testimoniali rese da Silvana Saguto il 10 giugno 2014, nel corso delle quali la stessa dichiarava che la scelta degli amministratori avveniva normalmente su base fiduciaria ad opera del collegio – così come collegiali erano le autorizzazioni per tutti gli atti di straordinaria amministrazione dei beni in sequestro – con il solo divieto, imposto dalla legge, di nominare i proposti, nonché i parenti ed i prestanome dei proposti. Dichiarava, inoltre, che non vi erano rapporti di parentela o di amicizia tra Giudici della sezione e amministratori nominati, ma che era capitato che qualche incarico fosse conferito a parenti di colleghi: a questo proposito, citava – senza che le fosse chiesto e trincerandosi dietro il fatto che non fosse vietato “da nessuna legge” – proprio il caso di Walter Virga, figlio di Tommaso Virga. “c’è qualche parente di qualche collega, e questo è vero f…] per esempio noi abbiamo Walter Virga, che è il figlio di Tommaso Virga, due incarichi in tutto […] Poiché Tommaso Virga è stato al Consiglio Superiore, che significa, che uno che c’ha un magistrato che è a Roma, quindi centrale, non può essere nominato né a Bolzano, né a Palermo, né in nessun altro posto? Questo non è stabilito da nessuna legge”. (Dalla trascrizione delle dichiarazioni rese da Silvana Saguto il 10 giugno 2014)
Alla luce di questi elementi, delle notizie di stampa e delle conversazioni registrate sull’utenza di Maniaci, si riteneva di iscrivere Tommaso Virga per il delitto di cui all’art. 319 quater co. 1 cp, commesso in data antecedente il 24 marzo 2014 (data del sequestro Rappa), ipotizzando che lo stesso, abusando della sua qualità di consigliere del CSM – il quale, stando alle conversazioni captate sull’utenza di Maniaci, avrebbe avuto in carico una non meglio definita pratica riguardante Silvana Saguto, forse un procedimento disciplinare, che comunque è giudicato da un organo collegiale – avesse indotto quest’ultima a dare indebitamente un’utilità al proprio figlio Walter Virga, nominandolo amministratore giudiziario nell’ambito del proc. 34/2014 RMP
14.05.2015:
Provenzano Carmelo contatta Saguto Silvana chiedendo se ha visto la trasmissione “Le Iene”. La donna risponde negativamente e chiede “com’è andata?”. Provenzano risponde “malissimo, cioè Maniaci su Telejato ha organizzato sta cosa sulle Iene con l’avvocato Dalia (rectius DELL’AIRA Andrea, ndr) e Gaetano (Cappellano Seminara, ndr) è stato pochissimo performante, cioè proprio non ha avuto smalto, anzi cioè”. Provenzano aggiunge “ma lei perché ha dato questi incarichi al marito della Saguto, è nel consiglio d’amministrazione della società da lei, lui non è bravissimo su quel punto, perché non dice che è 2005 l’incarico, ante il tuo ingresso alla reggenza, lo dice ma…eh eh la sensazione che si ha, infatti, è che è stata fatta male sta cosa, bisognerà riprenderla bene anche a livello mediático”. La donna chiede “e cioè? Cosa si può fare?”. Provenzano dice che, dato che “Le Iene” è un programma seguito prevalentemente da giovani, vorrebbe organizzare “un convegno con un sacco, ma proprio un sacco, un sacco di giovani, proprio per la difesa dei magistrati ora che lavorano, non quando non lavorano più e quando non ce li abbiamo più, la butterei proprio sulla problematica destabilizzazione del sistema”, aggiungendo che non farebbe nessuna querela ma che vuole fare qualcosa “d’impatto”, incentrando l’incontro sui “giovani che vogliono preservare proprio gli eroi del contrasto alla criminalità, quindi voglio fare una giornata su di te”.
17.05.2015:
“Saguto Silvana contatta Pignatone Giuseppe […] sono le solite cose vecchie di due…dell’anno passato che sono state già risolte dalla Bindi non è accaduto null’altro di nuovo, nessuno né ha dato incarichi a Cappellano né, tantomeno, a mio marito che non ne ha completamente, manco mezzo, per errore, con Cappellano e con nessuno, io più di non fare niente non posso fare, oltre che le nomine di tutti (incomprensibile). Adesso siamo arrivati non so a quanti nominati di soggetti perché abbiamo un mare di sequestri, abbiamo un mare di amministratori nuovi che il Signore ce la mandi buona perché non facciamo manco più a due a due gli incarichi, ad uno ad uno, veramente e c’è gente che ha un solo incarico”. La Saguto comunica a Pignatone che c’è il Prefetto disponibile a rilasciare un’intervista in suo favore ed a parlare con Scarpinato “a fare uscire insomma le minacce varie che andiamo ricevendo ogni minuto e poi mi hanno ribadito il concetto che quello è sotto inchiesta, Maniaci, perché l’ispiratore lui è”. Pignatone ritiene “che lui solo sia l’ispiratore mi sembra impossibile'”. Nel corso della telefonata, la Saguto afferma “veramente, Giuseppe, non ho più che cosa dire, che cosa fare, più di come mi sono mossa, più di non avere fatto assolutamente nulla con l’anno passato, se non una popolazione di sequestri nuovi mai dati a Cappellano né ad altri di quelli storici ma sempre a persone nuove, io più di questo non posso fare” e che andrà a parlare con Scarpinato “e ci faccio parlare il Prefetto perché sono molto amici”. Pignatone consiglia di predisporre una “relazione” in cui evidenziare come siano stati nominati vari amministratori giudiziari.
