Il primo impatto è tragico e disastroso, con una “pandemia” che risparmia poche parti del pianeta, ma ne falcidia altri. E tuttavia non mancano aspetti paradossali e cialtroneschi, che ci rendono universalmente vittime, al di là delle vittime “reali”, cioè “incoronate”, sulle quali non si può scherzare. Si comincia con Borrelli, ormai condannato al suo ruolo di becchino, di speaker di morti e contagiati, con l’annuncio di cifre agghiaccianti, sempre in aumento, ma con la pretesa di farci credere, tra un grafico e l’altro, che la situazione sia in netto miglioramento, al punto da cominciare a parlare di “fase 2”. Non può mancare l’esibizione quotidiana della faccia da zombie, emaciata e sofferente, con e senza mascherina, del governatore della Lombardia Fontana, il quale si caratterizza per la sua capacità del non saper dir nulla e preferisce far parlare i suoi assessori, ma non rinuncia a farsi inquadrare: la penultima l’ha sparata ieri, dicendo che la Lombardia è al centro di un attacco, l’ultima l’ha sparata stamane, dicendo che non è giusto allentare le misure nelle regioni meno colpite, perché altrimenti il cavallo rimane zoppo. E se il cavallo è lui!!! Segue l’analisi, caso dopo caso, delle province della Lombardia, caso più, caso meno, con la promessa di ospedali in Fiera, dove attualmente sono ricoverati solo sette pazienti, molti meno del personale che se ne occupa. Non può mancare l’elogio dell’efficiente sanità lombarda, che invece si è trovata davvero impreparata davanti all’emergenza, grazie alla forsennata politica di dare tutto in mano alla sanità privata, ma che vuole farci credere di essere la migliore d’Italia. 120 euro per un tampone al San Raffaele di Milano, con il seguito della strage silenziosa nei centri per anziani, a cominciare dal Pio Albergo Trivulzio e della generale denunciata mancanza di strumenti di protezione, oltre che di cura. È d’obbligo l’esibizione papale con relative preghiere che, a quanto pare, non riescono a intenerire il buon Dio e a fargli decidere un intervento liberatorio. Il tutto contornato da “io resto a casa”, “ce la faremo”, la RAI e le altre televisioni sono impegnate perché hanno messo a disposizione un numero per la raccolta fondi, ma non si sa quali fondi abbiano versato.
Ci si sposta poi all’estero, dalla Spagna, che ci ha superato nel numero dei decessi, alla Francia e all’Inghilterra, che ci stanno raggiungendo, alla Germania, che invece si difende bene, per arrivare agli Stati Uniti, con le quotidiane stronzate di Trump che non sa che pesci prendere e se la prende con la Cina, secondo la millenaria tecnica di scaricare colpe e disgrazie su qualcuno individuato come nemico di turno, specie se straniero. Naturalmente le notizie della Cina sono abilmente contornate da un’aura di scarsa credibilità, sia perché provenienti da un paese comunista, e quindi, lapalissianamente, da una dittatura, sia perché è impossibile che i cinesi si dimostrino più avanti e più esperti degli occidentali, specie nelle conoscenze medico-scientifiche e nelle cure. Tra un servizio e l’altro si buttano dentro notizie di medici e infermieri “eroi” e vittime del virus, di altri medici, con contorno di mascherine, inviatici da Cuba, dalla Cina o dall’Albania, di altri richiamati dalla pensione e altri appena laureati e gettati allo sbando. Settimanalmente, ma anche a più breve scadenza, è inevitabile la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Conte, infarcita di parole e di buone intenzioni, improntata a un indeciso decisionismo, con promesse di soldi che non si sa dove prendere, e di decisioni che stupiscono per la loro contraddittorietà. Abituali le levate di capo dei Cinquestelle che, come d’abitudine, litigano con l’alleato di turno. Non meno contraddittorie, anzi, le posizioni della triplice alleanza Salvini-Meloni-Tajani, che si lamentano perché non si è subito chiuso tutto, soprattutto le frontiere, che però volevano riaprire le chiese a Pasqua, poi vogliono dare, con una trovata esilarante, mille euro, ma non di tasca