Non racconteremo, l’abbiamo fatto altre volte e lo approfondiremo in un prossimo articolo che sarà pubblicato sul magazine I Siciliani giovani, come funzionava il cerchio magico della signora Saguto e i vari personaggi che ne facevano parte. L’A.N.M. è nata all’inizio del secolo scorso per difendere l’integrità morale dei suoi iscritti e per tutelarne l’autonomia e gli interessi. Molte volte è stata accusata di corporativismo, nel senso di costituire una vera e propria struttura di potere in grado anche di controllare il potere politico o di orientare il potere legislativo. In un suo libro il giurista radicale Mauro Mellini ha parlato di “partito dei magistrati”. Il suo intervento in questa vicenda arriva tardivamente, a quasi un anno e mezzo da quando è scoppiata ”la bomba” che ha messo sotto accusa un intero settore della Procura di Palermo. Si potrebbe dire “meglio tardi che mai”.
Tra i più recenti presidenti dell’Associazione va citato Pier Luigi Davigo, il Presidente della Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso di Pino Maniaci, dichiarandolo inammissibile. Oltre alla Saguto, è stata deliberata anche l’esclusione per un’altra toga, Alfonso Papa, già deputato Pdl, condannato in primo grado per conduzione per induzione. Il verbale, contenente tali decisioni, è stato trasmesso al nuovo presidente Anm Eugenio Albamonte per la delibera finale, che sarà sicuramente approvata. Attualmente l’ANM è composta da varie correnti, da Magistratura democratica (sinistra), Unità per la Costituzione (centro), Magistratura indipendente (destra), Movimento per la giustizia I Verdi-Articolo 3 (sinistra)
La saguto, così come molti dei suoi colleghi che appartenevano al suo cerchio o che hanno avuto rapporti con lei, faceva parte di Magistratura indipendente, malgrado le sue simpatie, con alcune sfumature di sinistra.
Tutti si preoccupano che possa parlare e rivelare chissà quali segreti, ma difficilmente il magistrato aprirà bocca con i suoi colleghi. In cambio di cosa a nessuno è dato dirlo
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Signora Saguto,
la prego di redimersi. Io non dubito che lei sia stata indotta, per delle ragioni che può anche continuare a tenere nel suo cuore, a permettere che avvenissero i disastri che, oggi, vorrebbe non aver mai provocato. E la cui gravità è sottolineata dai provvedimenti che cominciano a pioverle addosso.
Già tempo fa l'ho invitata a liberare la sua coscienza; a salvaguardare il prestigio dell'istituto al
quale ancora appartiene, che ha bisogno di luci piuttosto che di ombre.
Ombre che solo lei può contribuire a diradare, aiutando i giudici che l'hanno incriminata a fare piazza pulita nella cerchia di corrotti che tarda ad emergere nella sua completezza.
Soprattutto fra investigatori e amministratori designati da lei stessa o da altri.
Gli abusi commessi in nome della legalità, si sono rivelati di estrema illegalità, e spesso strumenti di danni irreparabili e profonde ferite nelle persone incolpevoli, distrutte da vergognosi calcoli di puro interesse personale.
Si faccia coraggio, e faccia il suo dovere. Quello stesso che non ha voluto fare quando lo avrebbe potuto.