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Partinico, la monnezza torna in strada

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La pagina di diario del giorno

Ci risiamo. Torna in strada la monnezza. È l’eterno problema con cui bisogna ogni giorno fare i conti, sia per la raccolta differenziata, sia per il ritiro e per lo smaltimento. In un paese di 30 mila abitanti il problema è due, tre, quattro volte maggiore di quanto non lo sia per i piccoli comuni che oggi si vantano di avere raggiunto percentuali “virtuose” di differenziata, ma le difficoltà diventano maggiori se si considerano altri fattori, come la cattiva educazione al rispetto ambientale degli abitanti, e quindi la tendenza a disfarsi dei rifiuti nel primo posto utile, in cui magari non si è visti da nessuno, i disservizi che caratterizzano tutto il sistema di raccolta, la mancata adesione all’ARO, per la quale bisognerà ancora aspettare mesi, la condizione pendolare dei dipendenti comunali addetti, mandati ogni volta in appoggio alle varie ditte che hanno vinto l’appalto per il ritiro, e infine la cronica mancanza di soldi, considerato che tutto grava sulle spalle dei cittadini paganti, che sono poco più del 50% rispetto agli evasori parziali e totali. A completare il quadro si ci mettono anche gli errori della burocrazia, come quello che è stato scoperto in questi giorni e che ha comportato l’annullamento dell’appalto pro tempore concesso alla Ecoburgos di Borgetto, la quale ha dovuto sospendere il servizio, in attesa della procedura d’urgenza alla quale si sta facendo adesso riferimento per approntare un ritiro provvisorio, aspettando tempi migliori. Ancora una volta, anche se non dovrebbe essere compito nostro, facciamo appello al senso civico dei cittadini e alla loro pazienza per non tornare ad alcuni momenti del passato, in cui non si poteva neanche circolare, con il pericolo di essere esposti anche a malattie, ma soprattutto agli amministratori per non perdere tempo, perché basta  un giorno di ritardo, com’è successo ieri e come succederà oggi, per far saltare il calendario di raccolta e ricominciare ogni volta daccapo.

In Libia continua lo scontro senza esclusione di colpi tra i due caporioni che, dopo la morte di Gheddafi si erano spartiti il territorio nelle due sue storiche regioni di Cirenaica e Tripolitania. Sinora siamo a un migliaio di morti, alcune migliaia di feriti, 15 mila sfollati e, non sappiamo che fine hanno fatto o faranno tutti quelli che sono bloccati nei lager in attesa di un passaggio su un barcone che li porti in un’Europa che non li vuole. Il numero sparato da Di Maio e Salvini di 800 mila è una balla grossa, sparata tanto per alimentare un pericolo che al momento non esiste. Viene anche da sorridere pensando al nostro premier Conte, al quale i rappresentanti della fazione riconosciuta dall’Europa e dall’ONU si sono rivolti per chiedere una mediazione. Tutto quello che è stato capace di fare è di creare una “unità di crisi” che starà a guardare come si evolvono gli eventi, nel caso che non cominciassero ad arrivare barconi con migranti ai quali bisognerà ora riconoscere la qualifica di profughi di guerra e perciò non li si potrà rispedire indietro. Domani speriamo che vada meglio.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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