In relazione all’articolo del 2 marzo 2015 ‘Minacciati di licenziamento se ci saranno ancora fughe di notizie con la stampa‘, nell’interesse della mia assistita, Dott.ssa Patrizia Di Dio, si chiede di pubblicare la seguente rettifica.
Si precisa, preliminarmente, che non c’è stata, non c’è e non ci sarà, da parte della mia assistita, una collaborazione diretta con l’amministrazione giudiziaria del gruppo Niceta, anche per l’impossibilità della stessa di dedicarsi, personalmente, ad un impegno così assorbente come la gestione degli acquisti dei negozi Niceta. In questo senso, si precisa che la Dott.ssa Patrizia Di Dio, consigliere e non Vice Presidente della Camera di Commercio, è vice Presidente di Confcommercio, carica, è bene ricordarlo, ricoperta a titolo completamente gratuito. Proprio in occasione di una giunta di Confcommercio, il 29/01/2015, l’altra vice Presidente, con delega alla Legalità, Dott.ssa Rosanna Montalto, ha comunicato di aver ricevuto, quale responsabile dello Sportello Legalità della CCIAA di Palermo, una richiesta di collaborazione da parte dell’Amministrazione Giudiziaria, alla luce delle difficoltà gestionali del gruppo Niceta, avuto particolare riguardo al calo del fatturato e alle criticità nel settore acquisti.
La Dott.ssa Di Dio, quindi, in un quadro di intervento istituzionale, nonché quale Presidente dell’associazione Federmoda Palermo e consigliere nazionale della medesima associazione, ha dato la sua disponibilità a incontrare l’Amministratore giudiziario, avv. Aulo Gigante, che l’ha ricevuta, un’unica volta, presso il deposito della ditta Niceta, a Palermo. Valutate, durante questo incontro, in via di massima, le criticità dell’impresa, la Dott.ssa Di Dio rappresentò, in seguito, all’avv. Gigante e alla Dott.ssa Montalto, che qualunque intervento di Confcommercio, con qualsiasi soggetto esperto in materia, sarebbe dovuto passare attraverso una chiara definizione di compiti, prerogative e controlli, nell’interesse esclusivo dell’azienda. In una logica immediatamente operativa, tuttavia, nel corso della medesima riunione, cui hanno partecipato tre dipendenti della ditta Niceta e un buyer utilizzato dall’Amministrazione Giudiziaria, la mia cliente, ha collaborato, per un paio d’ore, in modo del tutto occasionale e disinteressato, alla composizione di una proposta d’ordine, anche al fine di comprendere meglio le necessità dell’azienda.
Si è trattato, quindi, di un incontro interlocutorio, non essendoci, come non ci sarà in futuro, da parte della mia assistita, una collaborazione diretta con l’amministrazione giudiziaria.
Anche in quest’ottica, appare fuori luogo il riferimento ad un presunto conflitto di interessi, tenuto conto dello spirito istituzionale dell’iniziativa di Confcommercio, volta ad evitare quello che, proprio questa testata giornalistica, ha, più volte, denunciato, ossia il rischio di fallimento delle aziende. Né si comprende il senso del riferimento ad un aumento del costo dell’ordine del 40% tanto generico quanto assertivo e che, in questo contesto, appare un’illazione grave, insinuante e infondata.
Alla stessa stregua non si comprende il senso dell’ulteriore riferimento a non meglio precisate costose trasferte, specificando che, nell’unico caso in questione, si è trattato di uno spostamento in città che è avvenuto con mezzi della mia assistita e a spese della stessa.
Ultimo ma non ultimo, si rileva che i negozi con il marchio ‘La Vie en Rose’, operativi da decenni, sono sul mercato e stanno reggendo l’urto di una pesantissima crisi economico-sociale e non sono in vendita. Si rileva altresì che la società proprietaria dei negozi La Vie En Rose, attiva dal 1979 , affermata sul mercato da decenni, anche in altri settori, gode, oltre che di consenso commerciale e di ben riposta fiducia della clientela, anche di ottima reputazione aziendale avendo sempre operato correttamente.
Nell’auspicare, per conto della mia assistita, qualsivoglia approfondimento sul tema delle amministrazioni giudiziarie, nell’interesse esclusivo delle aziende e dei lavoratori, Vi chiedo, dunque, di voler provvedere, ai sensi dell’art. 8 Legge 47/1948, alla rettifica di quanto riportato nel citato articolo nella collocazione prevista dalla legge e con risalto analogo a quello riservato al brano giornalistico cui la rettifica si riferisce.
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