La nota diramata dalla procura dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta non ammette repliche, dopo anni di denunce e inchieste la giustizia sta facendo il suo corso. L’abbiamo chiamata Mafia dell’Antimafia, cercando in questi lunghi mesi di denunciare il malaffare e la corruzione che hanno imperversato nella gestione di molti beni sequestrati alla mafia.
[blockquote style=”1″]Su disposizione della Procura della Repubblica di Caltanissetta militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, in alcuni casi con la diretta partecipazione dei magistrati titolari del relativo procedimento penale, hanno eseguito ordini di esibizione nonché decreti di perquisizione e sequestro in data 9 settembre 2015.
Questi atti istruttori sono stati compiuti per acquisire elementi di riscontro in ordine a fatti di corruzione, induzione, abuso d’ufficio, nonché delitti a questi strumentalmente o finalisticamente connessi, compiuti dalla Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo nell’applicazione delle norme relative alla gestione dei patrimoni sottoposti a sequestro di prevenzione, con il concorso di amministratori giudiziari e di propri familiari.[/blockquote]
La sezione del tribunale presieduta da Silvana Saguto gestisce un patrimonio immenso di misure di prevenzione, beni sottratti ai presunti mafiosi, circa il 43% di tutti quelle emesse in Italia. I beni negli anni sono stati gestiti in maniera molto discutibile secondo un sistema che Telejato ha definito in tempi non sospetti dei Quotini, amministratori giudiziari in quota che hanno gestito la maggior parte dei sequestri Palermo e provincia.
Nonostante le denunce cadute nel vuoto da parte dell’ex prefetto Caruso che aveva presieduto l’agenzia nazionale dei beni confiscati e vari casi eclatanti denunciati dalle Iene in collaborazione con Telejato, anche la commissione nazionale antimafia, ad eccezion fatta di un suo solo membro, ha sempre creduto alla versione dei fatti della Saguto, mostrandole anche solidarietà, come nel caso eclatante della famiglia Cavallotti.
Fiduciosi che la giustizia farà il suo corso, aspettiamo con ansia il coro di sdegno dell’antimafia da passeggio e parolaia che in questi anni ha ignorato deliberatamente certe denunce, acclamando talvolta l’operato di queste persone.
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Articolo perfetto.
Aspetto ora con ansia anche denunce e indagini su
certi preti di montagna che si rifanno gli infissi della canonica e
quantaltro con i soldi raccolti dai fedeli per la chiesa o che
acquisiscono "donazioni" dal comune ( tipo 5000 euro) per un terreno
dove erigere ipotetiche cattedrali nel deserto, anzi, in motagna!! O che
"usano le associazioni" a proprio uso e consumo, o si tengono chiusi
sotto chiave pianoforti, biliardini, tavoli da pingpong per uso
privatistico (tipo prestarli al ristorante dei "parenti" della zona),
nonostante le preghiere dei fedeli per metterli a disposizione dei
ragazzi!!
Qua il più pulito ha la rogna!!!!