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Nuovo sequestro, con confisca dei beni di Carmelo Patti

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L’impero dell’ex patron Valtur ammonterebbe a un miliardo e mezzo euro

Il 24 novembre 2018 su indicazione della DIA di Palermo e del suo direttore nazionale Governale, è stato ripristinato il sequestro, questa volta con decreto di confisca, da parte dell’Ufficio misure di prevenzione del tribunale di Trapani, presieduto dal dott. Grillo, dei beni di Carmelo Patti, strombazzato come una novità e come il più imponente sequestro di beni che si ritiene appartenenti alla mafia, per il valore di un miliardo e mezzo di euro. Sotto confisca i beni ereditati dai tre figli (Maria Concetta, Paola e Gianni), ovvero partecipazioni in 25 società in campo industriale e un lungo elenco di 230 immobili in Italia, Marocco, Costa d’Avorio e Tunisia, i villaggi Punta Fanfalo a Favignana, Isola Capo Rizzuto a Crotone, il Golf Club Castelgandolfo. C’è pure una barca da crociera di 21 metri, la Valtur Bahia, registrata a Londra e ormeggiata a Mazara. I cinque miliardi del 2000 si sono ridotti a un miliardo e mezzo e sullo sfondo c’è la solita anomalia di un imprenditore sempre assolto da tutte le accuse di evasione fiscale, falso in bilancio, fatture false e altri reati tributari, mai indagato per concorso in associazione mafiosa e privato dei suoi beni e delle sue attività. Il riferimento più consistente sembra essere la deposizione di Angelo Siino, cognato della Titolare della Distilleria Bertolino, con la quale Patti ebbe qualche contrasto, quando pensava di estendere la sua attività sul villaggio turistico Città del mare di Terrasini. Altre indagini riguardano il progetto, mai realizzato di un villaggio da 1100 posti letto che avrebbe dovuto sorgere nella frazione Tre fontane, presso Castelvetrano, su 30 ettari di terra di proprietà della Mediterranea Village Spa, con sede a Milano.

È spuntato anche il nome di Antonello Montante, già presidente di Confindustria Sicilia e attualmente sotto processo a Caltanissetta, in relazione a un’azienda, l’Ap Consulting con sede legale a Milano in via Camperio Manfredo 9 progettata per “la commercializzazione di prodotti dolciari, nonché la locazione e la vendita di immobili, mandati di intermediazione finanziaria, l’acquisto di complessi turistici e alberghieri”. Montante aveva acquisito quasi il 50 per cento dell’azienda con Paola Patti il 24 gennaio 2001 (amministratore unico un calabrese della provincia di Cosenza) e, nel 2003, insieme hanno acquistato altre quote fino al controllo dell’intera società. Per qualche anno l’Ap Consulting sarebbe stata “ferma”, nel 2007 i due soci – Montante e la Patti – avrebbero versato in conto capitale 35.199 euro, poi nel 2010 l’azienda sarebbe stata improvvisamente cancellata.

Nelle indagini si cita Michele Tornatore, che lavorò per un anno alle dipendenze di Montante e che sostiene che nel mese di settembre-ottobre 2001 accompagnò Montante al Jolly Hotel  di Largo Augusto, per un incontro con Paola Patti e che, mentre sistemava i bagagli nella sua stanza, una borsa simile a quella dei medici, che Montante stava sistemando sotto il letto, si aprì ed era, pare, piena di banconote di grosso taglio. Montante gli avrebbe detto che erano soldi che avrebbe dovuto consegnare a Paola Patti.

I legali della famiglia Patti hanno annunciato ricorso in appello ed in ogni altra sede, compresa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per chiedere l’annullamento del decreto con un comunicato in cui sottolineano che:

“Il Cavaliere Carmelo Patti è stato un gran lavoratore che è emigrato al nord Italia – nei primi anni ’60 -costruendo con intelligenza e sacrificio uno dei più importanti gruppi imprenditoriali dell’indotto F.I.A.T. sino ad assumere una dimensione multinazionale che ha dato lavoro e benessere a migliaia di persone. Il Cavaliere Carmelo Patti è stato uno dei protagonisti del “risveglio economico” italiano. È deceduto da quasi tre anni ed il giudizio oggi espresso dal Tribunale di Trapani è profondamente ingiusto e giuridicamente errato, anche perché contraddetto da decisioni assolutorie emesse sugli stessi fatti da tutti i giudici che si sono occupati di queste vicende. La sua totale estraneità a contesti mafiosi è stata tra l’altro accertata dalla Procura antimafia di Palermo che sin dal 21 febbraio 2001 ne ha chiesto e ottenuto I’archiviazione, e confermata dai più importanti e attendibili collaboratori di giustizia fra cui Giovanni Brusca e Vincenzo Sinacori. inoltre, non è mai stato sottoposto a procedimenti penali per i reati di truffa e bancarotta che, incredibilmente, il Tribunale di Trapani ha creduto di poter ipotizzare dai nulla. Infine è stato assolto con ampia formula liberatoria dai reati di evasione fiscale che il Tribunale di Trapani, in aperta contrapposizione con le sentenze passate in giudicato, ha ritenuto di poter porre a fondamento dell’ ingiusta decisione.

