Giorno 24 gennaio 2017 al tribunale di Caltanissetta si è svolta una nuova udienza del processo per diffamazione intentato dal procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi contro Salvo Vitale e Riccardo Orioles, nella qualità, il primo di autore dell’articolo “Metti una sera a cena”, l’altro di direttore responsabile della redazione giornalistica di Telejato.
È stato ascoltato, come teste unico il prof. Salvo Vitale, il quale ha risposto alle varie domande che gli sono state poste dall’avvocato difensore Bartolo Parrino, dall’avvocato dell’accusa e dal P.M., oltre che dal Giudice Palmeri, che presiedeva l’udienza. Salvo Vitale ha brevemente ripercorso la sua lunga carriera di giornalista, a partire dal 1964, quando scriveva per il giornale L’Ora di Palermo, alle battaglie condotte con Peppino Impastato attraverso l’emittente radiofonica Radio Aut, per arrivare alla sua collaborazione con Telejato. Ha detto che a muovere la sua azione c’è sempre stata l’intenzione di fare un’informazione diversa legata a problemi reali del territorio e alle testimonianze delle persone vittime di ingiustizie. Su richiesta del Giudice Palmeri ha rivendicato la paternità sia dell’articolo in questione, sia di tutti gli altri articoli scritti negli ultimi cinque anni per Telejato, nei quali si è occupato di misure di Prevenzione e della gestione dei beni sequestrati a mafiosi o presunti tali. Per quanto riguarda il rapporto con Orioles ha detto che era ed è basato sulla fiducia reciproca, e pertanto raramente egli ha preso visione di quanto pubblicato.
Nella sua ricostruzione della cena immaginaria, alla quale avrebbe partecipato il procuratore Lo Voi, egli ha detto che bisogna distinguere il dato reale da quello immaginario e che, se nel dato reale c’è una cena alla quale partecipa il prefetto di Palermo e Cappellano Seminara, che porta in omaggio alla Saguto una collana d’oro, nella cena immaginaria partecipano una serie di figure, magistrati, militari, investigatori, amministratori, che rappresentano le espressioni più alte del potere in Sicilia. Se in questa cena si discute su quali misure prendere nei confronti di Pino Maniaci e della sua emittente, è perché esistono pregresse intercettazioni che preannunciano come era in atto un’operazione nei confronti del Maniaci: la frase “se quelli lì si spicciassero” detta dalla Saguto al Prefetto Cannizzo, allorché le due donne parlano di Maniaci conferma che “quelli lì” erano i magistrati che si stavano occupando su come procedere nei confronti di Maniaci e che la Procura di Palermo, nella persona del suo massimo esponente, Lo Voi, non poteva non sapere. Questo motiva l’immaginaria presenza di Francesco Lo Voi alla cena.
Su domanda dell’accusa Salvo Vitale ha detto di non potere escludere una motivazione personale di rivalsa del Procuratore nei confronti di chi ha condotto le inchieste di Telejato su un settore del Tribunale la cui presidente era legata a una serie di magistrati, collaboratori, compagni di corrente, per non parlare della presunta parentela che lega la moglie di Lo Voi, Pasqua Seminara a Cappellano Seminara, al punto che costei è stata chiamata a testimoniare dalla Saguto a suo favore.
Sempre evitando di identificare l’immaginario con la realtà, Salvo Vitale ha chiarito che l’obiettivo del suo articolo era quello di stimolare, attraverso l’uso della satira, una riflessione su come il potere, nelle sue varie articolazioni e attraverso chi detiene importanti cariche, può spesso decidere di procedere contro una piccola emittente e soffocare le voci libere che non si allineano al conformismo generale. Pertanto, ha invitato a riflettere su come, attraverso questo processo si corre il rischio non di dare soddisfazione a una persona che si ritiene offesa, ma di soffocare l’intero diritto di satira e d’informazione.
Su proposta dell’avvocato Bartolo Parrino, che ha chiesto di produrre agli atti altro materiale, l’udienza è stata aggiornata al 5 marzo, ore 10, per le arringhe finali.
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