Silvana Saguto per il delitto di cui all’art. 81 cpv – 317 cp, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso – quale Presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e quindi pubblico ufficiale, abusando della sua qualità – ossia strumentalizzando la posizione di preminenza ricoperta rispetto ad Alessandro Scimeca, che rivestiva l’incarico di amministratore giudiziario nella procedura 249/2008 RMP Sgroi, il cui compendio patrimoniale includeva anche la società Supermercati Sgroi Autonomia srl, nei confronti della quale la famiglia Saguto-Caramma, al maggio 2014, aveva un’esposizione debitoria di 19.674,87 euro – mediante minaccia implicita di un danno ingiusto, rappresentato dal fatto che avrebbe delegittimato Scimeca sui giornali anche con notizie non corrispondenti al vero, come già aveva fatto proprio il 3 maggio 2014, rilasciando un’intervista a Riccardo Arena de II Giornale di Sicilia, nel corso della quale Scimeca era dipinto come “il re degli incarichi, costringeva Alessandro Scimeca – al quale aveva chiesto 20.000 e che non era nella possibilità di darle in un’unica soluzione l’importo voluto ma era consapevole di non avere alternative all’adeguarsi alla volontà di Silvana Saguto perché diversamente “sarebbe stato macinato”, “messo in croce”, avrebbe smesso di lavorare e sarebbe stato “sparato quotidianamente sul giornale” – a subire il suo reiterato comportamento predatorio e a darle indebitamente, senza che la stessa o il marito Lorenzo Caramma corrispondessero quanto dovuto, l’utilità rappresentata da merci e generi alimentari, per un valore non inferiore a 13.936,11 euro, della Supermercati Sgroi Autonomia srl di via Alessi, società in amministrazione giudiziaria nell’ambito del proc. 249/2008 RMP, con la conseguenza inevitabile, seguita alla costrizione, di trovarsi lui stesso, per ripianare almeno in parte il debito di Silvana Saguto nei confronti della società, nella necessità di effettuare pagamenti in contanti per complessivi 12.300 euro, prelevati dai propri conti correnti e consegnati al personale addetto alla contabilità del punto vendita Sgroi di via Alessi. secondo le cadenze di seguito indicate: – 900 euro il 9 giugno 2014; 550 euro il 13 giugno 2014; – 900 euro il 30 giugno 2014; – 600 euro il 29 luglio 2014; – 750 euro il 4 settembre 2014; – 250 euro il 17 settembre 2014; 600 euro il 12 gennaio 2015; – 700 euro il 10 febbraio 2015; – 700 euro il 17 febbraio 2015; – 1000 euro il 17 aprile 2015; – 400 euro il 21 aprile 2015; – 600 euro il 24 aprile 2015; – 400 euro il 27 aprile 2015; 700 euro il 4 maggio 2015; 300 euro il 6 maggio 2015; – 400 euro il 14 maggio 2015 ; 950 euro il 21 maggio 2015; 750 euro il 28 maggio 2015; – 600 euro il 10 giugno 2015; – 250 euro il 23 luglio 2015. In Palermo, dal maggio 2014 al settembre 2015.
Si può concludere che quello di usare la stampa o la televisione come strumento ricattatorio per ottenere vantaggi in cambio sembra essere il punto comune tra la Saguto, che minaccia l’amministratore Rizzo di andarli a pagare i debiti al supermercato, altrimenti lo distrugge usando la stampa e Maniaci che minaccia il sindaco di Borgetto e quello di Partinico, chiedendo in cambio soldi per evitare loro lo sputtanamento attraverso la sia televisione. Ci sono comunque due differenze: la somma richiesta da Maniaci è di poche centinaia di euro, quella della Saguto di circa 20 mila euro (accidenti, quanto mangia questa famiglia!); la Saguto non ha dato seguito alle sue dichiarazioni perché Scimeca ha ripianato di tasca sua, un poco al mese, il debito da lei fatto, Maniaci ha continuato a criticare ferocemente i sindaci, anche dopo che costoro gli avevano, o gli avrebbero offerto qualche banconota per ammorbidirlo. E allora, si è trattato di estorsione? E così abbiamo trovato qualcosa che accomuna Saguto e Maniaci, la grassa signora della Procura e l’omino coi baffi di Partinico: l’uso dei giornali come strumento di ricatto o di estorsione. Il che ce la dice lunga sulla funzione del cosiddetto “quarto potere”, ovvero dei mass media, come strumento che può decidere sulla vita di una persona, sulla sua immagine, sulle sue fortune elettorali, sulla sua integrità morale ecc. Nel caso di Maniaci, poiché non c’è un seguito alle accuse che gli sono contestate, cioè non ci sono trasmissioni che dimostrino come, a seguito delle poche banconote ricevute egli abbia cambiato linea, l’estorsione, cioè la richiesta del pizzo, se si andrà a processo, è tutta da dimostrare.
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