Partinico è uno strano paese: a Peppino Impastato è intitolata la locale sezione del partito della Rifondazione Comunista, ma anche una strada e, con l’associazione del nome di Felicia, una scuola, al punto che qualche personaggio politico ha parlato di sovraesposizione, un termine poi ripetuto da qualche studente. E tuttavia Peppino continua a essere sgradito a una parte del paese, cosa, che succede anche a Cinisi. Anche in diverse altre località italiane ci sono stati vati tentativi di rimuovere il nome di Peppino, ma il caso di Partinico è diventato emblematico, dopo le prese di posizione di una parte degli alunni, contrari a Peppino, considerato “divisivo”. Ripercorriamo alcuni episodi:
La via
L’anno dovrebbe essere il 2014, ma la delibera d’intestazione di una strada a Peppino Impastato, faticosamente approvata grazie all’intervento in Consiglio Comunale di Gino Scasso, allora espressione della sinistra a sinistra del PD o giù di là, giaceva già da tre anni nei cassetti del Palazzo comunale, praticamente dimenticata. C’è voluto un po’ di casino pubblicitario, specialmente da parte dei “soliti” di Rifondazione, ed altre pubbliche denunce, tramite Telejato, per farla rispolverare, scegliere come strada quella dove da poco era stata aperta la nuova sede del Liceo Scientifico e inaugurarla assieme agli amici di Peppino con l’apposizione di una targa “Peppino Impastato politico ucciso dalla mafia”.
La scritta
Sempre a Partinico, un mattino, in un muro dell’ITGC compare una scritta, con la bomboletta a spray “La mafia è bella”. Passano tre giorni e la scritta è ancora là. A questo punto chiamo Pino Maniaci, compro una bomboletta e mi faccio riprendere mentre aggiungo sotto: “e tu sei stronzo!!”. La ripresa fa il giro della zona. L’indomani, con una velocità sospetta, il preside fa imbiancare tutto. Non ho mai capito perché la scritta “la mafia è bella” è rimasta tre giorni, mentre la mia replica ha causato il pronto intervento del preside.
Il murales
Nella mia veste di Presidente dell’Associazione Peppino Impastato di Cinisi, ho dichiarato: “La figura di Peppino, amata, esaltata e commemorata in moltissime scuole d’Italia, stenta ad essere accettata negli ambienti in cui egli visse e da quelle persone per cui sacrificò la vita. Togliere le bandiere rosse a Peppino sarebbe come togliere l’abito religioso a Padre Puglisi; presumere che ci si possa ribellare o che si possa lottare contro la mafia senza colore politico, significa giustificare un qualunquismo stellarmente lontano dalla grande tensione politica di Peppino. Insomma, un tentativo pietoso di ridurre Peppino a un santino. Anziché usare la figura di Peppino per suggerire un messaggio così distorto, è meglio cancellare tutto”. Ultima curiosità: il Preside si è rifiutato di pagare all’artista 50 euro, cioè le spese necessarie per la realizzazione del murales. I ragazzi stanno organizzando una colletta. Non so se quel murales, peraltro abbastanza nascosto, esiste ancora.
Presenti e assenti
Un saluto agli studenti
Un saluto agli studenti con le parole che Antonio Gramsci disse il 1 maggio 1919: “Istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza, Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo, Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza”
E un altro saluto con le parole che il grande latinista Concetto Marchesi, rettore dell’Università di Padova, pronunciò all’apertura dell’anno accademico, nel novembre 1943: “Giovani, confidate nell’Italia. Confidate nella sua fortuna se sarà sorretta dalla vostra disciplina e dal vostro coraggio: confidate nell’Italia che deve vivere per la gioia e il decoro del mondo, nell’Italia che non può cadere in servitù senza che si oscuri la civiltà delle genti.”
Come diceva Felicia, la mafia si sconfigge con la cultura e non con la pistola. E la vera cultura non è in vendita, si conquista con sacrifici, impegno e volontà di essere padroni di se stessi.
L’amarezza comunque è pari alla gioia perché questa scuola, la mia scuola, ha raggiunto, con l’inaugurazione di oggi un traguardo educativo splendido, proponendo agli studenti le storie di Peppino e Felicia con la loro potente carica educativa e formativa. Una scelta e un compito difficile da portare avanti. Siatene tutti degni.
Articolo pubblicato anche su AntimafiaDuemila.
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