Alle prime luci del mattino sono state emesse 23 misure cautelari nel corso della complessa attività investigativa, denominata Horus 2 che è la prosecuzione dell’operazione Horus culminata nel gennaio 2014 con l’arresto di 33 persone. Gli indagati sono accusati a vario titolo di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti.
Nello spaccio erano coinvolte intere famiglie della Zisa per i quali la vendita dello stupefacente era diventata una vera e propria occupazione, oltre che principale fonte di sostentamento. Ogni volta che le forze di polizia o i militari intervenivano nel quartiere per arrestare, per esempio, qualche pusher, parenti e conoscenti degli indagati erano pronti a reagire veementemente al fine di ostacolare l’attività delle forze dell’ordine, commentando ironicamente l’accaduto alla fine dei provvedimenti e precipitandosi a recuperare lo stupefacente non rinvenuto dagli agenti, per redistribuirlo ai nuovi spacciatori.
Gli abitanti del quartiere avevano tutto l’interesse a sostenere le operazioni dell’organizzazione dalle quali ricavavano diversi vantaggi. Nei confronti degli spacciatori si era creato un clima di indifferenza e connivenza: le attività di spaccio messe in atto dai pusher, erano diventate talmente normali al punto che i bambini giocavano a pochi passi da loro e addirittura c’era chi, prima di prendere i propri scooter – utilizzati dagli spacciatori come nascondigli per la droga – chiedeva con garbo di spostare la sostanza stupefacente. Hashish, marijuana, cocaina ed eroina erano occultati ovunque: nei fori dei marciapiedi e dei muri, sui motorini e le macchine, sulle persiane, nelle aiuole, nelle grondaie.
Era stato creato, addirittura, un servizio a domicilio per la consegna della droga agli acquirenti ai quali bastava calare il paniere dal balcone per ricevere la quantità richiesta. Significativo è stato anche l’apporto fornito dalle donne delle famiglie, sempre pronte a spostare droga e denaro, all’interno di un borsello fucsia, dal luogo in cui si confezionava (un minimarket della zona) alle abitazioni.
I numerosi interventi effettuati dai Carabinieri, a riscontro dell’attività di indagine in corso, hanno permesso di stilare una sorta di “prezzario” della droga, a seconda del tipo di sostanza stupefacente e del peso della singola dose. Tra l’altro è emerso come, in una perfetta logica di mercato, acquistando maggiori quantitativi si ottenessero sconti sul prezzo: infatti a fronte dei 15 € pagati per una dose da ¼ di grammo, il costo di una dose da 1 gr. era di appena 30 €.
“Sorprende – commenta il procuratore aggiunto Teresa Principato – la partecipazione totale delle famiglie che vivono di droga. L’attività di preparazione allo spaccio avviene all’interno delle case. Ma la cosa più dolorosa è l’indifferenza della gente: lo spaccio avviene sotto gli occhi di tutti. La criminalità – conclude – era diventata normalità”.
In carcere sono finiti: Domenico Bertolino, 20 anni, Giuseppe Buccafusco 26 anni, Antonio Catalano, 27 anni, Natale Catalano, 64 anni, Luca Giardina, 34 anni, Gianluca Giordano, 26 anni, Umberto Machì, 28, Pietro Messina, 23 anni, Salvatore Messina, 24 anni, Claudio Missaghi, 28 anni, Raimondo Pedalino 24 anni, Alessio Scafidi 24 anni, Benedetto Scafidi, 27 anni, Antonino Stassi, 26 anni, Laura Tarallo 46 anni.
Ai domiciliari: Giovanna Solange Cardinale 22 anni, Pietra Jessica Cardinale, 26 anni, Salvatore Catalano 24 anni, Damiano Gargano, 52 anni, Alessandro Genuardi, 36 anni. Hanno invece l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria: Giovan Battista Cardinale, 63 anni, Gianluca Cascino, 28 anni, Nazareno Davide La Corte, 20 anni.
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