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Silvana Saguto rimossa dalla magistratura

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Provvedimenti disciplinari per lo scandalo beni sequestrati. Licata condannato alla perdita di anzianità per due mesi. Censura per Chiaramonte, assolti Virga e il giudice romano Muntoni

Il Consiglio superiore della magistratura fa scattare il massimo della sanzione disciplinare per Silvana Saguto, la radiazione dall’ordine giudiziario. Nessuna attenuante per l’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo finita al centro dell’inchiesta della procura di Caltanissetta sulla gestione allegra dei beni sequestrati. L’organo di autogoverno della magistratura ha deciso sanzioni disciplinari anche per gli altri due giudici che componevano il collegio di Silvana Saguto: Fabio Licata (oggi in servizio a Patti) è stato condannato alla perdita di due mesi di anzianità, censura per Lorenzo Chiaramonte (trasferito a Marsala). Assolto invece Tommaso Virga, ex componente del Csm e oggi consigliere della corte d’appello di Roma, è il padre del giovane avvocato Walter, uno degli amministratori del cerchio magico della giudice Saguto. Assoluzione pure per Guglielmo Muntoni, presidente della sezione Misure di Prevenzione di Roma. Per Virga e Muntoni  scattato il cosiddetto “articolo 3 bis”, che prevede la scarsa gravità del fatto. Per loro il pg della Cassazione aveva invece chiesto la condanna: per Virga, la perdita di anzianità per un anno e mezzo, per Muntoni la censura (da alcune intercettazioni sembrava emergere l’interessamento del giudice romano, che non è imputato nel processo di Caltanissetta, per fare ottenere un incarico al marito della Saguto). Ma il Csm ha deciso per l’assoluzione, un punto a favore per Tommaso Virga, che al tribunale di Caltanissetta ha chiesto di essere giudicato col rito abbreviato.

Decisione a tempo record per il Consiglio superiore della magistratura, a due anni e mezzo dall’avviso di garanzia. Questa mattina, Silvana Saguto aveva provato in extremis a far rinviare la decisione, opponendo un “legittimo impedimento” a partecipare all’udienza in cui avrebbe dovuto rispondere alle domande dei commissari. “Legittimo impedimento per motivi di salute”. Il Csm aveva proposto la videoconferenza, ma la giudice si è opposta sostenendo che la videoconferenza non è prevista per i procedimenti disciplinari. Il collegio ha ritenuto “insussistente” il legittimo impedimento ed è entrato in camera di consiglio. “Quello di oggi è un provvedimento nullo – insorge adesso l’avvocato Ninni Reina – faremo ricorso”. Il procuratore generale Fresa aveva già incalzato prima del verdetto: “Saguto sta tentando in ogni modo di sottrarsi al procedimento, per arrivare alla pensione evitando l’onta della sanzione”. In attesa dell’appello, Silvana Saguto resta fuori dalla magistratura. E al tribunale di Caltanissetta è in corso il processo, per accuse pesantissime: associazione a delinquere, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio.

L’immagine più efficace di quello che era la giudice Saguto fino a qualche anno fa l’ha data il suo agente di scorta, interrogato qualche giorno fa dai pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti. Ha detto: “Eravamo convinti di stare con la Madonna, la dottoressa Saguto era considerata un’eroina”. E ancora: “Lo dicevano tutti, lei era la leader delle misure di prevenzione a livello nazionale”. Ma poi le intercettazioni del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno svelato il cerchio magico che ruotava attorno alla potente giudice antimafia.

Fonte: palermo.repubblica.it (Salvo Palazzolo)

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Redazione

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