18.05.2015:
Cannizzo Francesca contatta Saguto […]: “I tuoi colleghi sono “gelosi” perché lei (la Saguto, ndr) è “la regina incontrastata” e che andrà da Scarpinato Roberto per dirgli “senti, ma io sono buona solo quando servo per certe cose?” La Saguto dice “loro, Le Iene, cosa contestano che mio marito, ha…avrebbe, che non è vero, un incarico, minchia io sii do tutte cose a Cappellano perché lui gentilmente gliene dà uno a mio marito, ma è veramente tirchio, perché ti voglio dire, la cosa che mi fa impazzire in tutto questo, io ci avrei guadagnato che Lorenzo c’ha una cosa, minchia ma veramente, è una cosa dell’altro mondo”.
20.05.2015:
Saguto Silvana contatta Licata Fabio il quale dice che sta “scrivendo” un provvedimento relativo alla GAS NATURAL. Nel corso della telefonata, i due interlocutori parlano dell’articolo di Gargano Leopoldo, quindi Saguto riferisce che in ufficio da lei “è venuto il Colonnello Nasca, ha detto che ora la fa uscire…ha parlato con uno di Repubblica, con un altro che non so chi sia, me l’ha detto ma io me li scordo i nomi, che farà su Esse Sicilia e su Live Sicilia, che girano, questi girano molto” […] “Nel corso di altra conversazione, Silvana Saguto commentava la pubblicazione della notizia della progettazione di un attentato ai suoi danni con Costantino Visconti e gli riferiva che Nasca si sarebbe impegnato a “[muovere] qualche altra persona che [avrebbe parlato] sui giornali vari “.
22 maggio 2015:
Tommaso Virga si interessava perché l’ANM di Palermo redigesse un comunicato di solidarietà nei confronti di Silvana Saguto, la quale, peraltro, aveva ricevuto, grazie all’intervento di Guglielmo Muntoni, l’interessamento dell’ANM nazionale: “Saguto Silvana contatta Muntoni Guglielmo dicendo che Sabelli non l’ha ancora chiamata. Muntoni chiede se vuole il numero ma la donna risponde negativamente. Muntoni dice che io chiama lui “.
In seguito l’ANM è venuta a fare un controllo in Sicilia e non se n’è fatto niente, ha ritenuto che non c’erano gli estremi.
23 maggio 2015:
Silvana Saguto da Milano, parlava della notizia relativa al progetto di attentato con la madre (che le diceva come anche “don Salvatore” avesse letto il giornale e pregasse per lei), e poi si informava se i suoi figli avessero “saputo niente”. La madre le passava poi il figlio Emanuele al quale raccontava che, nel corso di un dibattito, l’Assessore Caleca le aveva fatto “un panegirico” dicendo che lei era “quella che sequestrava tutto e che la lotta alla mafia si fa[ceva] così” e poi commentava che i colleghi, salvo pochi amici, non le avevano manifestato solidarietà perché lei era “nota” e “le cose che faceva lei non le faceva nessuno”. Alla fine della conversazione, il figlio le manifestava preoccupazione invitandola a stare in casa nei giorni successivi al rientro. Né la madre né il figlio di Silvana Saguto erano a conoscenza del fatto che l’iniziativa di rendere pubblica la notizia fosse partita congiuntamente dalla stessa Saguto e da Nasca senza che ricorresse alcun pericolo accertato e, quindi, Emanuele le chiedeva se Nasca “quella cosa ¡'[avesse] controllata”, ossia, se fosse entrato nel merito delle verifiche sulla fondatezza della notizia”.
26.5.2015:
dopo il servizio de Le Iene sulla gestione dei beni in sequestro di prevenzione, Silvana Saguto si adoperava per controbilanciare gli effetti della trasmissione televisiva e per creare attorno alla propria persona una sorta di rete di solidarietà attraverso la diffusione – proprio mediante l’intervento del Ten. Col. Nasca – della risalente notizia relativa alla pianificazione di un attentato ai suoi danni: la notizia veniva pubblicata su Live Sicilia e sul Giornale di Sicilia. Molto prima degli altri Telejato diceva subito che si trattava di un attentato farlocco.
