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Silvana Saguto e i Moschettieri dell’Armagnac

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Armagnac è il nome di un brandy, ma anche di una marca di vini con la quale il magistrato e un dottore, assieme ad altri amici, brindavano, non solo a Partinico, ma presso l’abbazia Sant’Anastasia di Castelbuono, fornita di una buona enoteca.

Sfruguliando e sfogliando le pagine della sentenza di sequestro dei beni di Silvana Saguto, retrocessa dal ruolo di sequestratrice a quello di sequestrata, non possiamo che fare un apprezzamento al lavoro certosino fatto dalla Guardia di Finanza nel trascrivere meticolosamente i flussi di denaro che uscivano dai fondi dello stato, con la firma della Saguto o dei suoi collaboratori, per finire nelle tasche di Cappellano Seminara e di diversi suoi coadiutori, amministratori giudiziari, parenti, cugini, mariti, mogli, raccomandati, segnalati, nominati, consulenti, reggenti, fetenti, ai quali venivano pagati lauti compensi, parcelle mensili di acconti, prestazioni mai effettuate, relazioni, conguagli, verifiche, con piccole e grandi somme. Ma ha attratto l’attenzione una dichiarazione di un uomo della  scorta della Saguto, l’agente Achille De Martino, che racconta di tutto, dalle telefonate agli amici magistrati, ai costosi regali ricevuti, alle spese pazze fatte da lei e dai suoi figli. Tra queste quella del figlio Elio, che prima studiava medicina Varese, stando a Milano, poi si è trasferito a Roma, in lussuoso residence, poi, siccome di studiare ne voleva poco, ha deciso di fare il cuoco e finalmente è tornato a Palermo affittando un locale in un residence di Mondello, con piscina, che risulta essere del figlio del magistrato Natoli e dove bazzica anche il prof. Costantino Visconti, noto docente universitario.

La Saguto frequentava anche Partinico. A parte le sue visite, al momento diciamo presunte, alla caserma dei carabinieri, si recava a trovare un suo stretto amico, il dott. Salvatore Russo, dirigente sanitario dell’ospedale di Partinico, al punto da confezionare con le sue mani una torta che gli portava in omaggio: quello che colpisce è il legame con Russo, all’interno di un gruppo, non è chiaro se un’associazione segreta, chiamata I moschettieri dell’Armagnac. Non i tratta dei cavalieri dello Zodiaco. A parte il richiamo al duca d’Armagnac, uno dei personaggi della guerra dei Cento Anni, che ebbe luogo in Francia tra il 1350 e il 1450, Armagnac è il nome di un brandy, ma anche di una marca di vini con la quale il magistrato e il dottore, assieme ad altri amici, brindavano, non solo a Partinico, ma presso l’abbazia Sant’Anastasia di Castelbuono, fornita di una buona enoteca. E quindi, date le frequentazioni  presso la casa del nostro bravo medico, tra un bicchiere di vino e una fetta di torta, abbiamo la tentazione di proporre al nostro sindaco di dare la cittadinanza onoraria a Silvana Saguto per i servigi resi nell’avere messo nei guai la voce del cane rabbioso. Ci faccia un pensierino, signor sindaco!!!!

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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