Si può taroccare un video e spacciarlo come prova di colpevolezza?
Si può taroccare un video e spacciarlo come prova di colpevolezza? Da Bosetti a Maniaci i fatti dicono di sì.
Sul caso di Massimo Bossetti, giudicato dal tribunale come l’assassino di una ragazzina, Yara, non ci esprimiamo sulla sua colpevolezza o innocenza. C’è un passaggio processuale che, tuttavia non può non lasciarci preoccupati. Si tratta di uno di quei filmati dati in pasto alle agenzie, da cui si evince che Massimo Bossetti gira freneticamente col suo furgone, alla palestra di Brembate la sera in cui è scomparsa Yara. Secondo gli inquirenti: «È il predatore che si mette in caccia della sua preda». Sembra la prova inoppugnabile del mostro che andava in cerca delle bambine, come i pedofili dei film. Quel documento è stato confezionato dai Ris e diffuso ai media, ma, caso strano, non compare nel fascicolo processuale. Ma c’è di più: quel filmato, sarebbe un falso. Un filmino taroccoato. È l’avvocato che sostiene:
- «Colonnello Lago, abbiamo visto questo video proiettato migliaia di volte. Perché se adesso lei ci dice che solo uno di questi furgoni è stato effettivamente identificato come quello di Bossetti?».
- «Perché dice questo, avvocato?».
- «Perché, colonnello, sommare un fotogramma con il furgone di Bossetti con un altro fotogramma di un altro furgone è come sommare pere e banane!».
- «Questo video è stato concordato con la procura a fronte di pressanti e numerose richieste di chiarimenti della circostanza che era emersa».
- «Cosa vuol dire colonnello?»
- «È stato fatto per esigenze di comunicazione. È stato dato alla stampa».
Riflettiamo sulla base di quanto sostiene un articolo pubblicato su “Liberoquotidiano.it”: “Giampietro Lago, il superpoliziotto, il comandante del Ris, l’uomo che dopo Luciano Garofalo è diventato il numero uno di tutte le indagini scientifiche coordinate dai carabinieri in Italia, sta dicendo che una delle immagini più suggestive di questo processo è stata assemblata dai suoi uffici non per dimostrare una tesi, o per documentare una verità, ma per condizionare i media con elementi di cui già si conosceva la non autenticità. Incredibile. Lago sul banco dei testimoni ha raccontato:
- che le fibre del sedile del furgone di Bossetti sono inequivocabilmente sui vestiti di Yara
- che il Dna è quello di Bosetti
- che sugli stessi panni ci sono delle minuscole sferette di metallo che quasi sicuramente provengono dal furgone di Bossetti.
Poi col controinterrogatorio, il lavoro persuasivo di tre giorni crolla come un castello di carte. L’avvocato Salvagni comincia chiedendo pazientemente come sia identificato il furgone di Bossetti. Poi chiede in quali fotogrammi Lago sia inequivocabilmente certo che il furgone sia quello. Ed è a questo punto che il colonnello commette il suo vero passo falso, ammettendo che nella maggior parte dei fotogrammi non c’è nessuna certezza che sia il suo. Il resto è una scena così veloce che la maggior parte delle persone, nel pubblico, non si rende conto di cosa stia accadendo. Salvagni fa collegare lo spinotto del computer al monitor dell’aula e trasmette quel video. Lago inizia a discuterne. E fa quelle incredibili ammissioni. Il PM chiede che non si tenga conto di quel filmato, perché non è nel fascicolo e quindi non risulta agli atti, la presidente Bertoja conclude che: «Se non è nella relazione del Ris non ci interessa minimamente».
L’affermazione del poliziotto Lago, in parole povere significa che, siccome bisognava convincere la stampa della colpevolezza di Bossetti, «per fini di comunicazione» i Ris hanno «confezionato» quel video. Più o meno come hanno fatto i carabinieri di Partinico con un altro video che tutti hanno potuto vedere. E bravi!