26 maggio 2015:
Silvana Saguto riceveva la telefonata di solidarietà di Alfonso Sapia, sindaco di Casteltermini, e gli raccontava che la notizia della pianificazione dell’attentato ai suoi danni era stata diffusa in quel momento perché uno dei “militari [suoi] amici, che la riteneva “tanto brava”, aveva voluto “ristabilire l’ordine” dopo il servizio de Le Iene. in data 26.05.2015, SAPIA Alfonso contatta SAGUTO esprimendo la sua solidarietà a seguito delle minacce pubblicate su alcuni organi stampa. La donna afferma che era già a conoscenza di tali minacce ma che “nisciu (è uscito, ndr) ora perché qualcuno dei militari miei amici, secondo loro, gli interessava perché siccome c’era stato quel servizio delle Iene un poco diffamatorio, allora dice ora ristabiliamo l’ordine che lei è tanto brava”.
30.07.2015:
Provenzano Carmelo contatta TONA Giovanbattista. I due interlocutori parlano del “mondo” delle amministrazioni giudiziarie e della competizione che vi è tra i vari professionisti coinvolti. TONA afferma […] “io ho sentito dire cose di CAPPELLANO poco sotto quello che può fare satana in persona…nel 2005, ho fatto le mie verifiche, mi sono fatto sii accertamenti, ho saputo anche delie cose che non sono bellissime, quelle di cui abbiamo parlato ben due volte, ma che non appartengono diciamo… non sono di natura penale, certo possono essere piccole, come dire, furbizie, scorrettezze e però ancora non ci hannu arrinisciuto (non ci sono riusciti, nàx)…può darsi ci arrinescinu perchè sai ognuno di noi…lui tra l’altro proprio perchè è fatto come è fatto, potrebbe scivolare, potrebbe farlo qualche scivolone no…quindi…potrebbe averlo fatto… però ancor non ci hanno potuto fare niente, cioè un anno e mezzo di Telejato, solo che siccome noi siamo in un paese nel quale simu tutti…ni pitumu pigliar pi fissa tra rinatri (ci possiamo prendere in giro tra di noi, ndr), quando uno tu non lo riesci ad incastrare, non è che puoi dire che sei tu che non sei capace di incastrarlo, devi dire che ci sono i poteri oscuri, le protezioni, i poteri forti…”. Provenzano dice che “condivide tutto” e che “mastini come te o come magistrati con tutti i diritti cahannu (difetti che hanno, ndr) (incomprensibile), ma chiddi a un certo punto si misero cha dove avirono (dovevano, ndr) arrivare, dovevano arrivare e non c’è nè così tanti ah…. MANIACI è chiddu (quello, ndr) che è, MANIACI, va bè Le Iene è quello che è, ma ancora un mastino cà sa mmiso (si è messo, ndr) serio, tipo pi (per, ndr) RIINA, non c’è stato però…
29.05.2015:
Saguto contatta Provenzano Carmelo. Terminata la comunicazione, Sabelli Rodolfo contatta Saguto Silvana dicendo che “‘l’amico comune Guglielmo Muntoni mi riferiva di questo servizio televisivo in cui mi ha detto sono state diffuse tutta una serie di falsità e di attacchi””. La Saguto dice che il servizio de Le Iene è ispirato da un soggetto (Maniaci, ndr) vicino ad alcuni mafiosi di Partinico e che da questi riceve elargizioni per cui, invece di fare “antimafia” è diventato “filomafia”. La donna precisa che l’emittente è Telejato e che manderà una nota con tutti i dati dell’ufficio Misure di Prevenzione e che gli stessi dati sono consegnati al Presidente del Tribunale di Palermo. Sabelli dice che come ANM sono attenti al tema delle “retribuzioni degli amministratori giudiziari” in quanto è un “settore” intorno al quale si “scatenano vari appetiti” e la Saguto risponde che la Sezione di Palermo “è riuscita ampiamente a mediare” e che negli ultimi 4 anni e mezzo il “numero degli amministratori sì è “quintuplicato”.. passando da una ventina a 120 circa. La circostanza che fosse stato proprio Nasca a favorire la pubblicazione della notizia dell’attentato emerge dalle conversazioni 20/23 maggio che Silvana Saguto intratteneva, rispettivamente, con il collega Fabio Licata, con Costantino Visconti, con il figlio Emanuele Caramma e con Alfonso Sapia. Nel corso della prima conversazione, Silvana Saguto riferiva a Licata che Nasca aveva parlato con alcuni giornalisti, i quali avrebbero fatto “uscire” la notizia su La Repubblica, su Esse Sicilia e Live Sicilia ossia su quotidiani, anche online, “che girano, girano molto”.
29 maggio 2015:
Walter Virga racconta al padre dell’incontro avuto la mattina stessa con Silvana Saguto e Fabio Licata. Sia pure riportato al padre in termini allusivi (“a livello diciamo generale del problema ecco, del rompimento di palle sembrerebbe, poi ne parliamo…a meno che non gli hanno detto fesserie ma sembrerebbe questione di poco proprio.. “), sembra che la Saguto – che si dice contraría all’idea di Walter che le aveva prospettato di “mettere un punto”, ossia di chiudere con le amministrazioni giudiziarie – abbia detto al suo interlocutore di avere saputo che Maniaci era in procinto di essere sottoposto ad una misura cautelare.