Il provvedimento del Tribunale di Trapani rappresenta un vero e proprio cortocircuito della giustizia in quanto emesso in violazione di tutti i principi che regolano le misure di prevenzione, e si pone in aperto abbandono di quei principi fondamentali ribaditi con forza, anche di recente, dalla Corte di Cassazione, dalla Corte Costituzionaie e dalla Corte dei diritti dell’uomo.

Crediamo nel nobile valore della giustizia e siamo assolutamente certi che l’Autorità giudiziaria saprà riconoscere la correttezza dell’operato del Cavaliere Patti restituendogli, ancorché post mortem, quell’onorabilità e quella dignità che un provvedimento così ingiusto ed errato ha pensato di poter macchiare”.

Firmato Bertorotta, Infelisi, Mangione.

Riproponiamo il servizio che Telejato ha pubblicato sul suo blog il 29 gennaio 2016, in occasione della morte dell’imprenditore, per chi volesse approfondire la questione e ripercorrere i momenti più importanti della carriera di Carmelo Patti, suggerendo anche il documentato articolo pubblicato sul blog locale Partanna Live e i servizi sul blog TP24 Antimafia di Trapani.

Carmelo Patti e l’impero Valtur

Il 25 gennaio 2016 è morto a Robbio, all’età di 81 anni, Carmelo Patti, ritenuto uno degli uomini più ricchi d’Italia. Originario di Castelvetrano, e quindi compaesano di Matteo Messina Denaro, aveva cominciato dal nulla, come venditore ambulante e aveva poi costruito  un impero finanziario, creando la multinazionale “Cablelettra” che forniva alla Fiat gran parte dei suoi pezzi del settore dei cablaggi, degli accessori e delle maniglie. Patti fu per quarant’anni uno dei più stimati industriali siciliani, tanto da essere nominato presidente della Gesap che gestisce i più importanti servizi dell’aeroporto Falcone-Borsellino. Una specie di industriale antimafia per antonomasia, finché non entrò in contrasto con la signora dell’alcool e di Partinico, Antonina Bertolino, figlia di Giuseppe Bertolino, uno dei boss facenti parte della prima Cupola negli anni ’60.

Tutto cominciò allorché Patti rivolse la sua attenzione al settore turistico con i villaggi Valtur, riuscendo a creare una sorta di multinazionale del turismo. In un certo momento si arrivò al sequestro di tutti i beni con l’accusa di collusione con la mafia. A incastrarlo fu Angelo Siino, “il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra”, cognato della signora Antonina Bertolino, titolare di una megadistilleria ubicata a Partinico. Angelo fece nei suoi confronti alcune dichiarazioni, cominciando col dire che “Aiutava ed era aiutato da Cosa Nostra e, dalla sua, ha anche il fatto di essere un massone”. Secondo Siino, Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, detto mastru Cicciu u muraturi “aveva tra le mani Patti, tanto che Bernardo Provenzano ci scherzava su, dicendogli che lui non aveva problemi a passare le vacanze alla Valtur“. Tra i beni sequestrati anche il villaggio di Favignana Punta Fanfalo, che, venne acquistato nel 1998, dopo che la vendita all’asta gli era stata contesa da Emma Marcegaglia ma senza successo, perché il villaggio era stato acquistato da Desy Ingrasciotta, una sconosciuta ragazza di 21 anni, di Castelvetrano, dietro la quale c’era Carmelo Patti.

La procura di Trapani, tramite l’ufficio misure di prevenzione diretto dal dott. Grillo, trovò che il suo commercialista, Michele Alagna era fratello di Franca Alagna, amante di Matteo Messina Denaro, quella che gli avrebbe dato una figlia, Lorenza. Alagna curava il settore tributario del Gruppo Imprenditoriale Patti e finì, con lui, sotto processo per una serie di violazioni fiscali. Carmelo Patti, assieme a familiari e soci, fu così travolto in una vicenda che si concluse col il più grande sequestro sinora realizzato, 5 miliardi di euro, comprendente in gran parte la proprietà dei villaggi Valtur e altre strutture in Marocco, in Costa D’Avorio e in Tunisia, in Egitto. Tra i beni sequestrati anche una nave da crociera ormeggiata nel porto di Mazara, ma appartenente al Dipartimento marittimo brasiliano e registrata a Londra.

