Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, truffa e falso. Numerose le parti che si sono costituite parti civili e la cui richiesta è stata ritenuta legittima dal gup Marcello Testaquadra, in particolare la presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri dell’Interno e della Giustizia, il Comune di Palermo e tutte le amministrazioni giudiziarie che si occupano dei patrimoni sequestrati (e poi sperperati). Si tratta delle amministrazioni Ingrassia, Rappa, Vetrano, Acanto, Buttitta, Leone e Di Bella. È stata accettata anche la costituzione di parti civili di alcuni imprenditori ai quali la Saguto aveva sequestrato i beni: i Rappa e i Raspanti, e pure Antonio Padovan, il re delle slot machine a cui era stato confiscato un patrimonio da 40 milioni di euro. Sostengono tutti di essere stati danneggiati da “provvedimenti illegittimi”.
E, adesso, davvero una parte dell’antimafia è sul banco degli imputati. L’udienza preliminare proseguirà il 6 settembre, il giudice dovrà anche decidere su un’eccezione di incompetenza territoriale posta ieri dalla difesa del professore Luca Nivarra, l’avvocato Lillo Fiorello, viene chiesto che la posizione venga stralciata e il caso trasferito a Palermo. I pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Cristina Lucchini si sono opposti all’eccezione di incompetenza territoriale. È stata invece stralciata dal gup dell’avvocato Aulo Gigante, amministratore giudiziario dei beni dei Niceta, per un difetto difetto di notifica. Ora, la procura notificherà nuovamente il provvedimento di chiusura delle indagini, è probabile che presto la posizione di Gigante tornerà ad essere riunita al processo madre. La prossima udienza si terrà dunque a settembre. Non c’è urgenza, “cu or’aviri aspetta”.
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