12 giugno 2015:
La Pantò (fidanzata di un figlio della Saguto), comunica che se ne sarebbe andata e che avrebbe approfittato della presenza degli operai a casa propria per farsi allestire una stanza a studio professionale. Francesco Caramma prova, senza esito, a dissuaderla – anche facendo riferimento all’imminente applicazione di una misura cautelare a carico di Maniaci (“Siamo sicuri che lo arrestano a breve, a giorni? Io lo spererei, lo spererei”: nella trascrizione del dialogo contenuta nella nota del NPT del 12 giugno “Siamo sicuri (incomprensibile) a giorni? Io lo spellerei, io lo spellerei questo” (pag.206)
15 giugno 2015:
dialogando allo studio legale con i colleghi Cordova e Majuri, Walter Virga rifletteva sul fatto che Provenzano – dal lui definito come “farabutto” e “lestofante” – avesse ottenuto cinque o sei incarichi in due anni, che si stesse “facendo i bagni’ (nel denaro), che potesse “permettersi di mettere in liquidazione le società” e che nessuno “gli [rompesse] i coglioni’, neanche “il baffo” (intendendo che i servizi di Maniaci e Telejato non lo avevano assunto come obiettivo di attacchi mediatici). …….. Nasca dice che aveva cercato Virga “perché sto cercando di fare il punto su MANIACI e gli volevo chiedere: scusa, ma per caso l’autorizzazione di TMR, gliela dai tu e roba del genere”.
20.06.2015:
Saguto contatta Cappellano. Parlano di Maniaci e dell’articolo di Telejato. Cappellano dice che domani presenta la querela a “PETRALIA” e che ha sentito “LICATA” molto “incavolato” con “SCALETTA”. ……afferma “io avevo qualche dubbio se parlare con il presidente (MUNTONI, ndr) per quella cosa che mi ha dato…non lo so, in questo momento”.
24.06.2015:
Saguto Silvana contatta Cappellano il quale racconta l’esito del processo in cui ha testimoniato a Roma. L’uomo dice che ha finito l’esame del PM e che il 15 luglio ha il controesame della difesa. Cappellano dice che ha parlato con Gargano il quale ha parlato anche con l’avvocato Monaco Sergio. Quindi, parlano di MANIACI che entrambi definiscono “un provocatore”. La SAGUTO dice che “il figlio” è stato trovato con la “macchina di IMPASTATO”.
24.6.2015:
dialogo tra Saguto e Nasca. Saguto: “Per capire se… da che cosa ci dobbiamo guardare, visto che (incomprensibile)… io ieri ho visto la Bindi e Claudio Fava. Claudio FAVA mi ha detto ‘ma noi abbiamo chiesto, ma MANIACI non è pronto per…’, lasciando puntini puntini… quindi lo sanno pure loro. (N): Ah, pure loro, sì ma oramai è voce comune (S): Però… (N): Dove escono…escono, cioè le cose (S): E però… (N): E però… (S): …nessuno si smuove (N): Il punto è che non so se è… è passato già al GIP oppure… (S): Io penso di sì (N): Eh bisogna capire… (S): Anche quello, bisognerebbe capire se lui è l’indagato principale… (N): Quale GIP… (S): …e se potete capire se gli pende procedimento, se voi lo potete sapere… (N): No, è lui, è lui (MANIACI, ndr) l’indagato principale, questo è… (S): E allora vedi… (N): Cioè le intercettazioni erano su di lui, capito? Erano su di lui (S): Non è su PARRA? (N): No, su di lui… su di lui… su di lui… sull’attività….. Commentano la notizia che INGROIA difenderà MANIACI nel processo per stalking a danno di CAPPELLANO. Poi, questi dice che incaricherà l’avvocato MONACO di andare a Caltanissetta per sapere a chi è stato assegnato il fascicolo con la denuncia per diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei giornalisti de “Le lene”.
24 giugno 2015:
Saguto chiede se la misura cautelare a carico di Pino Maniaci fosse giè stata depositata al GIP: già un anno prima la sorte di Maniaci era segnata.
28.7.2015:
dichiarazione di Panettino, consigliere comunale di Borgetto, su Maniaci, che conferma che chiede soldi in cambio di una linea morbida della sua TV nei confronti delle presenze mafiose al Consiglio comunale.
