È stato lui a far spendere inutilmente 300 milioni di euro ai contribuenti, sia nella fissazione della data, separata dalle amministrative, sia con l’invito all’astensionismo. Dal momento che il referendum andava comunque celebrato, il capo del governo aveva il dovere di sostenere il voto e magari le ragioni del NO. Non averlo fatto lo rende doppiamente colpevole, va quindi denunciato per danno erariale alla Procura della Corte dei Conti prima ancora che alla Procura di Roma”.
Così il presidente di Azione Civile, Antonio Ingroia, che aggiunge: “I quasi 16 milioni di italiani che sono andati a votare, con una schiacciante prevalenza dei SI, costituiscono in ogni caso un segnale forte. Rappresentano quella parte rilevante di Paese che non si è lasciata condizionare dalla sleale, illegittima e anticostituzionale campagna per l’astensionismo condotta in prima persona dal presidente del Consiglio e avallata dal presidente “emerito” della Repubblica. Rappresentano quella parte di Paese, di cui non si può non tener conto, che non ha rinunciato ad esercitare il diritto costituzionale al voto ma ha giustamente voluto dire la propria. Da loro, dal messaggio che hanno voluto lanciare, si deve ripartire”.
“Si è persa una battaglia – conclude Ingroia – ma la guerra per un modello di sviluppo pulito, sempre più basato sulle energie rinnovabili e sempre più indipendente dalle fonti fossili e dagli interessi delle grandi lobby affaristiche, nazionali ed internazionali”, prosegue.
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Il denaro che ogni anno cambia natura, da pubblica in privata, ammonta a miliardi, in virtù delle norme dell'ordinamento illiberale monarchico che la classe dirigente ha interesse a conservare.