Si è svolta ieri, presso il tribunale di Palermo, una nuova udienza per il processo a carico di Pino Maniaci, avente per oggetto la denuncia per diffamazione fatta da alcuni rappresentanti del consiglio comunale di Borgetto, nei confronti del giornalista. Secondo l’accusa, Maniaci, in un presunto servizio andato in onda su Telejato, avrebbe fatto riferimento ad un incontro avvenuto a New York tra degli esponenti dell’amministrazione comunale di Borgetto e alcuni mafiosi locali, in occasione della ricorrenza della traslazione del quadro della Madonna del Romitello, un evento che richiamò l’attenzione di tanti fedeli, dalla banda musicale del paese e seguito anche dall’emittente locale Teleoccidente, chiamata a documentare il tutto. Tra i teste chiamati a rendere conto di quanto accadde oltreoceano, il sostituto commissario della Polizia di Stato Leonardo Simeoni che all’epoca dei fatti, dopo la querela, ebbe il compito di condurre le indagini, acquisendo in particolare le immagini girate dagli operatori di Teleoccidente, dalle quali si notava la presenza di Francesco Rappa, cugino dell’omonimo capomafia storico di Borgetto. Rappa sarebbe stato immortalato mentre abbracciava una persona di spalle – non è chiaro chi – “che si trovava accanto al Sindaco Gioacchino De Luca”, in altre occasioni sarebbe stato ripreso accanto a Salvatore Giambrone e “a stretto ridosso degli amministratori di Borgetto”. Dai video sono stati estrapolati i fotogrammi dei momenti citati, illustrati e commentati in aula. La difesa di Maniaci ha dato il proprio consenso all’acquisizione di tali fotogrammi, e dell’intera informativa con gli allegati. Tuttavia, nessuno dei testimoni è riuscito a confermare se l’incontro tra la delegazione del consiglio comunale e i due personaggi sia avvenuto o meno, nonostante questi siano stati immortalati dai cameraman presenti. Di fatto, comunque, pare sia stato accertato che il presunto servizio giornalistico con il volto e la voce di Maniaci, oggetto della querela da parte dei soggetti del consiglio comunale di Borgetto, non esiste e non è mai esistito.
Gli animi si sono scaldati alla fine dell’udienza, quando la Pm Amelia Luise ha chiesto il deposito di tre conversazioni – aventi ad oggetto proprio Maniaci – intercettate fra alcuni indagati nell’ambito dell’operazione antimafia Game over, che negli scorsi giorni ha portato all’arresto di Benedetto (Ninì) Bacchi, definito il re delle scommesse e di altre 30 persone accusate di aver fatto affari con Cosa nostra. L’avvocato difensore Bartolo Parrino ha posto l’accento su un passaggio in particolare, dal quale emerge che Maniaci ha rilasciato agli inquirenti importanti dichiarazioni sul giro dei centri scommesse controllato da Bacchi, e sui legami di quest’ultimo con gli esponenti della criminalità organizzata. “Abbiamo urgenza di interloquire su un fatto così grave”, ha detto il legale, precisando come Pino Maniaci non sia stato sottoposto a nessuna tutela, nonostante risulta pubblicamente colui che ha fatto arrestare “uno dei gruppi mafiosi più potenti di Partinico. La Procura con questi atteggiamenti ci deve spiegare dove vuole arrivare – continua –. Dovrebbe occuparsi anche della tutela di tutti i cittadini, lui compreso, e non soltanto di giocare con la vita delle persone, non è più tollerabile”.
È stata l’emittente Telejato, secondo quanto ha sostenuto anche Parrino, a sollevare la questione dei centri scommesse già ad aprile 2014 e a dare dunque lo spunto investigativo.
“La cosa che lascia perplessi e che preoccupa – ha aggiunto il difensore del giornalista – è che si tenta di fare entrare nel nostro processo delle intercettazioni che riguardano l’ultima ordinanza custodiale che ha riguardato l’arresto di 31 persone, con intercettazioni fra arrestati o indagati nella stessa indagine che vorrebbero comunque sminuire e mettere sotto altra luce la figura di Maniaci, un po’ come estortore professionista, corrotto, prezzolato, che prende i soldi dai picciotti addirittura. La Procura pubblica delle notizie che dal punto di vista della riservatezza andavano sicuramente omissate, non può permettersi queste cose, ha un obbligo di difesa nei confronti del cittadino e tutto ciò prescinde dalla colpevolezza o meno. La Procura non può abbassare la guardia e mettere a repentaglio un cittadino, mettendolo così alla berlina, sottoponendolo a chissà quali potenziali ritorsioni su fatti così gravi e delicati, non sono ammessi scivoloni di questo tipo da una delle Procure più importanti, addestrate e meglio informate al mondo sul fenomeno, non è tollerabile”, conclude.
L’udienza è stata rinviata al 19 febbraio 2018, ore 12,30, aula 6 del tribunale di Palermo. Chiamati a testimoniare: Michele Giuliano, che ha querelato Maniaci per diffamazione, Nunzio Quatrosi, Elisabetta Liparoto, Gaetano Porcasi e Alessandro Brunetti.
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