30.07.2015:
Provenzano Carmelo contatta TONA Giovanbattista. I due interlocutori parlano del “mondo” delle amministrazioni giudiziarie e della competizione che vi è tra i vari professionisti coinvolti. TONA afferma […] “io ho sentito dire cose di CAPPELLANO poco sotto quello che può fare satana in persona…nel 2005, ho fatto le mie verifiche, mi sono fatto sii accertamenti, ho saputo anche delie cose che non sono bellissime, quelle di cui abbiamo parlato ben due volte, ma che non appartengono diciamo… non sono di natura penale, certo possono essere piccole, come dire, furbizie, scorrettezze e però ancora non ci hannu arrinisciuto (non ci sono riusciti, nàx)…può darsi ci arrinescinu perchè sai ognuno di noi…lui tra l’altro proprio perchè è fatto come è fatto, potrebbe scivolare, potrebbe farlo qualche scivolone no…quindi…potrebbe averlo fatto… però ancor non ci hanno potuto fare niente, cioè un anno e mezzo di Telejato, solo che siccome noi siamo in un paese nel quale simu tutti…ni pitumu pigliar pi fissa tra rinatri (ci possiamo prendere in giro tra di noi, ndr), quando uno tu non lo riesci ad incastrare, non è che puoi dire che sei tu che non sei capace di incastrarlo, devi dire che ci sono i poteri oscuri, le protezioni, i poteri forti…”. Provenzano dice che “condivide tutto” e che “mastini come te o come magistrati con tutti i diritti cahannu (difetti che hanno, ndr) (incomprensibile), ma chiddi a un certo punto si misero cha dove avirono (dovevano, ndr) arrivare, dovevano arrivare e non c’è nè così tanti ah…. MANIACI è chiddu (quello, ndr) che è, MANIACI, va bè Le Iene è quello che è, ma ancora un mastino cà sa mmiso (si è messo, ndr) serio, tipo pi (per, ndr) RIINA, non c’è stato però…
6.1.2015:
La figura del Ten. Col. Rosolino Nasca e la diffusione, ad opera sua, della notizia dell ‘organizzazione di un attentato ai danni di Silvana Saguto. Prima di entrare nel merito dei gravi indizi di colpevolezza dello scambio corruttivo tra Silvana Saguto e Rosolino Nasca e della concussione in concorso con Carmelo Provenzano ai danni di Giuseppe Rizzo, è necessario chiarire in quale forma e in quale contesto la figura del Ten. Col. della Guardia di Finanza, Rosolino Nasca, in servizio presso il Centro Operativo della DIA di Palermo, sia comparsa nella presente indagine. All’indomani del servizio de Le Iene del maggio 2015 sulla gestione dei beni in sequestro di prevenzione, Silvana Saguto si adoperava per controbilanciare gli effetti della trasmissione televisiva e per creare attorno alla propria persona una sorta di rete di solidarietà attraverso la diffusione – proprio mediante l’intervento del Ten. Col. Nasca – della risalente notizia relativa alla pianificazione di un attentato ai suoi danni; notizia che veniva pubblicata su Live Sicilia e su quotidiani locali. Il 22 maggio 2015, Tommaso Virga si era interessato perché l’ANM di Palermo redigesse un comunicato di solidarietà nei confronti di Silvana Saguto, la quale, peraltro, aveva ricevuto, grazie all’intervento di Guglielmo Muntoni, l’interessamento dell’ANM nazionale
31.3.2015:
nota dei carabinieri di Partinico su quello che Telejato ha detto riguardo Walter Virga
20.05.2015:
Visconti Costantino contatta Saguto Silvana. I due interlocutori commentano l’articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia. […] Nel corso della telefonata, la Saguto afferma “il Colonnello NASCA m’ha detto che farà…muoverà qualche altra persona che parlerà sui giornali vari’ […1 Si interrompe la comunicazione (comunicazione contraddistinta dal progressivo n. 10034 del Decreto 488/15 R.I.); riprende la comunicazione interrotta precedentemente. SABELLI Rodolfo contatta SAGUTO Silvana la quale parla del rischio delegittimazione della Sezione Misure di Prevenzione a seguito degli attacchi mediatici e delle minacce ricevute da parte di alcuni mafiosi. Poi, cita Cappellano SEMINARA che “per il sequestro PIAZZA” avrebbe “fatto arrivare allo Stato 36 società” su 6 affidate inizialmente. La SAGUTO dice che manderà tutti i dati a SABELLI il quale comunica il seguente indirizzo di posta elettronica: Silvana Saguto, il 23 maggio 2015 – come risulta dall’ascolto diretto del file audio – da Milano, parlava della notizia relativa al progetto di attentato con la madre (che le diceva come anche “don Salvatore” avesse letto il giornale e pregasse per lei), e poi si informava se i suoi figli avessero “saputo niente”. La madre le passava poi il figlio Emanuele (e non Francesco, come risulta da un ascolto diretto del fde audio), al quale raccontava che, nel corso di un dibattito, l’Assessore Caleca le aveva fatto “un panegirico” dicendo che lei era “quella che sequestrala] tutto e che la lotta alla mafia si fa[ceva] così” e poi commentava che i colleghi, salvo pochi amici, non le avevano manifestato solidarietà perché lei era “nota” e “le cose che faceva lei non le faceva nessuno”. Alla fine della conversazione, il figlio le manifestava preoccupazione invitandola a stare in casa nei giorni successivi al rientro. Né la madre né il figlio di Silvana Saguto erano a conoscenza del fatto che l’iniziativa di rendere pubblica la notizia fosse partita congiuntamente dalla stessa Saguto e da Nasca senza che ricorresse alcun pericolo accertato e, quindi, Emanuele le chiedeva se Nasca “quella cosa ¡'[avesse] controllata”, ossia, se fosse entrato nel merito delle verifiche sulla fondatezza della notizia. in data 23.05.2015 (dal min. 17:56:10), CARAMMA Francesco contatta SAGUTO Silvana. Nel corso della telefonata, CARAMMA chiede alla madre se ha “sentilo il Colonnello NASCA” e se questi “quella cosa là l’ha controllata?”. La donna risponde “Francè, lo farà, di sabato pomeriggio non credo che si metta a controllare cose, s’è segnato i nominativi, le cose, ieri era sera, oggi è sabato, diamogli il tempo alle persone di fare le cose” (comunicazione contraddistinta dal progressivo n. 7434 del Decreto 488/15 R.I., nota del NPT del 3 giugno 2015).