loro, a chi ne fa richiesta, altri mille euro alle famiglie che decideranno di trascorrere le vacanze estive in Italia, quindi divertimento pagato, poi gridano contro il MES, approvato in prima battuta sin dal 2011 dall’alleato Berlusconi, ministra Meloni, e adesso, malgrado tutte le modifiche apportate, ritenuto come strumento di tradimento degli Italiani: e se l’alternativa erano gli eurobond, adesso anche hanno votato contro anche su quelli, poiché se approvati si sarebbe rischiato di fare vincere la linea di Conte e dei Cinquestelle. Prima gli Italiani? Ma quandomai? Prima tutte le strategie politiche fatte per conquistare voti a spese degli allocchi e andare al potere. Prima il potere. Frontiere aperte per i turisti e frontiere chiuse per le poche migliaia di disgraziati decisi a venire in Italia, che premono e non si fermano neanche davanti al corona virus. Altri bei voti per Salvini, nel momento in cui si sceglie di non farli morire in mare o di evitare la presa in giro della disponibilità all’accoglienza e alla redistribuzione da parte di altri stati. Per non parlare della passeggiata per le vie di Roma con la fidanzata: perché il papa sì e io no? O della preghiera televisiva con Barbara D’Urso: “la scienza non basta, occorre la protezione del Cuore Immacolato di Maria”. Agghiacciante, meglio del papa!
E poi andiamo alle misure: interi ospedali, soprattutto di zona, prima al servizio di centinaia di migliaia di pazienti, ora chiusi per diventare centri di corona virus, dove sono ricoverati una decina di contagiati. I disagi, le malattie non curate, le morti causate da queste dissennate decisioni non entrano nelle statistiche, non fanno notizia. Le mascherine sono diventate una barzelletta mondiale, perché tutti ne parlano, tutti la mettono, tutti la vogliono, ma non se ne trovano o se ci sono si vendono a peso d’oro, alcune vanno bene, altre no, alcune sono omologate, altre non sono a norma, altre sono sequestrate perché qualcuno pensava di guadagnarci. Inutile citare l’opinione di parecchi infettivologi che sostengono la scarsa utilità di uno strumento del genere, che comunque dovrebbe essere usa e getta o lava, e che è utile solo in caso di distanza ravvicinata. L’allocco che mette mascherina e guanti per andare in macchina, in campagna o in posti in cui si trova solo la sua famiglia o non c’è nessuno, prende in giro se stesso illudendosi di omologarsi a quanto messo in pratica da tutti gli altri e il governatore che la impone anche in questi casi dovrebbe farsi consigliare meglio. Si è fatto un gran parlare della corsetta quotidiana, sino a proibirla, solo perché, pur non esponendo a nessun rischio, contravveniva all’ordine indiscriminato dello stare tutti a casa. Idem dicasi della passeggiatina con i bambini o di una sosta al parco. Si sono ignorati i divieti d’uscita per chi andava a fare la spesa, a contatto con gli altri, ma sono stati imposti per chi andava nella propria campagna, nella “casa di campagna”, spesso identificata come seconda casa o casa di villeggiatura. Niente apertura per uffici di professionisti, barbieri, parrucchieri, concessa l’apertura delle librerie, dove nessuno va più, o dei negozi per bambini: ma perché, i grandi non hanno forse le loro esigenze, a cominciare dal vestiario? Per non parlare delle scuole e di tutte le “strategie”, della “didattica a distanza”, autentica presa per i fondelli, sia perché non tutti ne possono usufruire, non tutti i docenti sono capaci di attuarla, sia perché nulla e nessuno può sostituire il dialogo, il rapporto diretto, la verifica dell’apprendimento, le capacità. Perché non fare la didattica a giorni alterni, con metà classe al giorno, o comunque con un numero ridotto giornalmente, di alunni? Al Parlamento, al supermercato sì e a scuola no? Ci sono poi infinite altre inconcludenze. È diventato massacrante il livello dell’informazione quotidiana, con i servizi più idioti, purché abbiano un qualche riferimento al coronavirus: i direttori delle testate impongono il servizio giornaliero, addirittura, in