Pagina di diario del 27 agosto 2018
I fatti del giorno
La buona notizia è che è finita l’odissea dei migranti sulla nave Diciotti a Catania. Dietro una serie di promesse di ospitalità fatte dall’Albania, che non c’entra niente, dall’Irlanda, dove nessuno vuole andare e dalla CEI, che è la Conferenza Episcopale Italiana, i migranti sono stati fatti scendere e saranno smistati nei vari centri d’accoglienza, dove sono destinati a restare per parecchio tempo, diversamente da quanto ci si voglia far credere. Alla fine hanno vinto tutti, anzi tutti dicono di avere vinto, Salvini che il giorno prima aveva detto che potevano restare per sempre sulla nave e che ha dovuto, come si dice in siciliano, “calare le corna”, Di Maio, che è stato a guardare per tutto il tempo, la Chiesa che non c’entra niente, ma c’entra sempre, perché buona parte dei centri d’accoglienza sono in mano di strutture religiose. Si potrebbe dire con Shakespeare “Tanto rumor per nulla”, perché l’Europa continua a fare orecchio da mercante, considerandolo un falso problema, come in realtà è, perché non saranno i 13 mila migranti di quest’anno ad invadere l’Italia, ma il problema vero è nei 150 mila giovani laureati e diplomati che ogni anno lasciano l’Italia in cerca di lavoro. E comunque, chiacchiere, chiacchiere, campagna elettorale, ricerca di consenso e magari un avviso di garanzia per Salvini, il quale, con questo avrà la possibilità di fare la vittima e guadagnarci un altro milione di voti. Così va in Italia.
Ma scendiamo in un altro luogo della Sicilia. Stasera a Borgetto ci sarà la storica processione alla Madonna del Romitello: Il quadro della Madonna è un dipinto ovale su tela: rappresenta l’Addolorata seduta con il figlio morto deposto sulle ginocchia. Secondo la tradizione popolare la Madonna apparve al beato Giuliano Mayali sullo sfondo di una quercia nel bosco delle Ciambre, dove questi si ritirava in preghiera. Nel 1409 il nobile cavaliere palermitano Andrea Guardabaxo lasciava al monastero di San Benedetto un suo possedimento un po’ più a monte di esso, per innalzarvi un monastero dedicato alla Madonna. Il monastero fu dedicato a Santa Maria delle Ciambre, luogo piccolo, ma capace di accogliere 19 monaci, tra i quali il beato Giuliano Mayali. Dopo ciò il santuario è diventato un luogo di pace e quiete dove venne mandato “in punizione”, per purificarsi dalla sua libidine, anche il grande poeta rinascimentale Teofilo Folengo. Dai benedettini il santuario è poi passato ai Padri Passionisti che lo amministrano ancora oggi. Il santuario è stato restaurato con i contributi dei fedeli dei vicini comuni di Montelepre, Terrasini, Giardinello e soprattutto con quelli degli emigrati americani del Nord Carolina e del club di borgettani di New York, al quale il quadro della Madonna è andato a far visita qualche anno fa accompagnato dai politici guidati dall’ex sindaco De Luca. La madonna gode fama di essere miracolosa. In suo omaggio si fanno due cerimonie nel corso dell’anno, una il 10 maggio e l’altra il 27 agosto e in tale occasione si recita una miracolosa preghiera o supplica. In passato numerosi pellegrini venivano scalzi dai paesi vicini e, arrivati all’ingresso del santuario, con la lingua a terra si spostavano lentamente sino a raggiungere al quadro dell’Addolorata. Stando ai pettegolezzi di paese pare che anche l’ex sindaco De Luca, devotissimo, abbia promesso di fare scalzo tutta la processione se la Madonna gli avesse fatto la grazia di recuperare la sua fascia di sindaco che gli era stata tolta dal Ministro degli interni per sospetti di collusione mafiosa. Non sappiamo se sarà presente, visto che la sua preghiera non è stata esaudita. La Madonna è stata proclamata Regina del Golfo di Castellammare, e quindi, in ordine d’importanza, dovrebbe essere superiore alla partinicese Madonna del Ponte e alla Madonna delle Grazie di Terrasini. In ordine d’importanza il primo posto spetta ancora alla Madonna di Trapani, il cui culto è diffuso anche nella provincia di Palermo.
Vorremmo fare un po’ del nostro solito telecurtigghiu, ma oggi non c’è niente, niente di niente. E se non c’è niente la cosa è grave, vuol dire che tutti dormono o sono in ferie e che il paese stagna nel suo putrido immobilismo. Le speranze di novità sono al momento congelate. Qualcuno parla di ritorno al giordanismo, visto che si fanno i nomi, per un futuro insediamento nelle cariche impiegatizie più importanti del paese, come quello dell’apprezzato Lucio Guarino, già segretario, di Salvatore Santoro, di Ricupati, e, perché no, di Elena Merra, moglie di Miccichè, che nel 2003 fece parte del nucleo di Valutazione. Ma a parte queste notiziole da corridoio, sono ancora vuote alcune caselle nel complesso mosaico politico-amministrativo, dove la regola, a Partinico, come in qualsiasi altro comune, è “a tiratedda d’a giacca”, ovvero il do ut des, ovvero ancora l’obbligo di fare fronte alle promesse della campagna elettorale. A seguito di una serie di “tirate” forse non esaudite, il sindaco di Balestrate Vito Rizzo si è stufato e ha cambiato radicalmente maggioranza facendo maggioranza con quella che era l’opposizione, espressione dell’altro candidato a sindaco Milazzo, e quindi qua avremmo non il giordanismo, ma il milazzismo di vetusta memoria.
Insomma “a cutra”, “a torta”, “a seggia”, intorno a una serie di nomi che vanno da San Giuseppe a Trapani, anzi, meglio, l’osso da spolpare e, quando finisce la carne, ancora un altro osso, perché l’appetito vien mangiando. Il che ci richiama a una favoletta raccontata da Pietro Grasso, di tre valorosi cavalieri, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, che si spartirono la Sicilia, la Calabria e la Campania, dando luogo alla Mafia, alla Camorra e alla ‘ndrangheta.