26 maggio 2015:
Silvana Saguto riceveva la telefonata di solidarietà di Alfonso Sapia, sindaco di Casteltermini, e gli raccontava che la notizia della pianificazione dell’attentato ai suoi danni era stata diffusa in quel momento perché uno dei “militari [suoi] amici, che la riteneva “tanto brava”, aveva voluto “ristabilire l’ordine” dopo il servizio del Le Iene. in data 26.05.2015, SAPIA Alfonso contatta SAGUTO esprimendo la sua solidarietà a seguito delle minacce pubblicate su alcuni organi stampa. La donna afferma che era già a conoscenza di tali minacce ma che “nisciu (è uscito, ndr) ora perché qualcuno dei militari miei amici, secondo loro, gli interessava perché siccome c’era stato quel servizio delle Iene un poco diffamatorio, allora dice ora ristabiliamo l’ordine che lei è tanto brava”.
29 giugno 2015:
giorno del deposito del decreto di sequestro e di nomina di Giuseppe Rizzo ad amministratore giudiziario nella procedura 156/2015 RMP Virga – il Ten. Col. Nasca dava un riscontro alla richiesta formulata da Silvana Saguto il 24 giugno 2015 e le diceva di avere “mosso delicatamente una pedina” per avere informazioni circa il fascicolo iscritto presso la Procura di Caltanissetta.
9 settembre 2015:
scoppia la bomba: la procura di Caltanissetta invia un avviso di garanzia alla presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto e al più noto fra gli amministratori giudiziari palermitani, Cappellano Seminara. Corruzione, induzione alla concussione, e abuso d’ufficio sono i reati notificati. I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria perquisiscono la cancelleria e l’ufficio del magistrato. Nell’inchiesta è coinvolto anche il marito della Saguto, Lorenzo Caramma che avrebbe ottenuto vari incarichi relativi al settore di pertinenza della moglie. Vengono fuori una serie di nomi, alcuni dei quali non direttamente coinvolti nelle vicende della Saguto, altri suoi amici, cui chiedere favori e appoggi: tra gli indagati Tommaso Virga e il figlio Walter, i collaboratori della Saguto Chiaramonte, Licata, il colonnello della DIA Fabrizio Nasca, ma spuntano anche i giudici Pignatone, Scarpinato, Muntoni, (Roma), gli amministratori Scimeca, Rizzo, Carmelo Provenzano, Santangelo, Gigante, quello del sottosegretario Ferri, tutti all’interno del “cerchio magico” con cui la Saguto ha creato intorno a sè una cintura di protezione che le garantirebbe l’impunità.
13 settembre 2015:
veniva registrata una conversazione nel corso della quale Silvana Saguto si rivolgeva al Procuratore Giuseppe Pignatone chiedendogli un consiglio su un collega che avrebbe potuto difenderla in occasione del procedimento disciplinare che sarebbe scaturito dalla presente indagine (“tu ci devi cominciare a pensare, tu sei il mio referente, mi devi dire chi devo prendere, chi non devo prendere, che devo fare, tutto tu mi devi dire”). Chiedeva, inoltre, al suo interlocutore di indicargli un difensore “un poco carismatico”, perché, in occasione del procedimento per i ritardi nei depositi delle sentenze, Francesco Lo Voi le aveva suggerito un collega “che era un poco moscio” (“quando non ci fu il procedimento disciplinare, ma io avevo i ritardi, mi diedero quello… Franco Lo Voi mi diede quello che non mi ricordo manco come si chiamava di M.I. che era un poco moscio, poi andò bene perché andò bene, ma mi sono autodifesa praticamente”).
