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Salvini a Palermo: solo l’ultimo eroe Polentone

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La storia siciliana è sempre stata fatta da eroi stranieri che arrivavano qui, con un fascino esotico, si accordavano con i potenti locali e portavano via tutto ciò che di luccicante vedevano. Perché noi siciliani siamo così, ma guai a toccarci la caponata.

Sarà il freddo di questi giorni bolognesi; sarà la neve che ti entra, con il suo strano odore per un terrone, dentro il naso e non esce più; sarà che sono sempre sull’ambiguo limite tra antipatia e noia; sarà per quello che volete, ma la visita di Salvini a Palermo non mi ha stupito più di tanto.

Certo, anche io ho memoria delle sue canzoncine sulla puzza dei meridionali; come ho memoria dei fondi Fas che il “leghista” d’adozione, Giulio Tremonti, rapinò al sud per investirli sul lago di Como; come ho ancora memoria dei soldi della Lega investiti illecitamente in Tanzania, soldi pubblici per scopi privati, conservati la, in mezzo ai cittadini del sud che più sud non si può.

In fondo, però, Salvini a Palermo non è nulla di nuovo, nulla di epico. Qualche anno fa, il movimento che poi sarebbe divenuto cardine per la politica siciliana, almeno per qualche anno, l’MPA di Raffaele Lombardo, flirtava amabilmente con un governo alleato dei leghisti, ne scimmiottava gli usi ed i costumi, e ne ricalcava la storia, poi dimostratasi fallimentare.

Perché mi dovrei stupire? La storia siciliana è sempre stata fatta da eroi stranieri che arrivavano qui, con un fascino esotico, si accordavano con i potenti locali e portavano via tutto ciò che di luccicante vedevano. Ovviamente questa frase va contestualizzata, e sono contento e fiero che le camicie rosse arrivarono a Marsala, ma anche li la storia è fatta di accordi, denari da portare ai Savoia, e condottieri piegati, più che dalle baionette, dalla viltà dei propri sovrani.

Ecco, da li in poi, è stato tutto un proliferare di miti “continentali” e “nordici” importati.

Chiedetelo a Gela se conoscono quanto sono bravi i petrolieri del Nord.

Ma si sa, io sono polemico.

La polemica nasce piuttosto da una considerazione, che mai riuscirei a strutturare incisivamente come fatto da un gruppo musicale pugliese, i Sud Sound System:

Se nu te scierri mai delle radici ca tieni 

Rispetti puru quiddre te li paisi lontani, 

Se nu te scierri mai de du ete ca ieni 

Dai chiu valore alla cultura ca tieni.

Tradotto per i non salentini:

Se non dimentichi mai le radici che hai

Rispetti anche quelle dei paesi lontani,

Se non dimentichi mai da dove stai venendo

Dai più valore alla cultura che hai.

I siciliani si sa, sono orgogliosi solamente quando si tratta di difendere il mare, il sole, la sabbia ed il vino. Molti meno si immolerebbero in una lite per Falcone e Borsellino, tantissimi altri si lascerebbero tranquillamente convincere al silenzio.

Il siciliano difende la Sicilia quando questa è attaccata, sbeffeggiata, dagli altri però. I suoi atteggiamenti raramente sono strumento per l’onore e l’orgoglio siculo.

In buona sostanza, magari mi sbaglio, i siciliani sono i primi difensori di una causa che per primi perdono quotidianamente.

Che c’entra questo con Salvini? Probabilmente nulla, anzi quasi certamente.