Nel 2014 l’ultima tegola giudiziaria, una condanna a dieci mesi per non avere versato  quattro milioni e mezzo  di Iva della Cablelettra nel 2008.

In un certo momento, Patti cercò di  cercò di acquistare anche il villaggio turistico Città del mare di Terrasini, che si trova a contatto della foce del Nocella, un fiume inquinatissimo a causa, a dire di molti, degli sversamenti della distilleria Bertolino, la cui presenza diventava conflittuale con quella del villaggio, successivamente in parte acquistato da un altro magnate della finanza siciliana, Rosario Basile, re degli istituti di vigilanza siciliani e non solo. Ma ciò che maggiormente diede fastidio alla Bertolino fu che – poco dopo – Carmelo Patti dichiarò che non avrebbe più costruito due villaggi turistici sulle spiagge di Selinunte e Campobello di Mazara, vicino al luogo in cui la Bertolino aveva in progetto la costruzione di un’altra megadistilleria con soldi pubblici a fondo perduto stanziati dalla legge n. 488 dal Ministero all’Industria al tempo gestito dal ministro Bersani. L’inquinamento ambientale denunciato da Patti (del “mare colore del vino”), era incompatibile con lo sviluppo turistico di cui la Valtur è leader indiscusso a livello mondiale. E infatti – poco dopo le dichiarazioni di Patti – la Bertolino fece scattare le sue micidiali dichiarazioni antimafia, supportate da quelle del cognato  Siino, alle quali si unirono quelle di altri pentiti. Malgrado Patti avesse subito dichiarato di “sentire puzza di alcool” nelle accuse di Siino e della Bertolino, la magistratura trapanese lo incriminò per associazione mafiosa disponendo un sequestro che continua sino ad oggi, malgrado, a distanza di 15 anni, non sia ancora seguita nessuna sentenza di condanna. Anzi, un Gip di Trapani si è espresso in maniera piuttosto scettica, non confermando una richiesta dei Pm trapanesi. Siamo in una zona, quella di Trapani, nella quale la Bertolino molti interessi e dove è stata sempre prosciolta o assolta in noti processi di inquinamento ambientale. Come il “mare colore del vino” denunciato dalla Guardia di Finanza dopo anni di indagine alle saline di Trapani (patrimonio dell’Umanità) e l’inquinamento della zona di contrada “Imbriaca” (tra Mazara e Campobello di Mazara) dove il commissario Carmine Mosca scoprì che venivano scaricati i fanghi industriali della distilleria di Partinico. Uno degli avvocati difensori della distilleria Bertolino è stato Alfredo Galasso, esponente di punta del PCI, poi deputato della rete, componente del CSM e gestore di un corso di formazione per magistrati che poi andranno a lavorare nelle varie Procure, a partire da quella di Palermo. È voce di popolo mai smentita che Antonina Bertolino sia cugina di Agueci, che ha ricoperto la carica di Procuratore capo facente funzione della Procura di Palermo, prima che vi si insediasse Lo Voi.

Il sequestro dei beni della Valtur, è stato poi affidato, in amministrazione giudiziaria, a un terzetto, di cui uno dei componenti è Andrea Gemma, noto amico del ministro della Giustizia Alfano che, più volte ha dichiarato di provenire dal “Dipartimento di Diritto Privato, il più rosso d’Italia, diretto dal prof. Alfredo Galasso” (cioè dall’avvocato della Bertolino).

L’amministrazione giudiziaria ha portato alla crisi e al fallimento, non ancora definitivo, della Valtur e di tutte le aziende di Carmelo Patti.

La morte di Carmelo Patti, sembrava avere chiuso l’umana vicenda di un imprenditore legato ad altri industriali nazionali, dagli Agnelli a Basile, a Montante, a Lo Bello, quest’ultimo in affari con la figlia di Patti e interessato anche lui alle vicende del turismo siciliano, e nei cui villaggi turistici hanno soggiornato i più noti politici italiani.

Sullo sfondo c’è sempre l’ombra inquietante di Diabolik, l’imprendibile, u strocchiu, colui che ha detto che, con i morti da lui ammazzati si potrebbe riempire un cimitero, Matteo Messina Denaro.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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