6 ottobre 2015:
Per comprendere se il procedimento “per/ritardi” di cui aveva parlato Silvana Saguto al Procuratore Giuseppe Pignatone fosse quello del 2005, conclusosi con il non luogo a procedere, il Pubblico Ministero, il. assumeva informazioni dal Procuratore di Palermo. Francesco Lo Voi. Lo Voi riferiva di conoscere Silvana Saguto da prima del suo ingresso in magistratura e di avere intrattenuto con lei buoni rapporti, anche di frequentazione, improntati alla cordialità, ma che, negli ultimi anni, i loro rapporti personali si erano “raffreddati sino a scomparire del tutto”. Lo Voi – al quale veniva data lettura della conversazione e al quale veniva chiesto se ricordasse di avere suggerito, in passato, a Silvana Saguto il nome di un collega che l’avesse assistita nell’ambito di un’istruttoria predisciplinare o di un procedimento disciplinare e, in caso positivo, di indicare chi fosse il collega individuato – premetteva di essere stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 31 luglio 2002 al 31 luglio 2006, e ricordava che, negli anni 2003- 2004, Silvana Saguto aveva avuto un procedimento disciplinare per i ritardi nei depositi delle sentenze che doveva essersi concluso con una richiesta di proscioglimento da parte del Procuratore Generale della Cassazione, provvedimento successivamente esaminato dalla sezione disciplinare del CSM. Silvana Saguto – continuava Lo Voi, che specificava di non essere stato parte della sezione disciplinare, perché diversamente si sarebbe astenuto anche solo dal trattare l’argomento – si era rivolta a lui per avere un’indicazione su un difensore che la potesse assistere nella fase istruttoria innanzi al Procuratore Generale e lui, dopo avere chiesto ad alcuni colleghi romani, le aveva indicato il nome di Stefano Schirò. […]
……Mi dissero che era bravo e competente nella materia disciplinare; io lo suggerii alla collega Saguto, dicendole: “Prendi contatto con lui, perché se… deve assistere e deve innanzitutto essere disponibile, poi ti deve dire se lo vuole fare, se non lo vuole fare”, come normalmente si fa. Seppi poi che lei aveva preso contatto con Schirò, perché Schirò me ne diede conferma, e fini li. Cioè finì lì il mio interessamento, evidentemente. Dopodiché seppi, ma non so, questo davvero non riesco a collocarlo nel tempo, seppi che la… la dottoressa Saguto aveva ottenuto un proscioglimento da parte della sezione disciplinare, credo proprio su richiesta della stessa Procura Generale della Cassazione. Ma su questo non so essere preciso, né sui tempi di definizione, né sulle modalità o motivi, ecco, del proscioglimento stesso, perché non mi interessava e non lo seguivo. (Dalla trascrizione delle dichiarazioni di Francesco Lo Voi del 6 ottobre 2015, pp. 8-10).
24 aprile 2016:
sul giornale “La Repubblica” un articolo di Francesco Viviano anticipa l’apertura di un’indagine giudiziaria su Pino Maniaci, con possibili provvedimenti penali nei suoi confronti. Chi ha passato l’informazione? Facile intravedere il primo passo preparatorio della strategia della Procura.
2 maggio 2016:
Pino Maniaci, attraverso i suoi legali, chiede di essere ascoltato dai magistrati. La richiesta non è accolta, poiché si fermerebbe il procedimento nei suoi confronti, già pronto.
4 maggio 2016:
il Pubblico Ministero chiede al Procuratore di Palermo di trasmettere le trascrizioni o i brogliacci delle intercettazioni telefoniche – registrate nell’ambito del procedimento a carico di Giuseppe Maniaci – dalle quali risultava che l’uccisione dei cani del giornalista non costituiva l’esito di un’intimidazione mafiosa,… le trascrizioni delle conversazioni intercettate in particolare quelle dalle quali si evinceva che l’uccisione dei cani di Maniaci del 3 dicembre 2014 era stata opera di Gioacchino Bono, marito di Valentina Candela, amante del direttore di Telejato; e un CD contenente i fìles audio delle conversazioni rilevanti. Nel comunicare con Silvana Saguto, Nasca confondeva contesti diversi (l’indagine penale su Parra condotta dalla DIA, l’episodio dell’incidente occorso a Letizia Maniaci che aveva visto l’intervento dei Carabinieri di Partinico e la circostanza che l’uccisione dei cani di Maniaci non fosse l’esito di un’intimidazione mafiosa), operava deduzioni incongrue e giungeva a conclusioni improprie mettendo insieme frammenti di informazioni apprese per ragioni d’ufficio e rivelando, tuttavia, a Silvana Saguto almeno due notizie coperte da segreto: le notizie relative agli accertamenti dei Carabinieri di Partinico sul sinistro stradale e sull’impiccagione dei cani di Maniaci (e in particolare la circostanza che non si trattava di un’intimidazione mafiosa, bensì di un’iniziativa del marito della sua amante – per questo Nasca aveva detto alla Saguto che era “strumentale”).
Non si ha precisa contezza di come Nasca sia venuto a conoscenza degli accertamenti condotti dai Carabinieri di Partinico sul sinistro e sull’uccisione dei cani di Maniaci ma, chiaramente, per ragioni legate al suo ufficio, e le rivelava a Silvana Saguto violando i doveri inerenti alle funzioni o comunque abusando della sua qualità.
