Nelle mani dei pazzi

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L’attacco di Putin corona uno dei periodi più selvaggi della storia dell’umanità, almeno di quella “civile”. Le due guerre suicide del Novecento (una scatenata dagli imbecilli, l’altra da un pazzo) avevano lasciato un mondo spaccato in due ma governato da vecchi che, in un modo o l’altro, la guerra l’avevano vissuto. L’equilibrio si chiamava M.A.D., Mutua Assicurata Distruzione. Finì col crollo di una delle due parti, la più portata – per debolezza e stanchezza, ma anche per convinzione – a riconoscerne l’orrore.

Fu il brevissimo tempo di Gorbaciov, la fine del “comunismo”, l’ondata di speranze e futuro (in basso) e di rancori e calcoli (in alto) più feroci di prima. A Keynes subentrò Darwin, a Marx lo zar. Il pianeta, crollato il Muro, si ricoprì di muri.

Adesso, la gente guarda il soffitto e cerca di interpretare i rumori. I capi-assassini comandano, i capi-politici allibiscono e noi, gente comune, guardiamo disperati i nostri figli. Papa e cinesi cercano, fra gli scoppi e gli orrori, di fare ragionare i pazzi.

Si spera che il mondo continui, in questo gran spazio pieno di asteroidi ciechi e di bombe “intelligenti”.

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