Io, tuttavia, vi voglio raccontare un aneddoto. Per mia esperienza personale ho conosciuto un tizio, uno di quei bravi soggetti, onesti solo perché non ha il coraggio di delinquere, disoccupato solo perché non ha la brillantezza di trovarsi un lavoro. Uno di quelli che fa, quando capita, un lavoro massacrante, snervante, e poi dilapida decine di euro tra sigarette e sigarette, e sigarette. Per farla breve, il soggetto tipo, che seppure vanta una fedina penale pulita, una discreta simpatia, nessuno vorrebbe mai augurarsi di averne la stessa sorte. Per mia indole, parlo di politica anche con lui, perché parlo con tutti. Conscio che questo soggetto, per comodità lo chiamo Vito, si fosse fatto un account Facebook, vado a sbirciare la sua bacheca. Tra i suoi personaggi, il preferito è proprio Matteo Salvini, di cui si parla in queste ore. Per curiosità gli chiedo cosa gli piacesse del leader leghista, noto ai più per il suo “razzismo velato” nei confronti dei terroni. Bene, la risposta mi ha tolto l’appetito.
<<Ma perché Salvini torto ha? Se ne può trovare mai lavoro con tutti questi extracomunitari? Anzi Salvini è da apprezzare perché difende le sue cose, in Sicilia ci vorrebbe uno così, no che stiamo morendo di fame>>.

Consapevole che queste parole meriterebbero trattati e trattati politologici, sociologici, psicologici, e, fidatevi, nella loro versione originale, anche linguistici, solo su alcuni punti vi voglio dire la mia. Il mio, nostro, Vito, in un secondo aveva cancellato decenni di teorizzazioni autonomiste, di rivendicazioni, di diritto e di Politica; Vito ha dilaniato l’esperienza di Finocchiaro Aprile, dello Statuto Siciliano, dell’Assemblea Costituente; Vito ha accusato i politici che lo hanno affamato, contemporaneamente rimettendo le sue responsabilità personali, nel mondo lavorativo, ed elettorali, scordandosi dei soggetti che ha votato per anni; Vito ha mostrato il lato storico della Sicilia quella avvezza ad innamorarsi dello “straniero”, e qui torno alle strofe della canzone, che presto si scorda le proprie, ed è per questo che rimarrà sempre senza patria, senza regno, stabile in un posto di cui può solo lamentarsi.
Salvini è solo l’ultimo che vuole approfittarsi dei Vito che esistono in Sicilia, solo l’ultimo papa straniero. Potremmo accorgerci che Vito è nostro padre, madre, sorella, noi stessi. Potremmo accorgerci che esiste Vito perché sono esistiti politici della peggiore specie che hanno barattato la Sicilia per un posto al sole. Potremmo dire un sacco di cose vere, belle e simpatiche, ma resteremo comunque stupidi. L’abbiamo nel sangue. Dimostrazione? Più del 90 per cento delle notizie diffuse sull’arrivo atipico ed ambiguo di Salvini riguardavano lo stesso leader ed i suoi trascorsi. Quasi nessuno invece ha speso due righe, preventive, per i soggetti politici che l’anno accolto e legittimato, ovvero siciliani affascinati dal Polentone. Sottolineo <<preventive>> perché uno di loro, la stessa notte, è diventato famoso in quanto arrestato per affari illeciti, legati alla Mafia, a quanto si apprende.

Quindi, a parte le battute sugli amici che Salvini si sceglie, che prima erano amici di Crocetta, vi è la dimostrazione plastica che Salvini è l’eroe, il salvatore, come ai tempi doveva esserlo Berlusconi, Craxi, Andreotti, e poco importa dei metodi, dei compari, degli amici. Perché noi siciliani siamo così, ma guai a toccarci la caponata.

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Redazione

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  • Non paragoniamolo a Garibaldi però...non c'entra nulla lui. Anche noi avevamo l'illuminato,colto e ricco granducato di Toscana.Tutti prima eravamo colonizzati da qualcun altro (spagnoli,austriaci,francesi etc) e tutti poi siamo stati uniti drasticamente.Però adesso abbiamo l'Italia.A me va bene così,nonostante tutto.

  • Che c'entra Garibaldi?! Il termine eroe viene affibbiato a Salvini nella visione di quella massa che crede nel mito dell'uomo solo al comando che riesce a risolvere in un attimo tutti i problemi. Infatti nell'articolo sono presenti alcune foto di quei personaggi che su questa icona hanno basato un'intera carriera. Il senso dell'articolo è proprio il contrario, vuole smontare il mito dell'eroe!

  • ..."chistu è u paisi, unni i frustieri campunu e i paisani muorunu ra fami". Sono le parole della buon'anima di mio nonno Turi. Oggi sempre più attuali. Grazie Pino per questo splendido articolo.

    p.s. salutami Vito.

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