Ci abbiamo provato in mille modi a dire che la distilleria deve andarsene dal centro urbano di Partinico, perché è un’azienda insalubre di primo livello. Abbiamo provato a dire che il posto in cui dovrebbe spostarsi non è dentro il territorio di Bosco Falconeria, ma in sua periferia dove, a conti fatti, i danni arrecati alla salute dei partinicesi non possono essere messi alla pari con eventuali, possibili, ma non certi danni arrecati a qualche azienda agricola del posto. Abbiamo provato a dire che tra una fabbrica obsoleta, e quindi inquinante e un impianto fatto secondo le tecnologie più avanzate c’è molta differenza e che i tecnici dell’Arpa e di qualsiasi altro ufficio che ha dato il suo benestare al progetto non sono ignoranti come i nostri politici e ambientalisti della prima ora, e non possono rischiare di approvare impianti inquinanti, perché ne va della loro carriera e della libertà personale, cioè finirebbero in galera. Abbiamo detto infinite volte che l’impianto che dovrebbe riutilizzare le vinacce esauste come carburante, per attivare un circuito chiuso di produzione di energia non è, e non può essere un inceneritore di rifiuti, perché non è molto differente, se non in una tecnologia più avanzata, dall’attuale biodigestore che sta lavorando in via dei Platani, ma dovrebbe essere dotato di filtri e altre componenti per ridurre al minimo le sostanze inquinanti. Niente da fare. “U veru surdu è chiddu ca un voli sentiri”. E dispiace che quelli che non vogliono sentire si siano messi al servizio di alcuni esponenti politici non partinicesi, senza preoccuparsi invece dei propri concittadini.
Ci siamo chiesti a lungo che cosa può nascondere tanta ostinata volontà a non volere la delocalizzazione della distilleria e alla fine l’unica ipotesi possibile è quella tipica della politica siciliana: “levati tu ca mi ci mettu io”. Cioè, ridotto in termini semplici e banali: È possibile regalare, dari lausu a un soggetto come il sindaco Lo Biundo, di avere trovato la soluzione del progetto di delocalizzazione, quando altri, altre forze politiche su questo argomento da quarant’anni non hanno combinato niente? Tanto più che Lo Biundo è candidato alle regionali. Quindi il sospetto dell’opportunità politica di regalare la paternità della delocalizzazione a un’amministrazione e a un personaggio che da quasi dieci anni è espressione elettorale della maggioranza della popolazione partinicese, è troppo forte.
Nessuno ha fatto sinora invece una considerazione tecnica importante: il nuovo progetto richiede, per funzionare, che il comune conceda trenta litri al secondo di acqua. Una quantità enorme che dovrebbe poi essere scaricata non si sa dove e che, se l’acqua è tirata dalla diga Jato, in periodi di siccità, come quella che stiamo vivendo, la nuova distilleria dovrebbe chiudere o utilizzare come da contratto, l’acqua destinata alla popolazione. È su queste cose che si dovrebbe discutere e non sul sesso degli angeli.
Ma c’è qualcosa che molti non sanno o fingono di non sapere: c’è un progetto per la costruzione di un inceneritore, ubicato a Bosco Falconeria, nei pressi della Tubicem, presentato da una ditta palermitana, la Metran, che è già arrivato sul tavolo dell’assessorato regionale competente per ottenere il via libera per la cosiddetta VIA, cioè valutazione impatto Ambientale. Inevitabile chiedersi perché nessuno parla di questo progetto, pubblicato nel sito del Comune di Partinico, all’albo Pretorio in data 8/8/2016 con avviso pubblico e comunicato al Consiglio Comunale dal Sindaco Lo Biundo. Tutti fingono di ignorare e tutti continuano ancora ad infierire sulla Bertolino che non deve delocalizzare: Inevitabile domandarsi se avremo due inceneritori addirittura, o se uno di questi non è quell’inceneritore di rifiuti occultato che alcuni si ostinano a sostenere.
Dopo di chè non ci rimane altra soluzione che quella del Referendum per la Libera Repubblica di Partinico, di cui abbiamo già parlato, o quella della delocalizzazione dell’intera città di Partinico che potrebbe trovare la sua nuova ubicazione a Bellolampo, visto che in mezzo ai rifiuti ci galleggiamo, o addirittura, perché no?, in contrada Sant’Anna, al posto in cui dovrebbe essere costruita la nuova distilleria. Purché l’operazione sia fatta solo da alcune forze politiche, in contrapposizione ad altre.
Desta ancora più stupore l’irresponsabilità di queste forze politiche e di questi No-deloc, cioè no alla delocalizzazione e la violenza verbale con cui esse si contrappongono a coloro, diciamo la maggioranza dei partinicesi, che invece vogliono liberarsi da fumi, brutti odori, inquinamento ed altre tristi conseguenze di devastazione ambientale che ci opprimono da mezzo secolo.
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