Abbiamo dato, giorni fa, notizia della richiesta di archiviazione fatta nei confronti di 18 imputati, in gran parte componenti della famiglia mafiosa di Borgetto, rientrante nel mandamento di Partinico. Vi si legge innanzitutto che questa è uno stralcio del procedimento n.3642 del 2013, comunemente indicato come Operazione Kelevra, ma questa decisione giudiziale apre il campo a una serie di inquietanti domande. Prima fra tutte, perché il PM ha stralciato alcuni capi d’imputazione ritenendoli privi di elementi per un rinvio a giudizio, e quindi assolvendo di fatto imputati che invece, per queste imputazioni, e, si presume per altre, sono state arrestate? Se sono ritenute irrilevanti processualmente alcune accuse che vanno dalle estorsioni allo scambio politico di voti, alla fine non ci vuole molto a concludere che in dibattimento, grazie a questa richiesta, cadranno anche molti altri capi d’imputazione e che tutta la famiglia mafiosa di Borgetto tornerà a piede libero. Il sospetto è quello che c’è stata un’indagine in corso, ma che di colpo i passaggi di questa indagine sono stati anticipati, con una frettolosa scrittura e richiesta di misure cautelari per potere tirare fuori dalla manica in fretta e furia il filmato confezionato e i frammenti d’intercettazione selezionati onde procedere all’accusa del principale imputato dell’operazione, cioè Pino Maniaci. Perché la fretta? Perché il giornalista Francesco Viviano aveva anticipato la notizia dell’inchiesta su Maniaci cinque giorni prima, Maniaci aveva chiesto di essere ascoltato, la richiesta poteva essere accolta entro tre giorni e onde evitare di ascoltarlo, poiché avrebbero potuto emergere dall’interrogatorio elementi che potevano far saltare l’operazione, e quindi la polpetta avvelenata preparata per inchiodarlo, il tutto è stato chiuso in poche ore, con un’affrettata conferenza stampa e con la distribuzione a tutti gli organi di stampa e alle televisioni sia del filmato, sia delle registrazioni che davano del direttore di Telejato un’immagine spregiudicata di estorsore, opportunista e immorale. Non ci sono altre spiegazioni che possano motivare questa pregressa richiesta d’archiviazione.
L’altro elemento che lascia basiti è la sbrigativa considerazione che i due politici Vito Spina e Polizzi, oltre che il sindaco De Luca, ne escono puliti perchè nonostante le registrazioni gli elementi non sono sufficienti per dimostrare che i mafiosi hanno dato loro 78 voti e le parentele di Polizzi e Spina non bastano per indicarli in combutta con i mafiosi. In pratica non è successo niente. Ma qui si presenta l’altra inquietante domanda: se non è successo niente, sei loro confronti si chiede l’archiviazione, come mai per gli stessi motivi il comune è stato sciolto per mafia. Ricordiamo di avere a suo tempo notato attraverso un nostro servizio che la motivazione dell’uso della “palidda” dei fratelli Reina per pulire il paese dai rifiuti era davvero troppo fragile, con la conclusione cui arriviamo oggi:per il PM il sindaco De Luca, nel noleggiare la pala, sul cui uso i proprietari pagavano 15 euro ai mafiosi ,ha agito nel contesto delle sue funzioni, per i carabinieri di Partinico, per il prefetto e quindi per il ministro degli interni ha agito in combutta con i mafiosi e quindi doveva andare a casa. Difficile capire come funziona, ma la richiesta di cui parliamo ha ancora un’altra sorpresa, ovvero la richiesta di archiviazione,per Pino Maniaci dall’accusa di estorsione nei confronti dei supermercati Gruppo Arancio e La Fontana, poiché si trattava del pagamento di alcune pubblicità. Non è stata invece stralciata né archiviata la presunta estorsione nei confronti del sindaco De Luca, anche se tratta vasi del pagamento di una pubblicità al negozio Toys intestato alla moglie. Anche qua, a volere pensare male, sembra che l’assoluzione di De Luca sia il compenso dato dai magistrati oerchè possa mantenere la sua accusa nei confronti di Maniaci. E stranamente non è stato considerato nemmeno che la somma di 366 euro è uguale a quella pagata dal supermercato Arancio. Una volta chiarito l’inghippo e quello che c’è sotto, non possiamo che concludere che si tratta di una sapiente manovra escogitata nei minimi particolari, con un unico obiettivo: non tanto imprigionare Maniaci, perché non c’erano e non ci sono gli estremi per l’arresto, ma eliminare, screditando il suo titolare, un’emittente che aveva rotto le scatole, avendo osato mettere il dito nella piaga di alcuni magistrati. Almeno così sembra, e se è così lo sapremo nelle prossime udienze. Intanto, a conclusione, diciamo che l’archiviazione è anche corredata dalla richiesta di distruzione delle bobine delle telefonate intercorse con Claudio Fava, con Rita Borsellino ne con Davide Matiello, perché deputati. Che cosa chiedeva Maniaci a loro e che cosa hanno risposto non lo sapremo mai. Solo per Napolitano si è stati così pignoli.
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