Le campagne del comprensorio della valle dello Jato sono al collasso. Per fortuna è caduta un po’ di pioggia che serve a prorogare il problema per un paio di giorni, ma non a risolverlo. Chi dispone di una fonte d’acqua, tipo un pozzo privato, può andare avanti, chi invece è costretto a dipendere da chi dovrebbe fornire l’acqua è costretto ad arrangiarsi, più o meno come si faceva nei secoli scorsi, trasportando acqua con i bidoni e misurando il prezioso liquido per non far morire quello che è stato piantato. Più critica la situazione di chi ha i terreni nei lotti che, per essere forniti d’acqua hanno bisogno che siano azionate le pompe di sollevamento, poiché i rapporti del Consorzio con l’Enel che dovrebbe fornire l’energia, sono spesso conflittuali, a causa di pendenze, di bollette non pagate, di impianti elettrici da riparare.
E così da anni va avanti un processo di desertificazione che ha portato all’abbandono dell’agricoltura e a una crisi devastante del settore, fra l’altro compromesso già dalla concorrenza di prodotti che arrivano da ogni parte del mondo, e a prezzi concorrenziali, grazie alla possibilità di poter disporre di manodopera sfruttata, pagata a basso costo e alimentata da sistemi di caporalato e di lavoro nero. Ormai non si conta più il numero di vigneti abbandonati, dal momento che il mercato si è orientato verso vitigni selezionati deprezzando del tutto l’uva da ammasso. Per non parlare di frutteti e uliveti. Alcuni tentativi di riconversione in culture biologiche sono stati avviati, ma il settore stenta per le solite enormi difficoltà burocratiche nell’ottenere la certificazione.
La difesa, conservazione e tutela del suolo, per la valorizzazione del territorio, per lo sviluppo della produzione agricola e dell’irrigazione e per la tutela dell’ambiente, è stata affidata, con decreto del 23.5.1997 del Presidente della Regione Siciliana al Consorzio di Bonifica 2 Palermo, che ha sede in via Lulli, il quale ha convogliato e assorbito altri enti privati che in passato avevano realizzato e gestito la maggior parte delle opere idrauliche di raccolta, adduzione e distribuzione dei sistemi irrigui collettivi, come nel caso del Consorzio irriguo della valle dello Jato, a suo tempo ideato come sistema per affidare agli stessi coltivatori il controllo e la distribuzione delle acque e cooptato in questo grande contenitore, dove tutto è affidato a un direttore, attualmente Giovanni Tomasino, spesso lontano dal grido d’aiuto degli utenti del settore dell’agricoltura e più preoccupato del necessario rifornimento d’acqua potabile alla città di Palermo. Dopo una lunga serie di lotte e di agitazioni i lavoratori del Consorzio irriguo Jato sono stati “recepiti”, cioè assunti dal Consorzio PA 2 e attualmente si trovano ad occuparsi non solo della distribuzione, ma anche della riparazione o della sistemazione di un impianto ancora con tubature d’amianto, realizzato mezzo secolo fa e con una serie di perdite e di punti di distribuzione, giarrotte e bocchette, guaste, affidate alla buona volontà degli agricoltori, ai quali si richiede l’acquisto di giunti e adattatori per il prelievo, con spese che spesso sono inutili, dal momento che l’acqua non arriva.
Esiste poi un consistente numero di furbetti, particolarmente nei lotti a caduta libera, che attualmente sono tra quelli serviti, che usufruiscono dell’acqua senza neanche aver sottoscritto il contratto e, rispetto ai quali, non esistono opportuni sistemi di sorveglianza né personale che abbia i poteri e volontà di emettere sanzioni.
Negli operatori agricoli della zona ormai da tempo si è diffusa la sfiducia ed è conseguente l’abbandono di un’attività, come quella dell’agricoltura, che, nell’attuale situazione di crisi produttiva, potrebbe essere la più importante valvola di sfogo dell’occupazione, ove ci fosse un minimo di assistenza e di attenzione da parte di chi è chiamato a dirigere il settore. Per non parlare del diffondersi di insetti sempre più resistenti ai trattamenti di protezione e malattie delle piante, ultimo delle quali la “tristeza”, che colpisce gli agrumi, o la Xilella, che uccide gli ulivi.
È in questo contesto che le organizzazioni sindacali di settore della zona hanno inviato una lettera aperta all’assessore all’agricoltura Cracolici, chiedendo un intervento immediato per l’apertura dell’acqua nei lotti dove ancora non arriva. Ed è triste che, per portare avanti un servizio così importante, ci si debba pensare ogni anno all’ultimo minuto o quando è ormai troppo tardi. E così l’essere in Sicilia, che potrebbe essere una fortuna, diventa una condanna che come sola via d’uscita comporta l’emigrazione.
Lettera Aperta all’Assessore Antonello Cracolici
CIA-Confederazione Italiana Agricoltori
CGIL – Camera del Lavoro
CISL-Camera Sindacale
PARTINICO
Egregio Assessore Cracolici,
Le diamo atto di essere venuto, circa un mese fa, a Partinico e di avere dato speranze agli operatori locali del mondo agricolo, circa una sua attenzione insieme a quella dell’assessorato alle politiche agricole da Lei diretto. Sono stati presentati da diversi imprenditori locali, per lo più giovani, una serie di progetti che aspettano di essere finanziati.
Con la presente desideriamo sottoporre alla Sua attenzione alcune questioni che riguardano l’irrigazione del bacino della Diga Jato.
Ad oggi l’acqua della Diga, in particolare quella dei lotti di sollevamento, che hanno bisogno dell’energia elettrica per attivare i motori non è arrivata. Al locale punto, che si occupa della distribuzione dell’acqua nelle campagne, da più di un mese viene risposto che stanno lavorando per riparare i guasti elettrici, che i pezzi mancanti sono arrivati, che tutto a giorni dovrebbe essere pronto, ma l’acqua ad oggi non è stata ancora aperta. Ci sono giovani, parecchi agricoltori e imprenditori che hanno fatto una serie di spese, dall’aratura all’acquisto e piantumazione di prodotti che sono costretti ad irrigare trasportando l’acqua con i bidoni.
Purtroppo quello che era il sogno di Danilo Dolci di trasformare questo territorio in un grande centro di produzione agricola, grazie alla possibilità di disporre dell’acqua, sembra essere tramontato sia per un impianto che negli anni è diventato fatiscente, con perdite enormi, sia per il dirottamento di buona parte dell’acqua della diga al potabilizzatore e quindi ai bisogni della città di Palermo, al soddisfacimento delle esigenze dell’agricoltura locale è rimasto ben poco.
In questa situazione gli operatori del mondo agricolo rischiano di perdere la stagione irrigua, il raccolto le spese, dopo avere sottoscritto i contratti per avere l’acqua nei propri Campi. I Lavoratori agricoli vedono diminuire le possibilità di occupazione.
Pertanto con La presente chiediamo un Suo immediato intervento per aprire l’acqua e consentire l’irrigazione nelle campagne ormai al collasso per la lunga assenza di pioggia prima di promuovere la mobilitazione delle categorie interessate e le opportune iniziative sindacali.
Nella certezza che prenderà nella massima considerazione la presente e certi di un Suo intervento Le inviamo i nostri più Distinti Saluti.
Partinico 7 Giugno 2017
CIA – Nino Cossentino, CGIL – Pino Gagliano, CISL – Pietro Galati
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