mancanza d’altro, si fanno intervistare essi stessi, decidono che cosa sarebbe meglio non trasmettere, e così trovi interviste a portatori di handicap, a malati di diabete, a celiaci, a disoccupati, a parzialmente occupati, a lavoratori in nero, a titolari di esercizi commerciali chiusi, ad allevatori e produttori di formaggi, a ristoratori, ad albergatori, a pescatori che non vanno più a pescare, a vinicultori che lamentano il calo delle vendite, a contadini che si lamentano per la siccità, a operai che non vogliono andare in fabbrica perché a rischio, a industriali che premono per la riapertura, a sindacati che da una parte li appoggiano e dall’altra premono per una ripresa delle attività. Il tutto con contorno di spiagge vuote, strade vuote, cinema vuoti, agriturismo vuoti, centraline dell’Arpa che misurano, guarda un po’, la diminuzione dei livelli d’inquinamento atmosferico, e poi, suggerimenti di letture idiote da parte di attori che non hanno mai letto un libro o di scrittori che sponsorizzano il proprio libro, sistematiche presentazioni di ricette culinarie locali, regionali, nazionali e internazionali. La difficoltà di viaggiare è compensata da servizi ambientali e geografici su angoli di mondo nascosti, in maniera da sostituire il virtuale al reale. Un posto speciale merita l’emergenza nazionale della mancanza del calcio, tra pallonari che scalpitano, allenatori che preferiscono prendersi una boccata d’ossigeno, tifosi angosciati senza il “nostro calcio quotidiano” e bloccati nel loro bisogno primordiale di urlare, di sentirsi “squadra” assieme alla propria squadra, di immedesimarsi nel campione che li rappresenta, con le sue prodezze. Che angoscia!!!! Insomma, di tutto e di più, ma ci si può consolare guardando servizi di gloriosi momenti del passato: “Campioni del mondooooo Campionidelmondo!”. E qua che si gioca la parte più importante della partita che ci vede, anche contro la nostra volontà, in campo. La sostituzione dell’immagine, ripresa dalla telecamera, filtrata con l’occhio dell’operatore, ricoperta del significato che vuole attribuirle il commentatore, il regista, il corrispondente, l’annunciatore, diventa più reale e più attendibile della realtà stessa, anche perché questa è resa sempre più lontana dall’esperienza diretta e non riesce a sottrarsi all’immaginario.
Per non parlare del linguaggio, anzi delle parole del giorno, del tipo “non bisogna abbassare la guardia”, la fase due, la task force, la cabina di regia, il pIatò, il tetto del picco, l’home work, lo smart work, il lockdown, con buona pace del vocabolario italiano, i “Cent’anni di solitudine” attribuiti al povero Sepùlveda, le cifre che, secondo una ministra, i tecnici “rivederanno” al ribasso. In tutto questo tutti sono diventati esperti, virologi, economisti, mentre in tante illuminate presenze brilla per la sua assenza quello che avrebbe dovuto essere onnipresente, cioè il ministro della sanità. Meglio non osar pensare se al posto di Speranza ci fosse stato Salvini. Ma in Sicilia si sta andando un po’ più avanti. Dopo la chiusura domenicale dei supermercati, si sta pensando invece alla riapertura degli stabilimenti balneari. È stato infatti concesso ai gestori di cominciare ad occuparsi della loro preparazione.
Poichè tutta questa roteazione di atteggiamenti e provvedimenti sembra caratterizzarsi come espressione di follia collettiva nella mia aveva cominciato a circolare una “folle idea, ovvero che fosse l’occasione giusta per abolire le concessioni demaniali, ovvero la privatizzazione dei luoghi pubblici, particolarmente delle spiagge e delle coste, che appartengono alla comunità e che tutto potesse tornare a essere goduto da chi ne avrebbe avuto diritto, in quanto cittadino. Anche perché, se si dispone di più spazio, è più facile mantenere le distanze. Ma devo convenire che bisognerebbe riscrivere tutte le regole della convivenza umana lì dove il capitalismo è stato ritenuto l’unico sistema economico che può tenere insieme gli uomini e farli lavorare sfruttandoli.
