Un amministratore di fatto e uno di diritto, parliamo di due palermitani legati al commercio all’ingrosso e al dettaglio di detersivi. Il sequestro messo a segno dai militari delle Fiamme Gialle è il risultato di una attività di indagine fiscale conclusasi nel 2013.
Il quadro è complesso e articolato come si legge nella nota stampa emessa dalla Guardia di Finanza “sia C. A., in qualità di amministratore di fatto dell’azienda, che D. A., anch’egli palermitano di 54 anni ed amministratore di diritto della società, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica del capoluogo, per i reati di falso in bilancio, presentazione di dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici,nonché per emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.”
Una attività economica consistente che consta di tre punti vendita e di grossi depositi nei quali venivano stoccati ingenti quantitativi di merce. Sono state proprio le irregolarità riscontrate nei magazzini a mettere in moto la pista investigativa.
I depositi poiché privi di contabilità, obbligatoria per legge, secondo gli inquirenti avrebbero consentito alla società di “aggiustare i bilanci” alterando così i valori delle vendite allo scopo di abbassare le imposte dovute e vendere moltissima merce in nero.
Sono stati inoltre riscontrati debiti falsi per circa 4 milioni di euro perché in realtà pagati in nero con somme derivate da vendite non fatturate. Contestualmente è stato riscontrato da parte degli indagati l’uso di fatture presumibilmente false ricevute formalmente da due società “inesistenti”, predisposte nella realtà “in proprio” al fine di abbattere ulteriormente il reddito imponibile.
I profitti non dichiarati dai due malfattori sono stati quantificati e C.A. detentore di più dei tre quarti della società in questione avrebbe evaso il fisco per 1,2 milioni di euro dichiarando redditi irrisori. Il sequestro per equivalente disposto dalla Procura della Repubblica di Palermo è stato seguito da un secondo provvedimento d’urgenza che ha avuto ad oggetto i beni che C.A. avrebbe donato ai figli per sottrarli ad una eventuale azione coattiva del Fisco, provvedimento quest’ultimo che ha visto il sequestro di beni immobili aventi il valore complessivo di oltre 1,2 milioni di euro, valore coincidente con l’imposta evasa in qualità di persona fisica.
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