Il film è stato prodotto da Rai Fiction, Fulvio Lucisano e Paola Lucisano, scritto da Claudio Fava, Michele Gambino, Monica Zapelli e lo stesso Daniele Vicari, che ne è il regista. Il cast della fiction è composto da Pippo Fava – (Fabrizio Gifuni); Claudio Fava – (Dario Aita); Lina (moglie di Pippo Fava) – (Lorenza Indovina); Cav. Graci – (David Coco); Gaetano – (Fabrizio Ferracane); Elena Fava – (Barbara Giordano); Miki – (Carlo Calderone); Riccardo – (Federico Brugnone); Antonio – (Simone Corbisiero); Giusi – (Selene Caramazza); Rosario – (Beniamino Marcone); Saro – (Davide Giordano); Elena Brancati – (Roberta Rigano); Cettina – (Manuela Ventura); Lo Certo – (Gaetano Aronica); Madre di Pippo Fava – (Aurora Quattrocchi).
Con il sottofondo del brano Call me di Blondie, canzone molto in voga degli anni ’80 il film prende l’avvio partendo dal cinque gennaio 1984, quando, poco dopo le 21, Giuseppe Fava, per tutti Pippo, esce dalla redazione del suo giornale I Siciliani, sale sulla sua Renault 5, diretto al teatro, per andare a prendere la nipote Francesca. Appena aperto lo sportello della macchina viene raggiunto da cinque colpi di pistola alla nuca.
Andando indietro nel tempo si ripercorrono alcune vicende della vita del grande giornalista, a partire dalla nomina a direttore della Gazzetta del sud, dalla creazione, quasi improvvisazione di una redazione fatta da giovanissimi, dal licenziamento, a seguito di alcuni articoli che avevano “disturbato” uno dei finanziatori del giornale, il cavaliere Graci, e dalla splendida esperienza del giornale mensile voluto e diretto dallo stesso Fava, I Siciliani. Da allora un cammino di difficoltà, di debiti, ma di successo del giornale, che diventa la vetrina del vero volto della Sicilia, dalle sue bellezze naturalistiche, a quelle storiche e archeologiche, ai prodotti dell’economia, ma anche all’articolata denuncia della presenza della mafia a Catania, del ruolo de “I quattro cavalieri”, ovvero i potenti costruttori Rendo, Costanzo, Finocchiaro e Graci e di quello del clan Santapaola, che in un certo momento decide di chiudere per sempre la bocca a Fava. Le indagini sul delitto sono indirizzate e depistate su presunti moventi passionali e all’interno dei collaboratori di Fava, anziché sui mafiosi. I “ragazzi” di Fava, Michele Gambino, Riccardo Orioles Antonio Roccuzzo, segnati da quella drammatica esperienza, continueranno nel loro lavoro, sino alla condanna all’ergastolo del mandante Nitto Santapaola e del suo e dell’esecutore Maurizio Avola.
L’interpretazione di Fabrizio Gifuni è magistrale, un po’ in secondo piano quella degli altri attori. La sceneggiatura non riesce a fare a meno del solito ricorso, tipico della RAI, ai problemi all’interno del nucleo familiare, o a momenti di svago, come la partita al pallone o il bagno tra gli scogli, la granita al bar, che tolgono spazio al contesto storico, anche se ne costituiscono la naturale coreografia di alleggerimento della drammaticità dei fatti. Tipico anche il ricorso a una serie di momenti, minacce, consigli, intimidazioni, che preludono al dramma finale. Troppo corti i passaggi cronologici del lavoro di Fava alla Gazzetta del Sud e poi ai Siciliani, esperienze che forse meritavano più spazio. Appena sfiorato il lavoro letterario di Fava, i suoi romanzi e il suo teatro, le sue sceneggiature, che lo rendono uno degli autori siciliani più interessanti del suo tempo.
Per il resto, scrive Blogo, “Non una superficialità, la sua, ma un amore verso la vita che passa per le sue passioni e che si esprime con un editoriale diventato celebre, con una granita al bar, con una nuova rappresentazione teatrale che smascheri l’ipocrisia di chi sarà nelle prime file o un tuffo nel mare subito dopo aver rifiutato un’offerta lavorativa di quelle che cambiano la vita”.
Il film riporta anche le parole di Fava nell’ultima intervista con Enzo Biagi:
“I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono dei ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione”.
Non era facile mettere in scena un personaggio carismatico, come Pippo Fava, poliedrico, originale, sempre controcorrente, alla ricerca della verità, sino alle sue estreme conseguenze. La storia di un uomo che ha tracciato una strada per “costruire il futuro nonostante tutto”. Una volta tanto la RAI, c’è riuscita ed è un grande omaggio a colui che è stato il più grande giornalista siciliano, “con la schiena dritta”, coraggioso e pieno di gioia di vivere.
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