Andiamo invece ad altri effetti dai quali sono riscontrabili altri sintomi di follia. Le norme dettate in parte dal governo, in parte dai governatori regionali hanno creato caos e hanno scatenato la smania di esibizione di potere di chiunque occupi un minimo posto di responsabilità, a partire dalle forze dell’ordine. Invece di preoccuparsi di garantire un equilibrato controllo, in un momento così difficile, si è scatenata, naturalmente da parte di alcuni più zelanti, una micidiale campagna repressiva e poliziesca, tale da ritenere colpevole chi andasse in giro senza “giustificato” motivo e la validità della giustificazione è stata affidata all’arbitrio di coloro che sono incaricati del controllo. Sono arrivate notizie delle multe più strane, da quella di un poveraccio che, a bordo del suo trattore stava andando a lavorare in campagna ed è stato fermato senza il foglietto dell’autocertificazione, beccandosi 300 euro di multa, a quella comminata a un uomo, con la spesa e con lo scontrino in macchina, ma anche lui senza foglietto, mentre a un altro la multa è stata fatta perché l’autocertificazione era la quarta emessa dal governo e non la quinta. Per non parlare del tizio che stava andando a trovare la fidanzata, di quell’altro che andava a trovare il genitore malato residente in altro comune, di quell’altro che andava a piantare pomodori nel terreno di suo padre. Certo che se questi sistemi servono ad arginare il virus! I controlli si riversano anche nella concessione del bonus o del contributo all’azienda, poiché servono a individuare alcune di quelle sacche di lavoro nero, nelle quali si barcamena gran parte dell’economia meridionale, che sopravvive riuscendo a mandare avanti la baracca familiare senza sottoporsi agli esosi balzelli fiscali. In pratica una buona fetta delle libertà personali, anche di quelle più elementari, garantite dalla costituzione, ha finito con l’essere sacrificata sull’altare della lotta al virus e si sa che in queste cose è difficile poi tornare indietro, una volta che sia tornata la normalità: lo si può constatare nei confronti delle misure straordinarie di prevenzione adottate nella lotta contro il terrorismo o contro i presunti arricchimenti mafiosi: già molti si sono affrettati ad affermare che tutto non sarà più come prima e che dovremo cambiare il nostro modo di vivere.
Ci sono poi altri risvolti psicologici. A migliaia di anziani non è stato concesso di morire con la vicinanza dei propri cari, è stato negato un funerale, magari con la partecipazione dei più intimi. La clausura sta causando risposte varie, da un diffuso senso di solitudine, alla diradazione del rapporto di socializzazione: la mancata vicinanza è tanto fisica quanto psicologica e lo stesso si può dire per i rapporti tra sessi diversi e per la naturale tendenza a rapportarsi con la propria fisicità, oltre che ad amarsi. Ne conseguono patologie varie, da quelle più comuni ad altre più rare, forme di intolleranza, nei confronti di coloro che non rispettano le regole, forme di sospetto e di delazione per eventuali trasgressioni, desiderio di trasgressione, nevrosi, depressione e apatia causate dall’inazione, obesità, malattie del metabolismo, esasperazione delle attività igieniche, con continui ricorsi ad abluzioni e a disinfettanti, ma soprattutto videodipendenza sia per quanto riguarda le notizie, sia per altri tipi di trasmissione, dal film al servizio speciale. È diventato abituale lo sfogo su facebook, che ormai si va riducendo a una vetrina di anniversari, di lauree, di compleanni, di pettegolezzi, di sfoghi spesso a sfondo politico e di giudizi balordi che, in caso di dissenso, scadono nell’insulto o in considerazioni prive di logica. Anche rispetto a tutto ciò c’è da chiedersi se sarà possibile tornare indietro o se il virus, senza volere ricorrere al complottismo o alle segrete ricerche di laboratorio, sia stato lo strumento che ci voleva, caduto nel momento giusto, per ridimensionare una sorta di degenerazione delle civiltà di massa, incrementatesi nelle società del benessere, che hanno lasciato ai bordi le categorie più deboli, dagli anziani, ai quali è concesso ancora un qualche sussidio di sopravvivenza, senza che essi diano nulla in cambio, ai senza lavoro, a coloro che non possono pagarsi , oltre che il cibo, l’assistenza medica. O se tutto ciò rientra nelle spietate regole della selezione naturale in un pianeta che sta diventando troppo stretto.
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