4 maggio 2016:
scatta l’operazione Kelevra: in una conferenza stampa viene annunciato pomposamente l’arresto di nove mafiosi di Borgetto e, all’interno dell’operazione si inserisce il procedimento contro Pino Maniaci, la cui immagine viene associata a quella dei mafiosi, anche se l’accusa non ha nulla a che fare con questi, trattandosi di semplice estorsione. Kelevra, (cane rabbioso) riprende il titolo di un noto film e sembra evidente che il cane rabbioso sia lo stesso Maniaci, che “abbaia” attraverso la sua emittente, che tutta l’operazione sia stata progettata per lui e che i mafiosi gli facciano da contorno. Viene reso noto a tutte le testate d’informazione un video di sette minuti, confezionato attraverso sapienti tagli e passaggi di immagini e intercettazioni, da cui si evince che Maniaci è un ricattatore, che usa la sua emittente per estorcere piccole somme di denaro ai sindaci di Borgetto e di Partinico, minacciando di diffondere notizie che ne compromettano l’immagine agli occhi dell’opinione pubblica. che si scaglia contro ogni tipo di istituzione (giudici, politici, forze dell’ordine), che da dello stronzo anche a Renzi, che gli aveva espresso solidarietà, che ha un’amante alla quale fa ottenere un posto di lavoro al comune di Partinico, suggerendole di incassare un doppio stipendio, che la vicenda dei due cani strangolati era opera del marito geloso e non un avvertimento mafioso, come tutta l’Italia aveva creduto. I risvolti penali sono, a prima vista irrilevanti, ma il danno all’immagine e alla credibilità del personaggio è devastante. Per di più viene disposta la misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo, con l’intenzione, neanche tanto mascherata, di fermare l’attività dell’emittente Telejato. E’ anche un’occasione ghiotta che si offre ai detrattori dell’antimafia, per aggiungere un altro tassello alle loro fumose analisi, come del resto annunciato da uno dei magistrati che si occupano dell’inchiesta, Vittorio Teresi: “non abbiamo bisogno dell’antimafia di Pino Maniaci”.
20 maggio (?):
Passano 15 giorni e l’ordinanza viene revocata, ufficialmente per un errore di notifica, e Maniaci può tornare a casa, ma i PM che si occupano del caso trovano un altro motivo cui appigliarsi per chiedere il ripristino del confinio: in prima battuta si erano prese in considerazione le due motivazioni dell’estorsione ai sindaci di Borgetto e di Partinico e si era esclusa quella riguardante Polizzi, che viene ripresa e accettata dal tribunale del riesame. Il 6 giugno 2016 viene depositata la richiesta.
3.6.16:
Ordinanza tribunale riesame e accoglimento proposta nuovo divieto di dimora depositata il 26.6., ma I legali di Maniaci si oppongono e fanno ricorso in Cassazione: la Cassazione sentenzia che non ci sono gli estremi per accogliere il ricorso, a Maniaci viene notificato un nuovo ordine di divieto di soggiorno ed egli è costretto a tornare in esilio.
18 ottobre 2016:
i legali di Maniaci presentano ricorso al GIP per l’annullamento del provvedimento
20 ottobre 2016:
I GIP Aiello e Sestito ascoltano Maniaci e cinque giorni dopo, il 25 0ttobre viene annullata la disposizione del divieto di dimora : Nella sentenza si legge: “può rilevarsi la inutilità della misura del divieto di dimora, potendo l’indagato svolgere l’attività di denigrazione pubblica anche dal sito presso il quale attualmente si trova. Ma ciò che impone l’accoglimento della richiesta difensiva è la valutazione della insussistenza di un attuale pericolo di reiterazione specifica in ragione del tempo trascorso dal commesso reato”.
Tommaso Virga, Francesco Lo Voi, Cosimo Ferri, Claudio Galoppi, Saguto, appartenenti alla corrente di Magistratura Indipendente, in un giro impressionante di amicizie e di scambi, altre volte di conoscenze tra colleghi, cui si aggiungono, come si evince dagli atti del sequestro Saguto, altri magistrati, Pignatone, Scarpinato (che è solo chiamato in causa), Francesca Cannizzo, già prefetto di Palermo, Muntoni, presidente della sezione Misure di prevenzione a Roma, Vincenti, predecessore della Saguto, Elio Grimaldi, cancelliere del tribunale di Palermo, Dorotea Morvillo, cancelliera del tribunale di Palermo, Tona, giudice di Caltanissetta, Claudio Castelli di Magistratura Democratica, Giuliana Merola, magistrato milanese, adesso in Commissione Antimafia, Matteo Frasca, presidente ANM Palermo, Rodolfo Sabelli, presidente ANM nazionale, Renato Di Natale, procuratore capo di Agrigento, il cui figlio ha affittato una parte del suo residence a Mondello al figlio della Saguto Elio Caramma, e dove abita anche Costantino Visconti, docente diritto penale a Palermo, Luca Nivarra, docente di diritto civile univ. Palermo, Antonio Cristaldi, docente diritto romano univ. Enna, Carmelo Provenzano, docente Università di Enna.