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Negozi Bagagli: tre anni per tornare a galla. Ma come?

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L’amministrazione dei beni sequestrati sembra essere diventata l’argomento del giorno.

Ieri ci hanno parlato dei Rappa, il dissequestro dei cui beni era già stato disposto dalla Cassazione il 16 dicembre, ma che ancora aspettano una perizia che avrebbe dovuta essere fatta subito, per accertare se nelle loro aziende era stato immesso del capitale mafioso, e che pare sarà presentata entro marzo. Quindi ancora prosegue, e chissà per quanto ancora, l’amministrazione giudiziaria. Il giorno prima si era parlato di una richiesta di dissequestro degli alberghi del gruppo Ponte, avanzata dal PM Ferrara, che non avrebbe ritenuto valide le motivazioni addotte per il sequestro, che ancora, comunque continua. Sempre in attesa rimane anche la situazione del gruppo Bagagli, anch’esso sottratto al giovane Virga e affidato al dott. Coppola, il quale, con tanto di consenso dei rappresentanti sindacali, ha disposto un piano di rilancio dell’azienda, oggi allo sfascio, che dovrebbe durare tre anni. E se, prima del triennio il tribunale dovesse rilasciare e riconsegnare il bene ai legittimi proprietari, rilevando che le motivazioni addotte dalla signora Saguto per il sequestro anche qua non erano sufficientemente giustificate, cosa succederà? Varrà ancora quel piano, o i proprietari saranno liberi di agire diversamente?

A parte tutto il decantato piano, che dovrebbe essere approvato dal presidente Montalbano, si basa su un principio semplice: quella di raggruppare sotto un’unica sigla il marchio Bagagli, che attualmente dispone di tre punti vendita a Palermo, uno a Catania e uno a Bagheria, sul ricorso dei 28 lavoratori a contratti di solidarietà e sul taglio di due sedi. Si dovrebbe “abbattere i costi del personale di 150 mila euro e i coti di gestione di 50 mila”. In che modo, non è chiaro. Se si fanno dei tagli sul personale, i casi sono tre: o si licenzia, o si riduce, o si scarica tutto sugli ammortizzatori sociali pagati dallo stato. Insomma, il sospetto è che non si tratti di una fiera dei sogni, anche perché il principio fondamentale di qualsiasi azienda è quello di avere una sua organizzazione, ma soprattutto di vendere. E per vendere bisogna trovare clienti. Chi vivrà vedrà. Di sicuro tra i tagli non è compreso il pagamento dell’amministratore giudiziario e dei suoi collaboratori.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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