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Sezione Fallimenti: come funziona?

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Come funziona la sezione fallimentare? Precisiamo che le nostre informazioni sono approssimative e che qualsiasi leguleio o avvocaticchio può dirci che stiamo sbagliando, che ci sono errori: noi cerchiamo solo di capire e far capire chi ci ascolta.

Cominciamo dall’inizio: Quando un’azienda o una società è in crisi o in stato di insolvenza, o decide, per particolari motivi commerciali di attivare la procedura fallimentare, i libri contabili finiscono in Tribunale. In genere il pubblico ministero, designato dal Presidente, chiede il fallimento nel corso di un procedimento penale, specialmente se un creditore presenta un ricorso a seguito dichiarazione di fallimento. Inizia una fase prefallimentare per valutare la situazione economica dell’azienda o del bene in questione sino al momento in cui  il Tribunale dichiara il fallimento, nomina il giudice delegato che a sua volta, a sua discrezione  sceglie un  curatore, fra gli iscritti all’ordine degli avvocati e dei commercialisti, con il compito di garantire l’interesse dei  creditori  mettendo in vendita il patrimonio del fallito. La sua parcella  parte da un minimo di 800 euro circa. e varia in base al rapporto attivo-passivo di tutta l’operazione: ci sono fallimenti “vuoti”, che non rendono nulla, ma può esserci la messa in vendita dei gioielli di famiglia e di  tutto ciò  da cui si possono tirar fuori soldi, dalle case alle macchine, dai mobili agli oggetti più insignificanti. Nella sua attività il curatore si avvale di consulenti. Sono altri avvocati che seguono  le cause legali innescate dal fallimento, tecnici per le perizie sugli immobili e sul patrimonio in generale, esperti contabili. Insomma, c’è da mangiare per un bel po’ di gente. C’è un giro preciso di studi legali, di commercialisti, di azionisti che dispongono del denaro per l’acquisto, di imprese edilizie pronte a ristrutturare gli immobili e a rivenderli a prezzi che, in alcuni casi, superano di ben 100, 200 volte la cifra d’acquisto. Addirittura c’è gente che decide a tavolino il bene immobile di cui appropriarsi, studiano il modo in cui portarlo in fallimento, rilevando, in alcuni casi anche i debiti bancari o fiscali del malcapitato e mettendolo nelle condizioni di contentarsi di pochi spiccioli e togliersi di mezzo per evitare guai. Si tratta di fallimenti provocati, ma ci sono anche quelli pilotati, decisi a tavolino, dal giudice, dal fallito e dalla banda di coloro che conoscono tutti i vantaggi, le regole, i sotterfugi, le documentazioni opportune, le sanatorie, le concessioni di prestiti per chi voglia acquistare. La scelta dei collaboratori spetta esclusivamente al curatore che l’ultima riforma del settore ha investito di pieni poteri. Il Tribunale interviene al momento di autorizzare la liquidazione finale delle parcelle, ma ha l’obbligo di vigilanza sull’attività del curatore.

Il  curatore convoca i creditori  e i suoi collaboratori, per rendersi conto del valore di ciò che è andato in fallimento e di quanto può essere risarcito da chi vanta dei crediti. La prima asta in genere va deserta, in modo che il bene, per la seconda asta si svaluta del 20%, e così ad ogni nuova asta. Ad acquistare si presentano coloro che sanno dell’esistenza dell’asta, che teoricamente è pubblica, ma bisogna starci dietro, sapere quando è bandita e quando si può acquistare, cioè fare questo lavoro di sciacallaggio. Da più parti ci è stato riferito che, il giorno dell’asta, davanti la porta del tribunale in cui questa si tiene, si aggirano alcuni individui che cercano di dissuadere eventuali compratori, poiché l’asta deve essere vinta dalla persona che ha deciso di vincerla e con l’offerta che costui ha deciso di fare. Eventualmente fossero presenti altri concorrenti, si avvia un gioco al rialzo, per scoraggiare i nuovi partecipanti, e poi, una volta che costoro non possono più rilanciare, per una questione o per un’altra c’è il modo di interrompere l’asta, di rimandarla a nuova data, per non parlare del ruolo del giudice, il quale può anche disporre un accertamento, da parte della guardia di Finanza, per verificare se i soldi dell’offerta di colui che ha acquistato, ma non era messo nel conto, sono di provenienza legittima, sono “tracciabili” e se su di essi si può gettare l’accusa di riciclaggio di denaro mafioso.

Esiste, assieme all’asta una sorta di trattativa diretta tra l’acquirente il curatore, ma questa è un’altra pagina di cui ci occuperemo più in là.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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